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Biosimilari. Federsanità Anci: “Puntare su informazione, sostituibilità e intercambiabilità”


Assicurare una maggiore informazione ai pazienti e garantire un accesso omogeneo su tutto il territorioo nazionale. Questi alcuni dei contenuti del Position Paper sui farmaci biosimilari, discusso con gli operatori del settore nell’ambito del convegno “Il valore dei farmaci biosimilari nella governance della spesa”. Ecco i dettagli del DOCUMENTO.

01 MAR - Il loro prezzo rappresenta una grossa opportunità per il Sistema Sanitario Nazionale. Grazie ai farmaci biosimilari, secondo le stime di Assogenerici, per il 2020, il risparmio annuo potrà arrivare a 500 milioni di euro. Complessivamente, le aziende sanitarie risparmierebbero il 4% circa sull’attuale spesa complessiva destinata ai medicinali.

Cifre che Federsanità Anci ha messo nero su bianco nel Position Paper sui farmaci biosimilari, già presentato lo scorso anno in Aifa, e oggi, 1 marzo 2017, discusso con gli operatori del settore nell’ambito del convegno dal titolo “Il valore dei farmaci biosimilari nella governance della spesa”, organizzato da Federsanità Anci, in collaborazione con Sifeit.

Informazione, sostituibilità e intercambiabilità: sono questi i punti focali del documento. Il Position Paper ha lo scopo di individuare le principali criticità, sia culturali che organizzative, che rendono difficile l'accesso a questa tipologia di farmaci. Lo sviluppo di prodotti simili ha aperto nuove frontiere nei percorsi di cura, ma ha anche reso più problematica la governance del settore stesso. Per questo, è richiesta una grande attenzione sia nella somministrazione, sia nella gestione.
Ma vediamo nel dettaglio i principali contenuti del Paper Position.
 
Che cos'è un farmaco biosimilare
Il processo di produzione di un biosimilare può portare ad un principio attivo che dal punto di vista chimico non è identico all'originator, ma essenzialmente simile. Questa differenza, tuttavia, non implica necessariamente diversità anche nell’ efficacia clinica. Per questo Federsanità Anci  sottolinea che non è concettualmente corretto comparare i farmaci biosimilari a quelli equivalenti e, quindi, applicare le stesse regole, in particolare quella della sostituibilità automatica.
 
Agire sull'informazione
Secondo Federsanità Anci, sui biosimilari c'è una scarsa informazione che induce i medici prescrittori a fare delle resistenze che, spesso, possono essere trasferite sui pazienti. Ciò si traduce in un utilizzo riservato quasi esclusivamente agli ambienti ospedalieri, oppure a delle prescrizioni fatte dai medici specialisti.
Tutto ciò accade senza tener conto che i farmaci biosimilari, pur se complessi come i biologici nella loro gestione, rappresentano una delle principali opportunità per il nostro SSN. “Federsanità ANCI – ha detto il presidente Angelo Lino Del Favero - ha lavorato sul tema dei farmaci biosimilari nella convinzione che sia una delle strade per garantire la sostenibilità del servizio sanitario nazionale. Ancora oggi nonostante i risultati incoraggianti nell'utilizzo nelle strutture sanitarie per la cura di alcune patologie, c'è ancora un muro di pregiudizi di abbattere. Dobbiamo lavorare per promuovere le tre "p" che devono caratterizzare la sanità italiana ovvero la medicina predittiva, la personalizzazione delle cure e la partecipazione dei pazienti. L'erogazione attraverso le strutture pubbliche di farmaci biosimilari deve essere uno degli strumenti per garantire questi obiettivi”.

L'economia dei farmaci biosimilari
Quando si afferma che i farmaci biosimilari possano avere un impatto positivo sull'economia, non ci si riferisce soltanto al loro prezzo accessibile. Un recente studio ha confermato una vecchia intuizione: i biosimilari, entrando nel mercato, hanno ridotto i prezzi anche degli altri medicinali. In Italia sono stati presi in esame tre mercati, nel periodo che va dal 2006 al 2013. L'effetto dell'introduzione dei biosimilari ha portato ad una riduzione del prezzo degli altri farmaci rispettivamente del 9, 12 e 25%.
 
Il mercato europeo è uno dei più floridi al mondo
L’Europa, con 20 farmaci biosimilari approvati, si piazza al primo posto della classifica globale. A seguire c’è l'Australia con un distacco di 12 punti, il Giappone ne ha approvati sei. Guardando nel dettaglio la situazione dei singoli stati europei è possibile notare che, in Italia, il mercato dei biosimilari è in forte sviluppo.

L’obiettivo dell’incontro romano è stato anche quello di costituire un’alleanza, fra i vari interlocutori competenti, proprio per favorire un impiego corretto e consapevole dei farmaci biosimilari. “Nel nostro Paese – ha sottolineato Giuseppe Assogna Presidente Sifeit, Società Italiana per Studi di Economia ed Etica sul Farmaco e sugli Interventi Terapeutici - abbiamo una domanda di salute in continuo aumento e abbiamo per fortuna molti nuovi farmaci, in particolare quelli cosiddetti innovativi, che consentono e consentiranno in futuro di ottenere risultati clinici un tempo assolutamente non ipotizzabili. I farmaci biologici rappresentano una risorsa terapeutica essenziale per il trattamento di diverse malattie gravi, come ad esempio l'artrite reumatoide, la psoriasi, le malattie infiammatorie croniche dell'intestino e alcuni tipi di tumore, ma il loro costo incide in modo non trascurabile sul SSN. I farmaci biosimilari, utilizzati in modo appropriato, possono svolgere un ruolo fondamentale, sia offrendo una più ampia opportunità di accesso ai farmaci biologici, sia liberando risorse da destinare all’innovazione terapeutica, rendendola sempre più accessibile”.

