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Infezioni ospedaliere: il pericolo si annida (anche) nei pavimenti

di Maria Rita Montebelli

Uno studio su American Journal of Infection Control. Secondo gli autori non viene posta adeguata attenzione alla loro disinfezione, nell’illusione che siano superfici che non vengono a contatto con le mani. In realtà il 41% delle strumentazioni e device medici (campanelli, cateteri, deflussori, ecc) sono spesso in contatto col pavimento. Inoltre basta raccogliere un oggetto caduto in terra per contaminare le mani

01 MAR - Il pericolo infezioni ospedaliere si annida anche nei pavimenti degli ospedali. E molto più di frequente di quanto si possa pensare. A lanciare l’allarme è uno studio appena pubblicato su American Journal of Infection Control, organo ufficiale dell’APIC (Association for Professionals in Infection Control and Epidemiology). Qualunque oggetto presente nella stanza del paziente può, cadendo a terra, venire contaminato da patogeni che al quel punto vengono rapidamente in contatto con le mani. Ma spesso sono anche strumentazioni e device medici ad essere in contatto con i pavimenti infetti.
 
Lo studio, firmato da Abhishek Deshpandee colleghi, ha preso in esame 318 campioni prelevati dal pavimento di 159 stanze occupate da pazienti (due campioni per stanza) presso 5 ospedali dell’area di Cleveland. Tra le stanze prese in esame ve ne erano anche alcune messe in isolamento per infezione da Cl. difficile.
I ricercatori americani hanno messo in coltura anche campioni prelevati dalle mani e dai guanti indossati dagli operatori sanitari, oltre a quelli prelevanti da superfici ‘high-touch’, quali abbigliamento, campanelli, device medici, lenzuola, manicotti di sfigmomanometri.
 
La ricerca ha evidenziato che i pavimenti delle stanze dei pazienti erano spesso contaminati da Staphylococcus aureus meticillino-resistente (MRSA), Enterococco vancomicina-resistente (VRE) e Cl. difficile. Proprio quest’ultimo è risultato essere il patogeno più frequentemente isolato sia nelle stanze messe in isolamento che nelle altre.

 
Su 100 stanze esaminate, il 41% presentava uno o più oggetti frequentemente toccati e manipolati, a contatto con il pavimento. Tra questi, effetti personali,device e forniture mediche. La presenza di MRSA, VRE e Cl. difficile è stata riscontrata rispettivamente nel 18%, 6%, 3% dei campioni prelevati dalle mani nude o guantate che maneggiavano questi oggetti.
 
“Gli sforzi per migliorare la disinfezione nell’ambiente ospedaliero – ricorda Deshpande - generalmente si focalizzano sulle superfici che vengono a contatto con le mani degli operatori sanitari o dei pazienti. Sebbene i pavimenti delle corsie e delle stanze d’ospedale siano spesso pesantemente contaminati, si pone in genere una scarsa attenzione alla disinfezione dei pavimenti in quanto ritenuti superfici non destinate ad essere toccate con le mani. I risultati di questo studio suggeriscono invece che i pavimenti delle stanze dei pazienti possono rappresentare una fonte sottostimata di disseminazione dei patogeni e per questo dovrebbero costituire un’area di ricerca aggiuntiva”.
 
“Comprendere i gap nel controllo delle infezioni – commenta Linda Green, presidente dell’APIC – è di importanza strategica per le istituzioni nel tentativo di migliorare la qualità di cura offerta ai pazienti. Sebbene la maggior parte degli ospedali siano convinti del fatto che stanno adottando le giuste precauzioni, questo studio sottolinea l’importanza di assicurare una migliore pulizia dell’ambiente ospedaliero e la necessità di sensibilizzare tanto lo staff che i pazienti all’argomento”.
 
Maria Rita Montebelli

01 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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