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Tumore polmone non a piccole cellule metastatico. Con Pembrolizumab migliore qualità di vita rispetto a chemioterapia


Prima presentazione degli outcome riportati dai pazienti dello studio KEYNOTE-024 con NSCLC metastatico i cui tumori presentavano elevata espressione di PD-L1, uguale o superiore al 50%. I risultati presentati in Sessione Plenaria alla 17ma Conferenza mondiale sul tumore del polmone (WCLC).

07 DIC - MSD ha annunciato i dati positivi sulla qualità di vita legata alla salute (HRQoL) ottenuti in un’analisi esplorativa dello studio KEYNOTE-024 di fase III, che ha valutato l’uso di pembrolizumab, la terapia anti-PD-L1 dell’Azienda, rispetto alla chemioterapia contenente platino, standard di cura (SOC), per il trattamento dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule (NSCLC) metastatico che esprimeva elevati livelli di PD-L1, uguale o superiore al 50%. In particolare, gli outcome riportati dai pazienti hanno indicato miglioramenti clinicamente significativi con pembrolizumab rispetto alla chemioterapia. I risultati sono stati presentati alla 17ma Conferenza mondiale sul tumore del polmone prmossa dall’International Association for the Study of Lung Cancer in corso a Vienna. 
 
“Da questo studio - afferma Cesare Gridelli, direttore dell'oncologia medica del "Moscati" di Avellino - emergono dati importanti sulla qualità di vita dei pazienti in trattamento con pembrolizumab in prima linea, rispetto alla chemioterapia tradizionale. In particolare, si è osservato un miglioramento dello stato generale di salute dei malati, una riduzione significativa di sintomi specifici quali fatigue, dolore e astenia e un rallentamento del deterioramento delle condizioni. Al beneficio di questo trattamento immunoterapico in termini di efficacia e tollerabilità si aggiunge - ed è la prima volta che viene dimostrato - anche un altro tassello incoraggiante in termini di qualità di vita.”

“Per le persone che convivono con un tumore del polmone e spesso devono affrontare seri problemi di salute causati dalla malattia, la qualità di vita rappresenta una grande preoccupazione. I dati presentati a Vienna ci aiutano a comprendere il potenziale beneficio clinico di pembrolizumab in questi pazienti”, ha aggiunto Martin Reck, head of the thoracic oncology department, LungenClinic Grosshansdorf, Germany.

Il programma di sviluppo clinico di pembrolizumab include più di 30 forme tumorali in quasi 400 studi clinici, tra cui più di 200 in cui pembrolizumab è utilizzato in combinazione con altri trattamenti per il cancro. MSD possiede un esteso programma di ricerca nel NSCLC e sta attualmente portando avanti molti studi potenzialmente registrativi con pembrolizumab in monoterapia o in combinazione con altri trattamenti.
 
Risultati di KEYNOTE-024
KEYNOTE-024 è uno studio di fase III, randomizzato, in aperto, che ha valutato pembrolizumab in monoterapia, rispetto a chemioterapia SOC contenente platino, nel trattamento di prima linea dei pazienti con NSCLC metastatico. Lo studio ha arruolato 305 pazienti che non avevano ricevuto precedentemente alcuna chemioterapia sistemica per la malattia metastatica e i cui tumori presentavano elevata espressione di PD-L1 (TPS uguale o superiore a 50%), senza aberrazioni dei geni EGFR o ALK. I pazienti sono stati randomizzati a pembrolizumab in dose fissa di 200 mg ogni tre settimane (n = 154) oppure a quattro-sei cicli di chemioterapia contenente platino a scelta del medico sperimentatore (n = 151). La misura di outcome primario era la sopravvivenza libera da progressione. Outcome secondari chiave erano la sopravvivenza globale, il tasso di risposta globale e la sicurezza, mentre quelli esplorativi erano la durata della risposta e gli outcome riportati dai pazienti.

I dati presentati alla 17ma WCLC si basano sulle modificazioni, alla 15ma settimana rispetto alla prima compilazione dei due questionari European Organization for Research and Treatment of Cancer (EORTC) Core Quality of Life che misuravano lo stato globale di salute (in termini di funzionamento fisico, emotivo, cognitivo e sociale, oltre a fatigue e dolore) (QLQ-C30) e il tempo al deterioramento (determinando sintomi come tosse, dolore toracico, alopecia e dispnea) (QLQ-LC13). Nei due bracci di trattamento, l’aderenza degli outcome riportati dai pazienti era superiore al 90% alla prima compilazione dei questionari e a circa l’80% alla 15ma settimana.

I risultati hanno indicato il mantenimento o un miglioramento della HRQoL e dei sintomi a un grado più alto con pembrolizumab rispetto alla chemioterapia (analisi basata su 299 pazienti che hanno completato almeno un questionario). Nello specifico, il miglioramento dello stato globale di salute alla 15ma settimana per pembrolizumab era 6,9 (IC 95%: 3,3 – 10,6) rispetto a -0,9 (IC 95%: -4,8 - -3,0) nel braccio trattato con la chemioterapia. L’analisi basata sul funzionamento specifico e sui sintomi ha mostrato che più pazienti trattati con pembrolizumab hanno riportato un miglioramento dello stato globale di salute e/o della qualità di vita, fatigue e dolore, rispetto a quelli trattati con la chemioterapia. Meno pazienti, invece, nel braccio randomizzato a pembrolizumab hanno manifestato un deterioramento rispetto alla chemioterapia (rispettivamente 30,5% e 39,2%), con un tempo prolungato al deterioramento osservato nel braccio con pembrolizumab (hazard ratio: 0,66; IC 95%: 0,44 – 0,97; p = 0,029). 
 
Lorenzo Proia

07 dicembre 2016
© Riproduzione riservata

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