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Lotta all’antibiotico resistenza. Troppe le differenze tra Regione e Regione. In Liguria attivato sistema di sorveglianza e prevenzione


L’Italia è così profondamente divisa da indurre l’Ecdc a bocciare le difformità del sistema. È quanto emerso dall’evento “Stato dell’arte dell’antimicrobial stewardship: esperienze regionali a confronto” organizzati a Milano e Roma con il supporto non condizionato di Msd.Sticchi: “In Liguria attivato sistema di sorveglianza e prevenzione infezioni”. Viscoli: “Mancano risorse e piano nazionale che uniformi le pratiche regionali”. I VIDEO

07 APR - Il fenomeno dell’antibiotico resistenza, che vede il nostro Paese tra i primi tre Stati in Europa con percentuali di resistenza più elevati, dopo Grecia e Turchia, è avvertito in maniera differente tra Regione e Regione. Le differenze tra le varie realtà locali e le problematicità relative al fenomeno dell’antibiotico resistenza sono state al centro dell’evento “Stato dell’arte dell’antimicrobial stewardship: esperienze regionali a confronto” organizzato a Milano e Roma con il supporto non condizionato di Msd. Un evento che ha visto il confronto tra istituzioni, clinici, microbiologi e manager della salute a livello regionale per individuare percorsi condivisi per lo sviluppo di modelli virtuosi.
 
In Liguria, ha spiegato Camilla Sticchi (Alisa), grazie alle azioni messe in campo dalle politiche sanitarie regionali sono state attivate linee di indirizzo sia per quanto riguarda le misure di prevenzione della trasmissione dell’infezione, ma soprattutto è stato istituito un flusso di sorveglianza delle colonizzazioni dei nuovi pazienti ricoverati. “Oggi viene prodotta una puntuale reportistica mensile da parte delle aziende e inviata ad Ars, oggi Alisa. Abbiamo un database e siamo in grado di fornire un dato relativo sia al numero di test effettuati, sia al numero di pazienti sottoposti a screening e quanti di questi sono risultati positivi”. Contemporaneamente, all’interno del piano regionale della prevenzione ha aggiunto, abbiamo previsto come obiettivo “l’esecuzione di un’indagine di prevalenza regionale annuale sulle infezioni correlate all’assistenza e l’utilizzo di antibiotici negli ospedali per acuti basato sul protocollo adottato dall’Ecdc”.
 
Come ha ricordato Claudio Viscoli dell’Università di Genova, nella Regione l’allarme è scattato intorno al 2012. “Alcuni ospedali e gli infettivologi clinici – ha ricordato – hanno iniziato a rendersi conto che ci si stava confrontando con infezioni dovute a microrganismi resistenti a quasi tutti gli antibiotici. Abbiamo iniziato il cosiddetto screening sulla klebsiella pneumoniae multi-resistente per isolare i pazienti portatori, i contatti e per impedire la diffusione in ospedale”. Da quel momento in poi la Regione ha emanato una delibera che ha vincolato le aziende sanitarie a mettere in atto provvedimenti e procedimenti di sorveglianza, ma anche di interventi attivo. “È stato anche messo in atto un sistema di controllo della prescrizione condotto principalmente dagli specialisti di malattie infettive. Purtroppo tutto ciò – ha aggiunto – viene fatto iso-risorse, mentre bisognerebbe investire. Così come manca un Piano che accomuni tutte le Regioni”.
 

 

 
 
 

07 aprile 2017
© Riproduzione riservata

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