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Scoperto nel Cilento uno dei “segreti” dei centenari. Ecco il biomarcatore della longevità 

di Maria Rita Montebelli

Lo studio CIAO (Cilento Initiative on Aging Outcome) ha portato a scoprire uno dei segreti della longevità. Bassi livelli circolanti di bio-ADM (adrenomedullina) correlano con un microcircolo super-efficiente, che a sua volta potrebbe essere uno dei presupposti per arrivare a spegnere le cento candeline. Se il ruolo di questo biomarcatore della longevità venisse confermato si inaugurerebbe un nuovo filone di studi che porterà ad una più facile individuazione dei fattori allunga-vita

06 SET - Qual è il segreto dei centenari e come scoprire il loro elisir di lunga vita? Molte le ipotesi tirate in ballo finora, dai fattori genetici, alla restrizione calorica, alla dieta Mediterranea corredata da un ragionevole esercizio fisico (i maratoneti purtroppo non sono noti per la longevità). Ma una risposta definitiva ancora non c’è. E quindi si continua a cercare, anzi a ricercare; ovviamente laddove il terreno potrebbe essere fertile di risposte, cioè nelle terre dei centenari.
 
Da queste premesse prende il via CIAO (Cilento Initiative on AgingOutcome), uno studio pilota su una delle popolazione più longeve del mondo, portato avanti dai ricercatori dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma. Le prime evidenze sembrano indicare che i centenari hanno una perfusione di organi e tessuti (come i muscoli) efficiente come quella dei trentenni. Una caratteristica della longevità che è anche facilmente misurabile: una bassa concentrazione di adrenomedullina (bio-ADM) circolante rappresenta un fedele indicatore di un buon microcircolo. E si tratta di un importante passo avanti nello studio della longevità perché disporre di un biomarcatore facilmente misurabile apre la strada alla ricerca dei fattori che possono contribuire all’allungamento della vita.
 
Il team di ricerca del professor Salvatore Di Somma ha preso in esame due gruppi di soggetti residenti nel Cilento. Il primo, composto da 29 individui ‘super-anziani’ (età media 92 anni), l’altro di 52 loro parenti più giovani (età media 60 anni) conviventi con i super-nonni e candidati a loro volta a diventarlo, visto il comune background genetico e l’esposizione agli stessi fattori ambientali e di stile di vita.
 
Tutti sono stati sottoposti al dosaggio del MR-proANP, un biomarcatore di funzionalità cardiaca, del penKid, un biomarcatore di funzionalità renale e della bio-ADM, un regolatore della vasodilatazione e dell’integrità dei vasi, influenzante i livelli pressori. I risultati di queste analisi sono stati confrontati con quelli di 1.294 persone in buona salute (età media 63,9 anni), monitorate per otto anni all’interno del progetto MPP (Malmö Preventive Project, coordinato dal Professor Olle Melander dell’università di Lund in Svezia).
 
Come previsto, bassi livelli di MR-proANP e di penKid nei due gruppi dei controlli giovani stanno ad indicare una buona salute del cuore e dei reni; entrambi questi fattori sono invece risultati elevati nel gruppo dei super-anziani, come probabile spia di invecchiamento di questi organi. Tuttavia, pur presentando livelli di MR-proANP e di penKid sovrapponibili a quelli riscontrati rispettivamente nei soggetti con scompenso cardiaco o con insufficienza renale, i super-nonni apparivano in ottima forma e mostravano valori di bio-ADM (spesso elevati in maniera patologica nei soggetti con scompenso cardiaco e insufficienza renale) paragonabili a quelli dei ‘giovani’.
 
“Bassissime concentrazioni di questo biomarcatore – spiega Di Somma – stanno ad indicare il buon funzionamento del sistema endoteliale e del microcircolo, garantendo così una buona perfusione di organi e muscoli.” Sarà necessario evidentemente validare ulteriormente il ruolo del bio-ADM come biomarcatore della longevità ma se questo fosse confermato si aprirebbe tutto un nuovo filone di studi volti a individuare quali stili di vita, farmaci o integratori siano in grado di ridurre i valori di questo biomarcatore e di migliorare dunque l’efficienza del microcircolo.
 
L’adrenomedullina è un ormone prodotto dalle cellule endoteliali; tra le sue funzioni biologiche ci sono  il controllo della vasodilatazione, della pressione arteriosa e della perfusione d’organo. Elevati livelli plasmatici correlano con una disfunzione di circolo (i suoi livelli ad esempio salgono 2-3 giorni prima che si instauri uno shock settico) e sono indicativi di vasodilatazione e di perdite dai capillari del microcircolo. Per contro un microcircolo intatto è caratterizzato da bassi livelli di bio-ADM.
 
Il microcircolo è fatti di capillari, vasellini minuscoli che penetrano in maniera appunto ‘capillare’ all’interno di organi e tessuti e che, messi uno dietro, raggiungerebbero una lunghezza di circa 90-110.000 chilometri. Normalmente la concentrazione di capillari è pari a 200-300/mm2 ma gli atleti di sport di resistenza possono averne fino al 40% in più (300-500/mm2); questo contribuisce ad una migliore perfusione e ossigenazione dei muscoli e consente dunque di ottenere performance superiori.
 
Il prossimo passo di questa ricerca consisterà nell’estendere questo studio a 2.000 soggetti residenti in Cilento per valutare se alcuni pilastri della dieta Mediterranea siano in grado di influenzare le concentrazioni di questo biomarcatore. Un’altra parte della ricerca consisterà nel far trasferire per un certo periodo in Cilento i soggetti con elevati livelli di bio-ADM per valutare se l’ambiente locale sia in grado di ridurne le concentrazioni.
 
Il Cilento ha una delle popolazioni più longeve del mondo. L’aspettativa di vita media delle donne è di 92 anni (media italiana 84 anni), quella degli uomini 85 anni (media italiana 79 anni); questa regione ha inoltre una delle più alte concentrazioni di centenari del mondo, addirittura superiore a quella della mitica Okinawa (Giappone). Per effettuare questo studio i ricercatori si sono avvalsi di un mezzo mobile che girava per paesi e campagne per visitare i partecipanti al CIAO, intervistandoli sullo stile di vita e prelevando i campioni per le analisi di laboratorio.
 
Il team di Di Somma già in passato aveva individuato nel rosmarino un ingrediente della dieta mediterranea che potrebbe avere uno perché sulla longevità. Per quanto riguarda le varianti genetiche associate alla longevità e individuate nella popolazione del Cilento e all’interno del Southern Italy Centenarian Study (SICS) ce ne sono alcune che influenzano la sensibilità all’insulina, l’editing dell’RNA e la via delle aromatasi. La membrana cellulare dei globuli rossi dei super-nonni presenta infine un profilo lipidico peculiare. E da oggi le ricerche sui centenari possono disporre anche del biomarcatore di Matusalemme.
 
Maria Rita Montebelli

06 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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