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Terapie avanzate. L’Italia fa gol. Sono italiane tre delle sei terapie approvate in Europa


Sono italiani il primo farmaco in Europa con cellule staminali, la prima terapia genica e la prima terapia cellulare. Le terapie avanzate sono state al centro di un convegno organizzato da Farmindustria. Scaccabarozzi: “Stabilità normativa, consolidamento dei fondi per farmaci innovativi e il cambiamento strutturale della governance sono le basi per trasformare l’Italia in hub dell’innovazione”

25 OTT - Parla italiano il primo farmaco con cellule staminali approvato in Europa. Un successo della ricerca made in Italy che non si ferma qui perché delle sei terapie avanzate approvate nel Vecchio continente altre due sono il frutto della ricerca italiana: la prima terapia cellulare basata sulla modifica genetica del sistema immunitario e la prima terapia cellulare somatica per il trattamento aggiuntivo di leucemie, linfomi e di altri tumori gravi del sangue. Farmaci biologici che utilizzano materiale genico, cellule e tessuti. Nuove opportunità per il trattamento di patologie considerate fin ora incurabili o invalidanti.
 
Ma se non mancano segnali positivi non bisogna abbassare la guardia anche perché sul fronte del finanziamento per la piccola impresa siamo ancora un paese immaturo.

È quanto emerso oggi nel corso del convegno “Le terapie avanzate: un successo made in Italy” organizzato da Farmindustria a Roma.
 
“Nella ricerca stiamo vivendo un rinascimento straordinario – ha ricordato Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria – ci sono 7mila nuovi farmaci in arrivo e se poi guardiamo alle biotecnologie la ricerca è diventata estremamente produttiva, oggi parliamo di terapie avanzate che consentono di avere farmaci che nascono da processi di biotecnologi e che consentiranno in breve tempo di arrivare a una cura personalizzata. Abbiamo 27 terapie avanzate in arrivo e sei già approvate. E sono orgoglioso di dire che sono italiane. Questo è straordinario. Per quanto riguarda le biotecnologie oltre ai 202 farmaci già a disposizione ce ne sono altri 324 che arriveranno nei prossimi anni. Dieci anni fa la ricerca si era impoverita ora grazie a nuovi impulsi ed investimenti assistiamo a una rinascita e questo è straordinario per la vita”.  
 
“I risultati straordinari raggiunti nelle terapie avanzate sono frutto di un network hi tech di R&S tra pubblico e privato” ha poi aggiunto Scaccabarozzi. E le aziende che operano nel Paese, sia nazionali che multinazionali, sono diventate leader nel settore anche perché possono contare su una serie di eccellenze del mondo scientifico e accademico. “Una collaborazione – ha detto – che può innescare un circuito virtuoso per attrarre investimenti, soprattutto nella R&S. Garantire la stabilità normativa, consolidare i fondi per farmaci innovativi, come fa la legge di stabilità 2017, e cambiare strutturalmente la governance sono le basi perché le potenzialità presenti trasformino l’Italia in hub dell’innovazione.”
 
Bisogna però continuare a spingere sull’acceleratore soprattutto per quanto riguarda l’attenzione alla piccola impresa.  Basta dare un’occhiata ai numeri citati nel corso del Convegno da Mauro Giacca, Direttore generale International Centre for genetic engineering and biotechnology
“A Londra sono 250mila le startup finanziate dal Governo – ha affermato – noi abbiamo un numero di startup che è la metà di quelle attualmente esistenti in Indonesia. Bisogna quindi lavorare su questo fronte e servono non solo infrastrutture, ma anche nuovi professionisti. Questa è una sfida che l’Italia deve portare avanti. Ci concentriamo sulle malattie rare ma quello che sarà interessante è sviluppare Terapie innovative per le malattie comuni. Abbiamo bisogno di geni che riparino le cellule del miocardio dopo un infarto. Cellule che riescano a rimpiazzare le funzioni mancanti. Soprattutto la ricerca deve essere suffragata da risorse anche perché i tempi della ricerca sono lunghissimi e non è detto che si raggiungano sempre gli obiettivi sperati. Creiamo un eco sistema che sia in grado di supportare il lavoro dei ricercatori”. Servono Investimenti pubblici, Joint venture, investitori e partnership.
 
E secondo Eugenio Aringhieri, Presidente del Gruppo Biotecnologie di Farmindustria: “La Ricerca farmaceutica biotech è il collante tra presente e futuro. Con l’ingegneria tissutale, la terapia cellulare e la terapia genica, patologie in ben 7 differenti aree terapeutiche, cardiovascolare, ematologia, dermatologia, infiammazione e malattie autoimmuni, muscolo-scheletrico, neurologia, oncologia, urologia, hanno possibilità di essere trattate. E dei 27 progetti in sviluppo, molti sono nelle ultime fasi, specialmente nella terapia genica e in quella cellulare. A beneficio della qualità della vita delle persone affette da malattie rare”.
 
Giovanni Leonardi Direttore generale R&S del ministero della Salute punta sul capitale umano e sulla loro stabilizzazione. “La precarietà delle risorse umane – ha detto – determina una mancanza di continuatività nella ricerca. Per dare stabilità alla ricerca bisogna dare stabilità ai ricercatori e non solo al singolo ma ai team di ricerca. Bisogna quindi investire sulle risorse umane per dare la certezza ai ricercatori di poter investire sui progetti di ricerca che stanno portando avanti. In sostanza dobbiamo puntare su una
Politica di “ritention”, di conservazione”. E il ministro Lorenzin, ha ricordato, sta lavorando su questo con una proposta ad hoc.
 
Anche il rapporto tra accademia e impresa è fondamentale quando si parla di ricerca. Come ha ricordato Oscar Pasquali, capo segreteria tecnica del ministro del Miur: “C’è molto da fare – ha affermato – ma le cose stanno cambiando. Un esempio su tutti sono le 132 borse di dottorato industriale che abbiamo attivato grazie alle quali il ricercatore aveva la possibilità di operare non solo all’interno dell’Accademia ma anche all’interno dell’impresa. Sono state tantissime le industrie che si sono candidate a partecipare. Questo è un segnale importante. E il settore farmaceutico su questo fronte è già molto avanti. Per facilitare questo dialogo il Miur sta puntando sul capitale umano, con investimenti ai dottorati innovativi. Vogliamo trasformare i progetti pilota in una politica strutturale. Ma stiamo puntando anche sui cluster tecnologici istituzionali, un strumento voluto dall’ex ministro Profumo ma che stiamo rilanciando”.
 
Sandra Petraglia direttore ufficio ricerca indipendente dell’Aifa ha puntato i riflettori sulla ricerca indipendente e ai nuovi bandi appena lanciati. Ma ha aggiunto dobbiamo rinforzare la partnership  pubblico privati per portare avanti la ricerca.

25 ottobre 2016
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