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Epilessia. Modelli di PET predicono successo chirurgia

di Will Boggs

Alcuni modelli di traccianti della PET (tomografia a emissione di protoni) possono predire il successo o il fallimento chirurgico per l’epilessia del lobo temporale mesiale. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori francesi il cui studio è stato pubblicato da Neurology.

21 MAR - (Reuters Health) Francine Chassoux e colleghi, del Sainte-Anne Hospital, dell’Università Paris-Descartes, hanno esaminato modelli PET-specifici predittivi di una guarigione dell’epilessia (classi IA, assenza di crisi epilettiche dopo intervento chirurgico) o del fallimento (classe non-IA), in uno studio su 97 pazienti con epilessia del lobo temporale mesiale (MTLE) resistente ai farmaci e sclerosi ippocampale unilaterale.
 
Dopo l’intervento chirurgico, il 45% dei pazienti è rimasto libero da crisi per almeno due anni durante il follow up (range, 2-14 anni) e un ulteriore 40% ha sperimentato un miglioramento significativo. I reperti PET si correlano a esito favorevole, incluso l’ipometabolismo focale temporale anteromesiale, mentre esiti sfavorevoli sono correlati a cambiamenti metabolici extratemporali, in particolare sul fronte della sclerosi ippocampale.

“E’ interessante il fatto che il lato colpito dall’epilessia (e la la conseguente chirurgia) si associ a modelli differenti di di ipometabolismo del glucosio e con il risultato dopo l’intervento – dice Simon S. Keller della University of Research Group Epilepsy di Liverpool – Una sempre più vasta letteratura suggerisce come le manifestazioni delle anomalie cerebrali in questo gruppo di pazienti siano in funzione del lato del cervello colpito dal focus epilettico, ma ancora ignoriamo le ragioni di questo fenomeno. Un altro fatto interessante è che le alterazioni del metabolismo glucidico non sembrano necessariamente connesse ad un cambiamento strutturale del cervello in questo gruppo di pazienti”.

Perché queste evidenze possano influenzare la pratica chirurgica, è importante che si dimostri la loro utilità clinica nei singoli pazienti. L’imaging predittiva potrà avere un interesse reale da parte dei medici quando diranno come gestire clinicamente e chirurgicamente un loro paziente. E’ comunque importante ricordare che i risultati di questo studio si riferiscono a un particolare tipo di paziente (epilessia del lobo temporale) con patologia refrattaria alle terapie farmacologiche. In ogni caso le tecniche di imaging utilizzate in questa ricerca dovrebbero essere studiate anche in altri tipi di epilessia.
 
Fonte: Neurology
 
Will Boggs
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science) 

21 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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