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Antibiotici. Ecco come possono migliorare le prescrizioni ospedaliere


Una revisione del Cochrane Database ha permesso di individuare alcune buone pratiche per una corretta prescrizione degli antibiotici in ambito ospedaliero, che possono aumentare la compliance dei pazienti del 19%.

17 FEB - (Reuters Health) – Con alcuni interventi è possibile migliorare le pratiche di prescrizione degli antibiotici per i pazienti ospedalieri. È quanto emerge da una revisione del Cochrane Database. Peter Davey della University of Dundee, nel Regno Unito, ha revisionato insieme ai colleghi le pratiche attraverso le quali i medici ospedalieri possono migliorare la prescrizione di antibiotici.
 
Il gruppo ha preso in esame di 221 studi, 58 dei quali erano trial controllati randomizzati. Gli interventi rientravano ampiamente in due categorie: tecniche restrittive, che applicano regole per far sì che i medici prescrivano correttamente, e tecniche permissive, che forniscono consigli o feedback per aiutare i medici a prescrivere appropriatamente. Entrambi gli approcci hanno portato un maggior numero di pazienti ospedalieri a ricevere il trattamento giusto per la loro condizione in base a politiche di prescrizione antibiotica, con un aumento medio nella compliance del 19% e una riduzione media di due giorni nella durata totale del trattamento antibiotico. Tali interventi hanno anche diminuito la durata dei ricoveri (di circa un giorno) senza aumentare i decessi.
 
Le evidenze
In tre studi gli incentivi finanziari nazionali – mirati a ridurre l’accesso al primo dosaggio antibiotico per le persone ricoverate per polmonite acquisita all’interno della comunità – erano legati a un maggior tasso di diagnosi scorretta di polmonite. Per quanto riguarda la corretta somministrazione degli antibiotici, le tecniche restrittive risultavano efficaci tra i medici che ritardavano a somministrare la prima dose di antibiotico, anche se complessivamente gli interventi che includevano un feedback risultavano molto più efficaci di quelli che non lo prevedevano. “Non abbiamo bisogno di ulteriori studi per rispondere alla domanda se questi interventi riducano l’uso non necessario di antibiotici, ma servono ulteriori ricerche per comprendere le conseguenze non intenzionali dell’uso di interventi restrittivi”, osservano i ricercatori.

Fonte: Cochrane Database Systematic Review 2017
 
Reuters Staff
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

17 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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