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Meno trasfusioni e più sicurezza: campagna del Centro Nazionale Sangue per la corretta gestione della "risorsa sangue"


E questo soprattutto per i pazienti candidati ad un intervento chirurgico maggiore (come la cardiochirurgia, la protesi di anca e di ginocchio). È questo l’obiettivo della campagna  "Patient Blood Management - Only One - 1 trasfusione, 1 decisione clinica indipendente, la via dell’Italia comincia da 1". La campagna ha ricevuto il supporto del Ministero

22 SET - Meno trasfusioni e più sicurezza per i pazienti candidati ad un intervento chirurgico maggiore (come la cardiochirurgia, la protesi di anca e di ginocchio). È questo l’obiettivo della campagna  "Patient Blood Management - Only One - 1 trasfusione, 1 decisione clinica indipendente, la via dell’Italia comincia da 1", volta all’implementazione del PBM e alla promozione del comportamento standard che prevede il trattamento trasfusionale dell’anemia, nel paziente stabile non emorragico, mediante la prescrizione di una unità di sangue alla volta (preceduta da rivalutazione clinica prima di ogni ulteriore trasfusione) e l’adozione di strategie trasfusionali "restrittive".

Questo slogan è stato ideato con l’obiettivo primario di informare correttamente professionisti e pazienti sui presupposti scientifici della trasfusione evitabile, ovvero: un’attenta valutazione multidisciplinare del singolo paziente, dei rischi e dei benefici connessi alla trasfusione e delle strategie e tecniche farmacologiche e non farmacologiche che possono essere impiegate in alternative ad essa.

La Campagna, realizzata dal Centro Nazionale Sangue, giunge dopo un percorso di collaborazione che lo ha visto impegnato insieme alla Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia (Simti), all’Associazione Nazionale Medici Direzioni Ospedaliere (Anmdo), alla Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti), alla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot), alla Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi (Siset). La campagna ha ricevuto il supporto del Ministero della Salute, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e delle Associazioni e Federazioni dei donatori italiani del sangue (Avuis, Croce Rossa, Fidas, Fratres).

"Si tratta di una campagna estremamente importante – afferma Walter Ricciardi  Presidente dell’ISS – curare l’anemia pre-operatoria e stabilizzare il quadro clinico dei pazienti prima dell’intervento chirurgico garantisce un notevole vantaggio per la salute dei cittadini e può ridurre i costi associati alla terapia trasfusionale (fino al 20%) e la durata del ricovero ospedaliero".

"La corretta gestione del paziente alla vigilia di un intervento chirurgico -  spiega Giancarlo Liumbruno, Direttore del Centro Nazionale Sangue - è un momento cruciale. Si pensi che circa uno su tre dei pazienti candidati ad interventi di chirurgia maggiore programmata affronta la sala operatoria con anemia (definita come da criteri OMS). Sappiamo che il mancato trattamento dell’anemia pre-operatoria equivale all’erogazione di prestazioni sanitarie sub-ottimali. Infatti, è noto che essa è un fattore di rischio per ricevere terapia trasfusionale, un moltiplicatore di complicanze e, quindi, una controindicazione all’effettuazione di interventi chirurgici (programmati) che prevedano un importante rischio di sanguinamento. Quindi bisogna mettere il paziente al centro per evitare la trasfusione evitabile e ottenere migliori risultati in termini di salute, riducendo anche durata dei ricoveri e costi per il SSN. Il prossimo passo, secondo il decreto ministeriale su qualità e sicurezza del sangue entrato in vigore nel dicembre dello scorso anno, è l’implementazione su tutto il territorio nazionale dei programmi per la gestione del sangue del paziente (PBM) sulla base di linee guida a cura del Centro Nazionale Sangue".  
 
Per Anna Falanga, Presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Emostasi e della Trombosi (SISET): “Il ruolo dell’esperto in emostasi e trombosi è fondamentale per l’applicazione dei principi del Patient Blood Management, considerato che uno dei pilastri di questo progetto è costituito proprio dalla conoscenza della fisiopatologia della coagulazione”
 
“La SIOT ha partecipato e condiviso il Patient Blood Management che rappresenta un cambio gestionale nella chirurgia protesica. Considerando che in Italia – ha detto Alessandro Masini, Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT)- si fanno mediamente ogni anno più di 160.000 interventi di protesica, l’obiettivo del PBM è quello di ridurre la prevalenza di anemia,  anche moderata,  nei pazienti nei quali può arrivare, secondo le stime OMS, anche fino al 20%.”
 
Per Maria Rita Tamburrini del Ministero della Salute, “La campagna informativa, largamente condivisa fin dall’inizio dal Ministero della Salute con il Centro Nazionale Sangue e le Società Scientifiche, mette al centro il paziente e realizza un miglioramento degli esiti clinici, della sicurezza e dell’appropriatezza della risorsa sangue coniugando gli obiettivi fondamentali di salute del Sistema Trasfusionale con la sua sostenibilità.”
 
Testimoniato anche l’impegno della SIMTI che - ricordato Claudio Velati, Presidente della Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia - ha condotto insieme al Centro Nazionale Sangue, da oltre due anni, iniziative di formazione in tutta la rete trasfusionale italiana finalizzate alla diffusione dei nuovi criteri che garantiscono l’attenzione alle necessità del paziente e a limitare la terapia trasfusionale alle condizioni cliniche realmente appropriate. E’ fondamentale che tutti i professionisti conoscano i dati basati sulle evidenze scientifiche e siano disponibili ad abbandonare pratiche e consuetudini non più sostenibili”.
 
Presenti anche i volontari. “Le Associazione e Federazioni dei donatori volontari del sangue AVIS, CROCE ROSSA, FIDAS, FRATRES - ha detto  Aldo Ozino Caligaris, Coordinatore pro-tempore Coordinamento Interassociativo Volontari Italiani del Sangue (CIVIS) - esprimono apprezzamento e aderiscono al progetto PBM che, attraverso la razionalizzazione dell’utilizzo della risorsa sangue privilegia i pazienti e garantisce loro la più opportuna ed efficace terapia trasfusionale. Condividono, inoltre, la centralità del paziente nella destinazione appropriata del dono offerto che richiede una necessaria crescita culturale di tutte le figure professionali che utilizzano tale risorsa. Si ravvede, quindi, in tale progetto una forte valorizzazione dei donatori periodici e associati che assicurano ogni giorno quasi 9.000 eventi trasfusionali ai cittadini del nostro paese.”
 
E infine l’Anmdo che tramite il presidente della sezione Emilia Romagna Paola Anotnioli ha sottolineato come “L’Associazione Nazionale Medici Direzioni Ospedaliere sia da sempre impegnata a sostenere e a facilitare tutti i professionisti nell’applicazione concreta di ciò che la letteratura scientifica raccomanda per la gestione della risorsa sangue del paziente. Questo significa organizzare, a supporto dell’attività clinica, percorsi diagnostico terapeutici assistenziali che rispondano ai bisogni e ai diritti del paziente che diventa il centro dell’assistenza”.
 
Lorenzo Proia

22 settembre 2016
© Riproduzione riservata

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