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Antidolorifici. In Pronto Soccorso si somministrano di più nelle ore serali e notturne. E conta anche che lingua parla il paziente

di Lisa Rapaport

Chi si rivolge al Pronto Soccorso nelle ore diurne avrebbe il 38% in meno di probabilità di ricevere farmaci antidolorifici rispetto a chi ci va nelle ore notturne. Una differenza di terapia riscontrata anche in base all’età, dove ai più giovani e alle persone che parlano la lingua nazionale vengono somministrati più frequentemente gli analgesici. A dimostrarlo è stato uno studio australiano pubblicato dal British Journal of Medicine.

14 NOV - (Reuters Health) - Chi si rivolge al Pronto Soccorso nelle ore diurne avrebbe il 38% in meno di probabilità di ricevere farmaci antidolorifici rispetto a chi ci va nelle ore notturne. Una differenza di terapia riscontrata anche in base all’età, dove ai più giovani e alle persone che parlano la lingua nazionale vengono somministrati più frequentemente gli analgesici. A dimostrarlo è stato uno studio australiano pubblicato dal British Journal of Medicine.
 
Lo studio
Per valutare a chi preferibilmente viene somministrato un farmaco analgesico quando si rivolge al Pronto Soccorso, i ricercatori australiani hanno esaminato 1.289 persone che si erano recate al dipartimento di emergenza a Melbourne, tra luglio e agosto 2013. Gli scienziati hanno quindi registrato quanto spesso venivano prescritti gli analgesici e quanto spesso i pazienti ricevevano questi farmaci entro 30 minuti dall’accettazione al Pronto Soccorso.
 
Tutte le persone coinvolte avevano più di 18 anni e accusavano dolori. Dai risultati dello studio è emerso che 745 pazienti, il 58%, aveva ricevuto qualche tipo di antidolorifico. Di questi, 419 persone avevano ricevuto la terapia da un infermiere, che somministrava più facilmente la terapia antidolorifica davanti a casi di dolore da moderato a grave o se il paziente doveva essere trattato entro 30-60 minuti. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che i pazienti con più di 55 anni avevano il 19% in meno di probabilità di ricevere una terapia analgesica, mentre gli ultrasettantacinquenni avevano una probabilità del 32% inferiore rispetto ai pazienti più giovani. Infine, le persone che richiedevano un interprete linguistico quando si rivolgevano al servizio di emergenza avevano il 58% in meno di probabilità di avere analgesici rispetto a chi parlava la lingua nazionale.
 
I commenti
“Non sappiamo il perché di questa disparità di trattamento – ha dichiarato il coordinatore della ricerca, David Tylor dell’Austin Health in Australia -. Potrebbe dipendere dal fatto che gli operatori sanitari sono meno impegnati durante le ore notturne o che i pazienti più anziani sono più sensibili alle terapie analgesiche, per cui i medici sono meno inclini a somministrarle”. Mentre per quanto riguarda le differenze linguistiche, “è possibile che ci sia una difficoltà nella comunicazione e che i pazienti che non siano capaci di dire allo staff medico che hanno bisogno di antidolorifici”.
 
”Anche così, lo studio è un’ulteriore prova del fatto che non in tutti i reparti di emergenza si somministrano antidolorifici, anche quando necessario”, ha sottolineato Matthew Douma, ricercatore al Royal Alexandra Hospital in Alberta, Canada. Al di là del disagio fisico, il dolore non trattato potrebbe essere associato a problemi quali difficoltà a respirare e a guarire ferite. “I pazienti spesso non vogliono essere un peso o causare problemi – ha concluso Douma – ma non dovrebbero esitare a parlare con gli infermieri se questi non rispondono alla loro richiesta di avere un antidolorifico”.
 
Fonte: Emerg Med J 2016
 
Lisa Rapaport
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

14 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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