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Assobiotec. Serve un piano strategico quinquennale per rilanciare investimenti


“Investire nelle biotecnologie significherebbe rendere più competitivo 1/5 del nostro prodotto nazionale, e migliorare direttamente le condizioni di lavoro di 1 lavoratore su 10”. Questa la tesi del presidente dell’associazione italiana delle aziende biotech, Alessandro Sidoli. Per questo serve però "un piano strategico con una prospettiva di almeno un quinquennio, per supportare gli investimenti in R&S industriale".

24 MAG - “L’industria biotech è in grado di sostenere il rilancio competitivo del Paese, grazie alla sua capacità di produrre innovazione, impresa e occupazione. Il settore, di per sé anticiclico, ha retto bene alla congiuntura economico-finanziaria internazionale, aumentando il fatturato e gli investimenti in ricerca, grazie ai quali l’Italia ha oggi un posizionamento internazionale di tutto rilievo, essendo il terzo paese europeo per numero di imprese dedicate”. Così Alessandro Sidoli, presidente di Assobiotec ha aperto ieri a Milano l’Assemblea annuale dell’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, proponendo un’analisi dell’attuale situazione del settore ma anche delle importanti prospettive che questo offre all’intero sistema produttivo italiano.
È importante, ha ricordato Sidoli, che il nostro Paese scelga di “investire in conoscenza, risorsa primaria per lo sviluppo di una nazione, sul modello dei paesi più avanzati, Stati Uniti, Germania e Giappone, ma anche di realtà in via di sviluppo come Brasile, India e Cina che puntano proprio sugli investimenti in conoscenza nei settori più innovativi – ICT, biotecnologie, nanotecnologie – per stimolare la crescita”. “Investire nelle biotecnologie significherebbe rendere più competitivo 1/5 del nostro prodotto nazionale, e migliorare direttamente le condizioni di lavoro di 1 lavoratore su 10”, ha spiegato.
Nonostante queste considerazioni però l’attenzione del corpo politico è stata finora troppo bassa. Il presidente di Assobiotec ha infatti ribadito come “Nonostante le eccellenze italiane, da Nord a Sud, le nostre Istituzioni non hanno saputo vedere e di conseguenza cogliere le opportunità che le biotecnologie possono offrire”.
Diventa così necessario un deciso “cambio di rotta” che veda la politica impegnata a dare sostegno alle imprese e, in questo modo a rilanciare il ruolo dell’Italia sul piano internazionale. “Occorre agire su due direttrici – ha affermato illustrando le richieste dell’Associazione – i finanziamenti per la ricerca e il supporto all’innovazione; vanno definite in primo luogo le aree industriali prioritarie e, di conseguenza, va impostato un piano strategico con una prospettiva di 5-10 anni, che preveda interventi di sostegno agli investimenti in R&S industriale, da attuare con meccanismi di gestione semplici, prevedibili ed efficienti. Per quanto riguarda l’innovazione, dobbiamo riconoscere il valore dei prodotti innovativi quando arrivano sul mercato. Non si può e non si deve ignorare che la capacità delle nostre imprese di investire in ricerca si tutela anche garantendo loro la possibilità di avere adeguati ritorni sui prodotti che sviluppano”.
“È necessario inoltre intervenire per aiutare i processi di consolidamento delle imprese – ha aggiunto Sidoli – In questo ambito chiediamo che la Cassa Depositi e Prestiti, recentemente riformata, allarghi esplicitamente l’attenzione alle piccole imprese altamente innovative, il vero cuore della competitività del nostro Paese. In modo analogo a quanto ha fatto il Fondo strategico di investimento francese, che ha investito – e investe, tra le altre cose – proprio nelle piccole imprese innovative ad alta intensità di ricerca, in un’ottica di sviluppo di sistema”.
Sul fronte delle misure di supporto appaiono quanto mai opportuni interventi quali “il credito d’imposta sulle spese di ricerca, portandolo al 20% per le spese interne e al 40% per tutte quelle commissionate a centri di ricerca, su un ambito temporale di 5 anni e con regole certe. Per sostenere le imprese innovative, sarebbe importante attribuire loro lo status di “Piccola Impresa Innovativa”. Chi lo possiede potrebbe accedere a specifiche agevolazioni specifiche per le tante realtà di questo tipo, che producono conoscenza e innovazione pervasive, soprattutto nelle aree tecnologiche, contribuendo alla competitività generale del Paese” “Per queste ultime, così come avviene in altri Paesi europei – ha concluso Sidoli – le percentuali di credito d'imposta dovranno essere più alte: il ritorno, però, sarà per l'intero Paese”.
All’incontro milanese al quale hanno preso parte i rappresentanti degli oltre 120 associati Assobiotec, tra aziende e parchi scientifici e tecnologici, sono intervenuti anche Raffaello Vignali, vice presidente della X Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, Marco Cerrina Feroni, responsabile Merchant Banking Divisione Corporate Investment Banking Intesa Sanpaolo e Francesco Salamini, presidente dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.

Nell’occasione si è anche svolta la cerimonia di consegna dell’Assobiotec Award, istituito da Assobiotec nel 2008 per dare riconoscimento alle personalità e agli enti che si sono particolarmente distinti nella promozione dell’innovazione, della ricerca scientifica e del trasferimento tecnologico nel settore delle biotecnologie. L'Award 2011 è stato assegnato a Telethon, nella persona del suo presidente, Luca Cordero di Montezemolo, per lo straordinario impegno, dal 1990, nel favorire in Italia la ricerca scientifica sulla distrofia muscolare e le altre malattie genetiche, oltre che l’avanzamento di terapie innovative al servizio dei pazienti.

 

24 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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