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Sicilia. Reti oncologiche, Pdta e dati di real life per garantire l’innovazione terapeutica in oncologia


La rete oncologica deliberata nel 2014 non è ancora a regime, ma la Regione sta lavorando per riorganizzare il sistema di cure per i malati oncologici. Si è svolto a Palermo il sesto di una serie di incontri che vedono istituzioni, oncologi, farmacisti e anatomopatologi a confronto sui modelli di governo dell’innovazione farmaceutica.

28 OTT - Diffusione delle reti oncologiche, definizione dei Percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali (Pdta), selezione dei Centri prescrittori, attivazione di sistemi informativi che “parlino la stessa lingua” e leghino i dati di appropriatezza prescrittiva e di efficienza economica all’esito delle terapie. E ancora, ricorso alla Hta, coinvolgimento di gruppi di lavoro di valutazione del farmaco in seno alle Commissioni terapeutiche regionali, individuazione delle Unità farmaci antitumorali centralizzate (Ufa) e poi diffusione dei dati real life, ricorso al Vial sharing, attuazione del Drug day e inserimento del Test diagnostico di selezione biomolecolare all’interno del Pdta.
 
Sono questi solo alcuni dei molti strumenti che le Regioni potrebbero adottare per garantire da un lato il governo della spesa per l’assistenza farmaceutica, quindi sostenibilità ed equità d’accesso alle cure, dall’altro innovazione e sperimentazione di nuovi farmaci che migliorino esiti e qualità dell’offerta sanitaria. Per aprire le porte anche alla sostenibilità delle innovazioni terapeutiche che si affacceranno nei prossimi anni. Percorsi che la regione Sicilia, nonostante i moltissimi obiettivi raggiunti, deve completare: l’organizzazione della rete oncologica siciliana definita nel 2014 deve ancora essere impementata.
 
È quanto emerso nel corso del workshop “Il governo dell’innovazione farmaceutica: modelli di gestione sostenibile dei farmaci oncologici innovativi ad alto costo” organizzato nei giorni scorsi da Motore Sanità a Palermo nella sede dell’Ordine dei medici. Il sesto di una serie di incontri che si si stanno tenendo nelle principali città italiane per capire come sostenere l’innovazione farmaceutica alla luce della difficile sfida della sostenibilità economica.
 
I percorsi da seguire per affrontare le sfide alla quali il mondo dell’oncologia deve rispondere non sono stati, infatti, delineati in tutte le Regioni come dimostrano i risultati preliminari del progetto di ricerca “La governance dell’innovazione farmaceutica in Italia” della Scuola Superiore Sant’Anna, presentati a Palermo da Bruna Vinci.
 
La ricerca - condotta dal Laboratorio management e sanità Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna, in collaborazione con il Dipartimento di scienze biomediche e neuro motorie Alma Mater Studiorum (Bologna) e il supporto non non condizionate di Msd che si concluderà alla fine del 2016 - ha mappato i diversi modelli di governance dell’innovazione farmaceutica in 10 Regioni italiane con l’obiettivo di rilevare le best practice e i modelli digovernance virtuosi idonei a favorire la diffusione e garantire sostenibilità, equità e qualità nell’accesso ai nuovi farmaci oncologici ad alto costo. Lo scenario emerso è ad alta variabilità con differenze anche importanti tra le varie Regioni. Solo il 50% delle Regioni sotto la lente è supportata dalle reti oncologiche, il restante si affida nelle scelte da una rete professionale senza un mandato preciso o ad una rete auto-organizzata.
 
Gli scenari in Sicilia. Risanate le casse regionali – la Sicilia secondo i dati del recente monitoraggio della Ragioneria dello Stato sulla spesa sanitaria nazionale ha un bilancio in attivo di 9,9 mln di euro – la regione sta ora rimodulando la sua rete ospedaliera e sono ancora in corso lavori per mettere a regime quella oncologica. Insomma c’è ancora molto da fare anche se tra i rappresentanti delle istituzioni regionali aria di ottimismo.
 
