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Ricerca. In Europa uno studio clinico su cinque è italiano


I nostri ricercatori sono all’ottavo posto al mondo per produttività. Questi alcuni dei dati emersi all’appuntamento annuale promosso dalla Fondazione Lilly nell’ambito del progetto “La Ricerca in Italia: un’Idea per il Futuro” che ha assegnata a Ilaria Barchetta, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Roma la borsa di studio, pari a 210 mila euro per 3 anni

16 DIC - Nonostante le difficoltà, l’Italia resta un posto dove la ricerca si fa, e bene. Uno studio clinico su cinque in Europa è italiano e i nostri ricercatori sono all’ottavo posto al mondo per produttività. I ricercatori italiani sono quarti in Europa per numero di citazioni e influenza, ma soprattutto si realizza nel nostro Paese il 18,2% di tutte le sperimentazioni europee con una crescita di due punti percentuali nell’ultimo anno. I trial autorizzati nel solo 2014 sono 600, gli studi su terapie innovative sono raddoppiati anche grazie alle aziende farmaceutiche, che spesso in partnership con il settore pubblico hanno continuato a investire in ricerca e sviluppo con un impegno di 1,4 miliardi di euro nel 2015, in crescita del 16% dal 2013.
 
Paradigmatica la borsa di studio borsa di studio che per il settimo anno la Fondazione Lilly assegna, nell’ambito del progetto “La Ricerca in Italia: un’Idea per il Futuro”, a un ricercatore meritevole. E quest’anno è andata a Ilaria Barchetta, ricercatrice dell’Università La Sapienza di Romache grazie ai fondi assegnati, 210 mila euro per 3 anni, potrà capire alcuni farmaci possono esercitare un effetto protettivo sulla salute dell’osso attraverso un meccanismo mediato dalla vitamina D, riducendo così la probabilità di fratture in chi ha la glicemia alta.
 
A insignire la giovane ricercatrice il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin  che, ricordando come la ricerca sia sempre più “rosa”, è intervenuta in merito alle novità introdotte dall’ultima manovra proprio sul tema di ricerca: “Dobbiamo fare l’ultimo miglio rimasto in sospeso della legge di Bilancio e dobbiamo riuscire a portarlo a termine in questa legislatura”, ovvero decreti attuativi per tradurre in pratica interventi di finanziamento che costituiscono “un viatico per aiutare chi investe in ricerca e per chi la ricerca la fa".
 
La ricerca in Italia. E cambiare marcia si può, ha ricordato Concetto Vasta, direttore generale della Fondazione Lilly. Anche perché, come hanno sottolineato gli esperti, l’emorragia di talenti è una perdita economica considerevole per il Paese, stimata in circa un miliardo di euro l’anno.
 
 “Investire in ricerca è condizione imprescindibile perché l’Italia resti fra i Paesi economicamente avanzati e non si trasformi in un mercato con manodopera a basso costo – osserva Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità –. Finora le risorse destinate alla ricerca sono state viste quasi come un lusso ma è vero il contrario: gli investimenti in ricerca sono i più strategici e il Paese può e deve fare sistema per riuscire ad attrarre anche investitori stranieri. Alcuni segnali positivi si intravedono, come la maggior collaborazione fra pubblico e privato: l’obiettivo è non lasciare ricercatori e istituzioni da soli, ma creare un sistema che faciliti gli scambi e sostenga le grandi potenzialità dell’Italia”
 
Il progetto premiato. “Le persone con diabete – spiega Ilaria Barchetta – sono ad alto rischio di fratture per gli effetti deleteri esercitati dall’iperglicemia cronica e dallo stress ossidativo sull’osso, e perché spesso sottoposte a terapie che ne aumentano la probabilità. Inoltre in questi pazienti la frattura ha un impatto molto negativo perché un eventuale ricovero scompensa spesso la malattia. Prevenire le fratture è perciò molto importante. Gli studi più recenti hanno mostrato che i pazienti in terapia con gli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4) hanno un miglior stato dell’osso, ma il motivo non è ben chiaro: il mio progetto indagherà la correlazione fra l’uso di questi farmaci e i livelli di vitamina D, che ha potenti effetti di immunomodulazione e i cui livelli sembrano aumentare in corso di trattamento con gli inibitori di DPP-4”.
 
Il progetto coinvolgerà circa 200 pazienti che saranno sottoposti a indagini per capire come si modifica il metabolismo della vitamina D a livello del tessuto adiposo, dove la vitamina viene depositata, e, nell’intestino, dove viene assorbita. Inoltre la ricercatrice studierà lo stato osseo e anche la situazione infiammatoria generale dei pazienti in trattamento o meno con inibitori di DPP-4, perché si è scoperto che questo enzima ha proprietà infiammatorie mentre la vitamina D, il cui bilancio nell’organismo sembrerebbe favorito da questa classe di farmaci, ha effetti opposti.
 
“Il progetto di Ilaria Barchetta – ha spiegato Stefano Vella, Direttore del Dipartimento del farmaco dell’Iss e membro del board scientifico della Fondazione Lilly – è stato riconosciuto come il migliore tra i 18 presentati, e potrà dare preziose indicazioni ai medici nella scelta delle terapie per i pazienti con diabete. Anche quest’anno è stato un centro d’eccellenza straniero a scegliere il miglior progetto di un ricercatore under 35, premiato con 210 mila euro in tre anni per portare avanti gli studi nel suo laboratorio: l’iniziativa vuole infatti valorizzare la ricerca in Italia e, dal 2008 premia annualmente un giovane ricercatore italiano, fornendogli i mezzi per continuare a lavorare nel nostro Paese, assegnando la borsa attraverso una metodologia meritocratica basata su un sistema di peer review internazionale. I valutatori, infatti, sono stati sorteggiati da un notaio fra i migliori centri europei del settore”.
 
“L’iniziativa di Fondazione Lilly da otto anni dimostra che questo sforzo è possibile e che anche in Italia si può ragionare con le logiche delle istituzioni internazionali – ha sottolineato Andrea Lenzi, coordinatore del board scientifico della Fondazione Lilly – le borse di studio vengono infatti assegnate sulla base di una valutazione del merito dei progetti trasparente e internazionale, perché a questi livelli di eccellenza la ricerca non può restare confinata nel nostro Paese, ma deve confrontarsi con i migliori standard mondiali. La ricerca italiana ha le carte in regola per farlo: se c’è un settore in cui il nostro Paese può tornare a essere grande è proprio la ricerca e sviluppo, perché i cervelli e il talento non si comprano e nel nostro Paese ce ne sono di eccellenti, tanto che la nostra produzione scientifica è fra le migliori in Europa, pur essendo sostenuta da risorse scarse, neanche paragonabili a quelle degli altri Paesi”.
 
Bando di concorso per l’edizione 2016. In occasione dell’assegnazione della borsa di studio è stato presentato anche il bando di concorso per l’edizione 2016 del progetto, il cui tema riguarderà l’ambito della dermatologia. Il Bando per l’ottava edizione: “La psoriasi come modello di patologia dermatologica: trasferimento in ambito clinico dei risultati della biologia molecolare e cellulare”.

16 dicembre 2016
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