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Longevità. Se a 50 anni si supera il test da sforzo, il rischio di morte scende del 21%

di Lisa Rapaport

Uno studio svedese sostiene che gli uomini di mezza età – che mostrano maggiore resistenza nei test da sforzo – potrebbero vivere più a lungo degli altri che hanno difficoltà nello svolgere attività fisica.

27 LUG - (Reuters Health) - Uno studio svedese sostiene che gli uomini di mezza età – che mostrano maggiore resistenza nei test da sforzo – potrebbero vivere più a lungo degli altri che hanno difficoltà nello svolgere attività fisica.   I ricercatori hanno sottoposto circa 650 uomini a un test da sforzo nel 1967, quando avevano 50 anni. Hanno chiesto ai partecipanti di spingersi al limite e hanno classificato i risultati in tre gruppi in base alla resistenza bassa, media o alta.
 
Ogni aumento di resistenza risultava associato a un rischio di morte ridotto del 21% nei 45 anni di follow-up, dopo aver considerato fattori come fumo, pressione e livelli di colesterolo.

“Per diversi decenni, poco fitness a metà della vita è risultato correlato a un maggior rischio di mortalità per tutte le cause”, ha dichiarato l’autore principale dello studio, Per Ladenvall, dell’Università di Goteborg in Svezia.
 
Lo studio
Per valutare l’attività fisica nelle persone di mezza età, il team si è servito di test da sforzo e ha esaminato i dati relativi alla massima quantità di ossigeno che i corpi dei partecipanti potevano utilizzare. In generale, le persone con un livello elevato di fitness sono in grado di usare più ossigeno dei soggetti fuori forma.

I ricercatori hanno iniziato lo studio analizzando i dati di 792 uomini partecipanti a uno studio più ampio, concepito per indagare i fattori di rischio per malattia cardiovascolare e mortalità ad essa legata. Di questi, solo 656 sono riusciti a completare un test da sforzo estremo spingendosi al limite; il resto era in condizioni di salute che rendevano questo tipo di test non sicuro.

Poiché non tutti gli uomini che hanno effettuato i test da sforzo hanno anche completato un’analisi della massima quantità di ossigeno usata, i ricercatoti hanno usati i risultati di un sottogruppo di uomini per valutare la capacità aerobica dei partecipanti restanti.

Sono state rilevate alcune differenze chiave tra i partecipanti in ciascuno dei tre gruppi basati sulle capacità di esercizio. Gli uomini nel gruppo con bassa capacità aerobica avevano una pressione media più elevata, avevano più probabilità di fumare e tendevano ad essere più sedentari dei partecipanti agli altri due gruppi.

Alla fine del periodo di studio, 313 individui sono deceduti per malattie cardiovascolari e 322 per cancro o altre cause, riferiscono i ricercatori in un articolo sull’ European Journal of Preventive Cardiology.

I commenti
“Un limite dello studio è la sua dimensione relativamente ristretta, che rende difficile trarre conclusioni sulle cause specifiche di morte dei partecipanti”, osservano gli autori.

“Inoltre, è possibile che i soggetti nello studio fossero generalmente più attivi degli uomini attuali”, ha commentato Venkatesh Murthy, un ricercatore in medicina cardiovascolare presso l’Università del Michigan di Ann Arbor, non coinvolto nello studio. “I principali limiti riguardano il fatto che si tratta di uomini nati più di 100 anni fà in Svezia”, ha aggiunto Marthy. “Sebbene sia molto probabile che i principi generali siano applicabili anche oggi, forse a quel tempo non esisteva un forte comportamento da couch potato (pantofolaio)”.

“Anche le abitudini alimentari sono cambiate radicalmente nel tempo; un aspetto che potrebbe rendere i risultati diversi se lo stesso studio fosse condotto oggi – ha detto Ravi Shah, ricercatore presso il Massachusetts General Hospital di Boston, anch’egli non coinvolto nello studio.
“Il test da sforzo fornisce un quadro generale di tutto il corpo, integrando la funzione di cuore, polmoni, muscoli, ossa e tessuto grasso”, ha concluso Shan. “Gli studi che ci aiutano a capire come questi sistemi di organi interagiscono sono fondamentali per comprendere come l’esercizio e il fitness possano essere benefici per le persone”.
 
Fonte: European Journal of Preventive Cardiology
 
Lisa Rapaport
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

27 luglio 2016
© Riproduzione riservata

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