 
“Sul versante sanità in Sicilia sono stati fatti passi in avanti specie nella farmaceutica, puntando su sostenibilità, equità, investimento nella farmaceutica innovativa” ha affermato Giuseppe Lupo, Vice Presidente Assemblea Regionale, Regione Siciliana riconoscendo che da investimento che comporta uno sforzo economico significativo nell’immediato possano derivare nel medio lungo termine effetti positivi in termini di risparmio. Sia sul fronte dei ricoveri ospedalieri ma anche e soprattutto sul fronte dell’efficacia terapeutica.
Sicuramente la Sicilia ha i conti in ordine ha assicurato Giuseppe Digiacomo, Presidente Commissione VI servizi sociali e sanitari Ars e non può più essere annoverata nella lista delle regioni canaglia, ma parlando della rete oncologica ha riconosciutoche ci sono carenze che vanno compensate: “La mia personale impressione è che in Sicilia ci siano stati degli errori che rischiano di indebolirci: Agenas, che segue tutte le Regioni d’Italia, potrà fornire elementi di valutazione comparativa importanti”.
Positive la attività anche sul fronte farmaceutico, come ha assicurato Antonio Lo Presti, Dirigente responsabile della farmaceutica regionale: in Sicilia la commissione del prontuario farmaceutico si riunisce ogni mese garantendo un’accessibilità del farmaco nel più breve tempo possibile. Soprattutto in Regione c’è una grande attenzione all’innovazione in oncologia. Ma va sostenuta.
E come ha rilevato Salvatore Amato, Presidente OMCeO Provincia di Palermo quando si parla di innovazione farmacologica, bisogna distinguere tra ciò che è nuovo e ciò che è realmente innovativo valutando i reali benefici in termini di sopravvivenza e qualità della vita. “Bisogna implementare il registro dei tumori – ha aggiunto – perché grazie alla conoscenza si può fare un programmazione futura e conoscere le differenze regionali. Così come occorre trovare un giusto equilibrio tra pubblico e privato reinvestendo l’utile nella ricerca e nell’innovazione”.
 
Rimane il fatto che in Sicilia la rete oncologica non è ancora a regime. Nonostante la Regione abbia fatto molto, come ha ricordato Vincenzo Adamo, Direttore Oncologia Medica AO Papardo Messina e Coordinatore Regionale Aiom, manca ancora una volontà politica regionale a gestirla.
“In Sicilia ci sono 5 milioni di abitanti, e 26 strutture di oncologia medica – ha detto – e per quanto riguarda l’assistenza globale, il Sud e le Isole coprono rispettivamente il 63% delle attività di psico-oncologia, il 35% degli Hospice e il 54% dell’assistenza domiciliare. Dobbiamo anche migliorare la ricerca: realizziamo il 50% di quella del Nord e un 10% in meno rispetto al Centro”. E, ha poi rimarcato, la Sicilia nell’utilizzo dei farmaci oncologici non è ancora in linea con l’ambito nazionale.
 
Per Renato Li Donni, Direttore Generale Aou Policlinico Giaccone Palermo, in un’ottica di programmazione regionale, bisognerà prestare attenzione alle differenti esigenze territoriali guardando le peculiarità che distinguono un’azienda dall’altra. Anche la “selezione” del paziente è fondamentale per poter curare in maniera efficace guardando anche alla sostenibilità. E su questo fronte, ha sottolineato Li Donni, i laboratori di genetica sono determinanti perché “grazie alla possibilità di effettuare test diagnostici di selezione biomolecolare consentono di avvicinarsi alla medicina di precisione, chiave di volta dell’innovazione oncologica”. Un’indicazioni sulla quale tutti tutti gli esperti hanno convenuto.
 
Punta sul registro tumori come strumento per supportare interventi di razionalizzazione e programmazione nell’ambito della rete oncologica, e anche sui Pdta e misurazione degli out-come strumenti per gestire con appropriatezza le cure,Salvatore Scondotto, Dirigente Responsabile Osservatorio Epidemiologico Regione Siciliana. “Il tumore alla mammella – ha rilevato – è il più diffuso in Sicilia con un aumento del 15% dell’incidenza negli ultimi 5 anni, il secondo è quello al polmone con circa 2mila casi l’anno. L’aumento di casi prevalenti avviene proporzionalmente, a fronte di elevati costi. La spesa annuale per l’assistenza oncologica i 750 milioni di euro con una spesa pro capite di 1.600 euro. La crescita dei costi può essere fronteggiata solo se ci si basa su due pilastri: la prevenzione primaria e secondaria, riducendo l’incidenza dei nuovi casi e controllando gli stili di vita attraverso gli screening e l’appropriatezza. E su questo fronte – ha concluso Scondotto – i Pdta potrebbero essere uno strumento valido insieme al monitoraggio degli esiti dell’assistenza”.
 
Per rendere sostenibile l’innovazione terapeutica, secondoGianluca Trifirò, Farmacologo ed Epidemiologo Università di Messina devono essere adottate molteplici strategie tra cui la promozione e l’uso appropriato dei farmaci biologici oncologici a più basso costo. “Le reti oncologiche possono svolgere un ruolo fondamentale – ha sottolineato Trifirò – non solo sulla tutela della salute dei pazienti ma anche sul monitoraggio post marketing del profilo beneficio-rischio dei farmaci e nella gestione delle risorse economiche da reinvestire in sanità”.
 

28 ottobre 2016
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