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Test Hiv. Se diffuso con social media si scoprono nuovi casi

di Andrew M. Seaman

I social media incoraggiano gli uomini ad alto rischio HIV ad effettuare il test. Se ne parlava già da qualche mese, ma la conferma arriva oggi da uno studio pubblicato dalla rivista Sexually Transmitted Infections e condotto da un team di ricercatori britannici. 

27 MAG - (Reuters Health) - I social media incoraggiano gli uomini ad alto rischio HIV ad effettuare il test. Se ne parlava già da qualche mese, ma la conferma arriva oggi da uno studio pubblicato dalla rivista Sexually Transmitted Infections e condotto da un team di ricercatori britannici. I ricercatori hanno usato social media e app per pubblicizzare kit a domicilio per il prelievo di campioni per uomini omosessuali e bisessuali. Circa 6.000 hanno risposto inviando i kit per il prelievo di saliva o sangue richiesti tramite il servizio online. 82 sono risultati positivi all’HIV. Il programma valutato nel nuovo studio è partito a novembre 2011 ed è conosciuto come Dean Street at Home (DS@H). Gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sono stati invitati a ordinare un kit a domicilio tramite messaggi o banner su Gaydar, Facebook, Grindr e Recon.
 
In due anni, a partire da gennaio 2012, più di 17.000 uomini hanno completato una valutazione di base del rischio di HIV in cui venivano fatte domande sull’uso del preservativo, sull’ultimo test dell’HIV effettuato e sulla storia sessuale. I soggetti hanno ricevuto un feedback sul loro rischio di HIV e gli è stato offerto un kit per prelevare a casa la saliva – o da agosto 2013 – il sangue attraverso una puntura in un dito.

Più di un terzo degli uomini non aveva effettuato test per l’HIV in precedenza e la metà era a rischio dell’infezione. Alla fine, 10.323 hanno richiesto il kit e 5.696 lo hanno rinviato. In generale, 121 kit sono risultati positivi per l’HIV e 82 sono stati confermati come nuove infezioni. I risultati sono stati comunicati via mail o tramite telefono.

“I programmi relativi ai test HIV nelle comunità mancano di comodità, tempo e anonimato – hanno detto i ricercatori – Queste barriere dovrebbero essere superate permettendo alle persone di prelevare a casa la loro saliva o il loro sangue. Offrire questa possibilità a gay e bisessuali attraverso i social media e le app è un’opportunità”.

Fonte: Sexually Transmitted Infections

Andrew M. Seaman

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

27 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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