I regolamenti
Proprio in virtù della loro particolarità, durante la fase di registrazione di un farmaco biotecnologico o di un biosimilare viene data maggiore attenzione alle caratterizzazioni del principio attivo, in quanto molto più complesso rispetto ai farmaci di origine chimica. A tal proposito, l’Ema ha recentemente pubblicato la revisione delle linee guide in materia. Il principale cambiamento, come sottolineato nel Paper Position, è la possibilità per gli sviluppatori di farmaci di utilizzare un compratore autorizzato al di fuori dell'EEA (european economic area), per facilitare lo sviluppo globale ed evitare inutili ripetizioni delle sperimentazioni cliniche.

Sostituibilità
A livello europeo, l'Ema, si è pronunciata anche sulla sostituibilità fra le categorie di farmaci: può essere decisa solo dai sanitari qualificati. Lo stesso è stato affermato anche dall'Aifa che, però, esclude la possibilità di una sostituzione automatica in quei pazienti che sono già in terapia. Laddove invece viene effettuata una nuova diagnosi l'Aifa ne consiglia l'adozione. In molte Regioni italiane è stata espressa con chiarezza la posizione che il biosimilare deve essere la prima scelta per i pazienti naive.
 
La farmacovigilanza
Per garantire una sicurezza che duri nel tempo e prevenire eventuali eventi avversi è stata prevista la farmacovigilanza, ossia una serie di attività che garantiscano un rapporto beneficio-rischio favorevole, anche dopo l'entrata in commercio. Le aziende produttrici devono prendere nota di tutte le eventuali reazioni avverse riscontrate e comunicarle tempestivamente.
 
Garantire l’accesso alle cure uniformemente sul territorio è in ogni caso la chiave di volta per intraprendere percorsi terapeutici adeguati: “È sempre più urgente la ricerca di nuovi modelli in grado di assicurare ai pazienti i farmaci di cui hanno bisogno, garantendo libertà prescrittiva del clinico, continuità terapeutica e sostenibilità. Oggi le Regioni – ha dichiarato il Segretario Generale di Federsanità Anci Lucio Alessio D’Ubaldo - si muovono in ordine sparso: alcune hanno imposto ai clinici l’uso dei farmaci biosimilari per ragioni di sostenibilità, altre hanno individuato sistemi di approvvigionamento più flessibili garantendo la disponibilità sia di originator, sia di biosimilari. Sarebbe importante armonizzare il sistema territoriale e quello ospedaliero ed evitare, per esempio, che un paziente in trattamento con un farmaco distribuito a livello territoriale non possa riceverlo in ospedale in caso di ricovero e debba essere sottoposto a uno switch obbligato, attualmente non raccomandato. In ogni caso è importante tutelare il bisogno di salute della popolazione attraverso la garanzia clinica del percorso terapeutico diagnostico”.

Dieci anni di biosimilari
L’ingresso dei biosimilari sul mercato europeo, dieci anni fa, ha trasformato le cure più innovative e costose da privilegio per pochi a diritto per migliaia di pazienti. “Ma perché questi prodotti possano esprimere al massimo le proprie potenzialità – ha spiegato Manlio Florenzano Coordinatore IBG (Italian Biosimilar Group)-Assogenerici - sono essenziali regole più chiare e condivise di accesso al mercato, maggiore informazione scientifica indirizzata ai clinici e un maggiore coinvolgimento dei pazienti. Le nuove norme per le procedure pubbliche d’acquisto introdotte con la Legge di Bilancio 2017 – che rappresentano un importante passo avanti verso l’omogeneizzazione dell’utilizzo dei biosimilari – dovrebbero garantire nei prossimi tre anni una minore spesa di oltre 500 milioni di euro. Si tratta di una chance irrinunciabile sia per il Ssn che per il comparto industriale nel suo complesso, nell’ottica della sostenibilità complessiva, a patto che le risorse generate dal mercato dei biosimilari vengano reinvestite fino all’ultimo centesimo per garantire ai pazienti l’accesso ai farmaci innovativi. Questo traguardo può essere raggiunto solo attraverso un dialogo condiviso con le istituzioni e tutti gli stakeholder del settore, con l’obiettivo della piena comprensione del valore di questa risorsa terapeutica al fine di proteggere i pazienti, specie i più deboli, dal rischio di un mancato accesso alle migliori cure ”.

Tra leggi e storia
Il primo prodotto biosimilare è stato prodotto da Sandoz, approvato e introdotto in Australia. Nonostante questo l'Europa è stata la prima realtà a dotarsi di una regolamentazione quadro per i farmaci biosimilari. Infatti, la direttiva 2001 /83/EC Del 2001 e le successive linee guida del 2004 hanno contribuito a rendere trasparente il quadro. Nonostante gli esperti del settore abbiamo sottolineato, da più punti di vista, quanta strada ci sia ancora da fare, l’Europa ha già raggiunto ottimi risultati. Oggi, con il 40%, della quota totale, domina una grossa fetta del mercato mondiale.

01 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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