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Tiroide. Test molecolare non influenza scelta chirurgica

di Larry Hand

Uno studio prospettico condotto negli Stati Uniti e pubblicato da JAMA Otolaryngology – Head & Neck Surgery, rivela che i test diagnostici molecolari dei noduli tiroidei con citologia indefinita non influenzano significativamente il processo decisionale per il trattamento chirurgico della tiroide e possono portare anche a casi di sovratrattamento.

26 MAG - (Reuters Health) - Ralph P. Tufano della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora e il suo team di ricercatori hanno condotto uno studio prospettico sui dati relativi a 688 pazienti, uomini e donne, che erano stati rinviati dai medici del territorio per essere sottoposti a visite specialistiche presso gli ambulatori del Johns Hopkins Hospital, dal 2014 al 2015. Tra questi pazienti 140 donne erano state sottoposte a un test molecolare prima del rinvio. Utilizzando un’analisi multivariata dei dati, il team ha scoperto che il rinvio da parte dei medici del territorio era essenzialmente dovuto alla presenza di sintomi compressivi, e che una diagnosi di ipertiroidismo era significativamente associata con il numero dei pazienti che erano stati sottoposti ai test molecolari per la definizione citologica dei noduli sospetti.
 
Prima di iniziare lo studio, i ricercatori hanno sviluppato un algoritmo decisionale per il trattamento chirurgico che potesse identificare e formalizzare le indicazioni ad un intervento chirurgico di tiroidectomia totale o lobare. E hanno confrontato l’effettiva gestione dei pazienti con l’algoritmo. Se la gestione dei pazienti corrispondeva con l’algoritmo, hanno considerato il test molecolare come ininfluente sul processo decisionale.

I risultati
Se la gestione era invece diversa dall’algoritmo, hanno registrato le cause per le quali i trattamenti erano stati estesi o modificati. Così i ricercatori hanno dapprima evidenziato che la effettiva gestione del paziente era deviata rispetto all’algoritmo in 18 dei 140 (12,9%) pazienti che erano stati sottoposti ai test molecolari e in 56 su 548 (10,2%) dei pazienti che non erano stati sottoposti a tali test. Inoltre, la presenza di un solo nodulo tiroideo e le dimensioni nodulari erano significativamente associate ad un aumento della probabilità di un cambiamento nella gestione complessiva. E ancora, nei pazienti con test molecolari, lo stato mononodulare (p = 0.005) e le dimensioni del nodulo (p = 0.02) erano anche associati ad un aumento probabilità di un cambiamento di gestione dopo un aggiustamento per età, sesso, dimensioni del nodulo e stato mononodulare, rispettivamente.

In sostanza, come sottolineano gli autori, nella maggior parte dei pazienti il test citologico molecolare non è stato utilizzato per lo scopo previsto dalle attuali linee guida, cioè come predittore negativo della malignità o per aiutare i pazienti a scalare la terapia con attenzione quando erano in attesa dell’intervento chirurgico. Tra l’altro va sottolineato che lo studio ha anche evidenziato che il risultato del test molecolare, quando positivo (sospetto) era stato spesso male interpretato sia dagli endocrinologi che dai chirurghi, e questo comporterebbe un sovratrattamento.

In conclusione, precisano gli autori, non vi sono indicazioni per richiedere un test molecolare nei pazienti con noduli tiroidei di citologia indefinita. Ovvero, se il paziente ha già le indicazioni cliniche all’intervento chirurgico ed è impegnato nell’attesa dell’intervento, non vi è alcuna utilità nel richiedere un test molecolare che indichi un minore rischio di malignità. “Questi test sono spesso molto costosi e quando utilizzati impropriamente rischiano solo di aggiungere spesse indebite a un sistema sanitario già appesantito”, ha concluso Tufano.

Fonte: JAMA Otolaryngol Head Neck Surg 2016

Larry Hand

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

26 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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