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Tumore endometrio. Studio conferma accuratezza diagnostica del linfonodo sentinella

di Will Boggs

La biopsia del linfonodo sentinella permette al clinico di avviare o meno a chemioterapia le pazienti affette da tumore all’endometrio. A questo protocollo terapeutico rispondono bene le pazienti linfonodo-positive.

14 FEB - (Reuters Health) – Secondo i risultati dello studio FIRES, la biopsia del linfonodo sentinella (SLN) offre un’elevata accuratezza diagnostica nel rilevare metastasi di cancro dell’endometrio in donne con tumore dell’endometrio in stadio 1. Un’accurata stadiazione del tumore dell’endometrio è importante, poiché le donne linfonodo-positive ottengono un beneficio in termini di sopravvivenza dalla chemioterapia, che invece non raggiungono quello linfonodo-negative.

Lo studo
Emma Rossi
e colleghi, della University of North Carolina, Chapel Hill, hanno valutato l’accuratezza diagnostica della mappatura del linfonodo sentinella utilizzando un’imaging di fluorescenza, assistita da robot, del tracciante verde indocianina nel rilevamento di metastasi linfatiche in 385 donne con tumore dell’endometrio, confrontandola al gold standard della linfoadenectomia completa. 41 donne su 340 sottoposte a linfoadenectomia presentavano linfonodi positivi e 36 su 263 che avevano almeno un linfonodo sentinella risultavano avere linfonodi positivi.
 
35 di queste 36 donne (97%) hanno ricevuto la corretta identificazione della malattia grazie all’analisi del linfonodo sentinella.Sei donne (17%) presentavano un linfonodo sentinella positivo esclusivamente in regioni che il chirurgo ha individuato come al di fuori della linfoadenectomia di routine, con corrispondenti linfonodi non sentinella negativi nelle aree tradizionali. Il linfonodo sentinella presentava una sensibilità del 97,2% per il rilevamento di malattia metastatica linfonodale e aveva un valore predittivo del 99,6%.
 
“La biopsia del linfonodo sentinella per il tumore dell’endometrio dovrebbe non essere considerata sperimentale, ma un approccio standard alla stadiazione chirurgica”, ha commentato Emma Rossi. “Questo studio non dimostra che si tratta di una strategia diagnostica perfetta, ma fornisce ai chirurghi dati specifici che definiscono il rischio di non rilevare la malattia se applicano tale tecnica”.
 
Fonte: Lancet Oncology 2017
 
Will Boggs
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

14 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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