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Artrite reumatoide: Baricitinib efficace nel lungo periodo contro dolore, rigidità e affaticamento


Sono state presentate al Congresso dell’European League Against Rheumatism  (EULAR) in corso a Londra, durante il simposio “Evoluzione o Rivoluzione nella pratica clinica dell’artrite reumatoide?” le nuove evidenze scientifiche sull’inibitore Baricitinib per il trattamento dell’artrite reumatoide.

09 GIU - Nuovi risultati rivelano l'efficacia dell'inibitore selettivo baricitinib, attualmente in studio di Fase III per la cura dell'artrite reumatoide. Baricitinib agisce inibendo gli enzimi intracellulari JAK 1 e JAK 2 responsabili del meccanismo infiammatorio che colpisce le articolazioni. Gli esisti dello studio sono stati oggetto di discussione del simposio Evoluzione o Rivoluzione nella pratica clinica dell’artrite reumatoide?, durante il Congresso dell’European League Against Rheumatism (EULAR) 2016, di Londra. I dati presentati sono incoraggianti e spingono verso nuovi paradigmi terapeutici, potenzialmente rivoluzionari per la qualità della vita di oltre 23 milioni di persone - prevalentemente donne nel pieno della vita attiva - in tutto il mondo, di cui quasi 400.000 solo in Italia.

La ricerca lavora da anni per individuare potenziali nuovi target terapeutici per influenzare i meccanismi alla base del processo infiammatorio tipico della malattia. Quella che arriva da baricitinib, l'inibitore frutto della ricerca di Lilly, è dunque una grande speranza per i malati di artrite reumatoide. I dati più recenti dimostrano come la somministrazione di baricitinib sia efficace nel ridurre il dolore, la rigidità mattutina, l’affaticamento, ma soprattutto consenta un rapido e prolungato miglioramento clinico.

“È proprio grazie all’inibizione di questi due specifici target, JAK 1 e JAK 2, che si evidenziano i maggiori risultati di remissione del processo infiammatorio alla base della malattia”, spiega Roberto Caporali, Professore Associato di Reumatologia, Università di Pavia e Responsabile della Early Arthritis Clinic della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. “Oggi si riscontrano limiti, anche a volte rilevanti in termini di efficacia e sicurezza legati all’impiego delle terapie tradizionali e/o biologiche disponibili, per cui molti pazienti non rispondono adeguatamente al trattamento con uno o più farmaci. baricitinib è una 'piccola molecola' dal grande potenziale che potrebbe rappresentare l’innovazione in grado di rispondere alle aspettative più alte dei pazienti. Questa molecola è in grado di offrire diversi vantaggi: non solo la modalità di somministrazione orale, molto più semplice per il paziente, rispetto a quella per via venosa o sottocutanea, ma soprattutto il profilo di sicurezza suggerito dai risultati degli studi, che combinato con un meccanismo d’azione che colpisce più bersagli contemporaneamente, può condurre alla remissione della malattia”, conclude Caporali.

“L’obiettivo deve essere proprio questo, la remissione clinica. Ancora oggi, nonostante il progresso della ricerca e l’innovazione nella terapia, sono molte le persone che devono fare i conti con dolore, rigidità, invalidità e un danno articolare progressivo senza riuscire a frenare l’avanzamento della malattia. La situazione è particolarmente delicata, se si pensa che l’artrite reumatoide, come molte altre malattie reumatiche infiammatorie ed autoimmuni, non è una malattia degli anziani ma colpisce persone ancora in età attiva, prima dei 40 anni, molto spesso nel pieno della loro vita personale e professionale”, conferma Renato Giannelli, Presidente dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR). “La disponibilità di una nuova terapia, con una somministrazione più semplice e un profilo di sicurezza, come emerso dagli studi clinici presentati, potrebbe rappresentare per il futuro un importante opportunità a favore dei pazienti e della loro qualità di vita”.

“Avere una qualità della vita migliore, tenere sotto controllo la propria malattia, ma soprattutto riprendersi la propria vita, sono gli obiettivi di tutti i pazienti colpiti da questa patologia”, afferma Silvia Ostuzzi coordinatrice ANMAR Young. “In particolar modo questo diventa fondamentale per i più giovani, che non vogliono lasciare che la malattia blocchi la loro vita personale, sentimentale, formativa o professionale, ma vogliono continuare a vivere e a godere delle proprie passioni e della propria famiglia”, conclude la coordinatrice giovani ANMAR.

Proprio in merito a questa tematica, in questi giorni a Londra tra i dati presentati emergono i risultati dello studio di Fase III, RA-BEAM, che dimostra come i pazienti affetti da artrite reumatoide, che non hanno risposto adeguatamente al metotrexato e che non sono stati trattati con nessun farmaco biologico, presentano un miglioramento significativo della qualità di vita quando assumono baricitinib rispetto ai pazienti trattati con placebo o adalimumab.

09 giugno 2016
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