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Pma. Aumentate dal 15% al 60% le possibilità di portare a termine una gravidanza. I consigli degli esperti


Sono tre per gli esperti dell’Accademia Internazionale della Riproduzione Umana i passaggi per raggiungere con successo la gravidanza: personalizzazione della stimolazione ovarica controllata, conoscenza delle caratteristiche dell’invecchiamento ovarico e osservazione continua delle prime fasi di sviluppo dell’uovo fecondato. Ma anche trasferire nell’utero della donna al massimo di due embrioni

14 MAR - “Denatalità in fortissimo aumento ma soprattutto grandi difficoltà a diventare madri. Una donna su quattro non diventerà mai mamma, e altrettante incontrano serie difficoltà e sempre più spesso si rivolgono alla procreazione assistita. Solo un quarto procrea con semplicità. I motivi? Difficoltà socio-economiche e lavorative ma soprattutto è il vissuto personale della donna stessa a incidere sulla possibilità di realizzare il suo desiderio di maternità”.
 
Sono questi gli scenari descritti da Andrea Genazzani, Segretario Generale della Accademia Internazionale della Riproduzione Umana, il cui Congresso si apre domani a Roma fino al 18 marzo con l'obiettivo di mettere sotto i riflettori difficoltà e opportunità per le donne di giungere ad una gravidanza.
 
“Oggi – ha spiegato –  abbiamo una chiave di lettura diversa da quello che comunemente si afferma sulla mancata procreazione. L’età del primo figlio è sempre più spostata in avanti e spesso non coincide con il suo orologio biologico il cui picco di massima fecondità è tra 16-22 anni. Incide e molto quel lasso di tempo troppo lungo tra la prima mestruazione e il momento della procreazione: 15-20 anni in cui possono accadere molte cose, dalla comparsa della endometriosi alla presenza di fibromi, storie di infezioni genitali ricorrenti e malattie sessualmente trasmesse”.
 
Insomma, mamme a oltre 30 anni (il dato medio italiano è di 30,1) può diventare espressione di molte cose: diabete, obesità, ipertensione, stress lavorativo. Compagni non facili per realizzare quel progetto di vita che include la nascita di un figlio.
 
E allora come fare? La procreazione medicalmente assistita è un degli assist per le donne. Tecniche che nel corso degli anni hanno visto aumentare le percentuali di successo di portare a termine una gravidanza: dal 15 %del passato all’attuale 50-60%.
 
Sono tre per gli esperti i passaggi per giungere alla gravidanza desiderata: la personalizzazione della stimolazione ovarica controllata, la conoscenza delle caratteristiche dell’invecchiamento ovarico e terzo, l’osservazione continua delle prime fasi di sviluppo dell’uovo fecondato.
Soprattutto la nuova indicazione condivisa dagli esperti della riproduzione umana è quella di trasferire nell’utero della donna un solo embrione al massimo due.
 
“E’ preferibile – dichiara Pedro N Barri, Direttore del Centro Dexeus per la salute della Donna, di Barcellona – trasferire un solo embrione se la donna ha meno di 35 anni, due se di età superiore. L’esperienza ci ha dimostrato che il trasferimento di più embrioni ha sempre comportato parti gemellari addirittura trigemini con gravi danni per la salute della mamma e dei bambini. Questi piccoli spesso nascono prematuri, di basso peso e portatori di malattie. I rimanenti ovociti si fanno maturare fino a diventare blastociti. la successiva fase prevede il loro congelamento e utilizzo per una successiva gravidanza in caso di mancato attecchimento dell’embrione.  Si potrà così – aggiunge Barri – con tecniche di osservazione controllata nel tempo, selezionare quell’embrione che ha la massima potenzialità biologica e garantire una sola gravidanza a termine. Certamente bisognerà dare precedenza a quei centri che hanno la tecnologia di garantire e selezionare  quegli embrioni che esprimono la massima potenzialità biologica”.
 
Embrione selezionato ma anche studio delle caratteristiche dell’invecchiamento dell’ovocita. E’ noto che la fertilità femminile diminuisce con l’aumentare dell’età e in parallelo si è sempre più spostata in avanti l’età della prima gravidanza, oltre i 30 anni.” Questa posticipazione - osserva Pasquale Patrizio del Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia alla Yale University e Direttore del centro per la fertilità – comporta a che vi sia una parte molto consistente di donne che ricorre alla procreazione medicalmente assistita anche per la diminuita produzione di follicoli cui si accompagna una minore qualità ovarica. Lo studio delle caratteristiche dell’invecchiamento ovarico è fattibile con specifici marker, in particolare il fattore anti-mulleriano. Non dimentichiamo - ricorda il ginecologo - che anche lo spermatozoo diminuisce in qualità con l’aumentare dell’età maschile per cui lo spermatozoo di un trentenne non sarà mai uguale a quello di un cinquantenne e oltre”.
 
Il terzo importante passaggio è lo studio in continuo delle prime fasi di sviluppo dell’uovo fecondato. Questa procedura viene effettuata all’interno di incubatrici  attraverso l’utilizzo di minuscole telecamere che fotografano momento per momento e durante le 24 ore, lo sviluppo cellulare dell’uovo fecondato, in modo da poter selezionare per  impiantare quello cha ha dimostrato la  massima potenzialità di evoluzione e di impianto.
 
Per le donne si affaccia anche una nuova opportunità: il congelamento degli ovociti a 30 anni o poco più. “Quella percentuale di successo dell’8% - ha spiegato Genazzani – ottenuto in donne quarantenni sale al 35-45% quando si utilizzeranno ovociti raccolti e congelati prima dei 34 anni. La donna realizzata nel lavoro e anche nella vita affettiva potrà avere una gravidanza addirittura con embrioni giovani nati dalle sue giovani uova. D’altronde il congelamento di ovociti è già una tecnica ampiamente consolidata e usata per tutte quelle giovani donne affette da tumore o altre malattie i cui trattamenti specifici distruggono il tessuto ovarico rendendo pressoché impossibile una gravidanza. Ora dopo i trattamenti queste donne, possono concepire un figlio utilizzando il proprio ovocita congelato”.
 

14 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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