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Come muore un medico? Come un qualsiasi altro paziente

di Maria Rita Montebelli

Lo conferma uno studio americano che voleva verificare alcune ipotesi su una maggiore accettazione della morte come evento naturale da parte dei medici. In realtà, quando arriva il momento, i dottori hanno stessi comportamenti e scelte assistenziali degli altri pazienti. E come loro preferiscano provarle tutte prima di accettare la morte

02 GIU - I medici vengono spesso idealizzati da pubblico, nel bene o nel male. Ma sono solo esseri umani. Soprattutto al cospetto della morte. E anzi, forse più spaventati degli altri e disposti a lottare fino all’ultimo secondo per ritardare il più possibile il commiato dalla vita. Lo dimostra uno studio appena pubblicato su Journal of the American Geriatrics Society che ha indagato gli interventi medici ai quali si sottopongono i medici americani al tramonto della loro esistenza.
 
Alla base di questo lavoro, l’ipotesi, formulata sulla base di studi precedenti, che i medici prossimi all’exitus scelgano di orientarsi verso un’assistenza presso ospedali a più bassa intensità di cura, al contrario del pubblico ‘laico’ che ricerca assistenza presso gli ospedali a maggior intensità di cura.
 
Gli autori hanno dunque esaminato i registri di Medicare relativi a 9.947 medici deceduti, confrontandoli con quelli di 191.426 persone senza background medico, anch’esse decedute.
 
I risultati dello studio non hanno confermato l’ipotesi iniziale. In particolare si è scoperto che il numero di giorni trascorsi in un ospedale ad elevata intensità di cure nell’ultimo mese di vita e negli ultime sei mesi era praticamente lo stesso per medici e non medici.
 
La percentuale di persone, medici e non, che avevano fatto almeno un ricovero presso un’unità di terapia intensiva (UTI) era sovrapponibile e anzi un po’ sbilanciata a favore dei medici che trascorrono un po’ più di giorni in una UTI rispetto ai ‘laici’, negli ultimi sei mesi di vita e nell’ultimo mese.
 
Infine, il ricorso ad un hospice, negli ultimi sei mesi di vita è sostanzialmente sovrapponibile nei due gruppi esaminati, con una leggera prevalenza dei medici (46% versus 43,2%).
 
L’età media dei medici esaminati in questo studio era di 83 anni. L’interpretazione dei risultati che danno gli autori è che la maggior parte dei medici esaminati apparteneva ad una generazione non ‘abituata’ alla cultura degli hospice e delle cure palliative. L’altra spiegazione è che la paura di morire e il tentativo di rimandare questo momento sono forti drive del comportamento umano. Ai quali neppure i medici sono immuni. Umani, troppo umani in punto di morte.
 
Maria Rita Montebelli

02 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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