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Attenzione all'ictus in gravidanza


In Usa, in un decennio il numero di ictus nelle donne in gravidanza o che avevano partorito da poco è cresciuto del 54 per cento. Lo rivela uno studio pubblicato su Stroke. Urgente monitorare la salute cardiovascolare delle donne e mettere in atto strategie di prevenzione.

01 AGO - I tassi di ictus per le donne in gravidanza o che hanno appena partorito hanno subito un drastico aumento negli ultimi anni secondo uno studio pubblicato su Stroke, uno dei giornali ufficiali dell’American Heart Association.
La ricerca ha analizzato le schede di dimissioni provenienti da 1000 ospedali americani comparando i tassi di ictus verificatisi in donne in gravidanza o che avevano partorito da poco nel 1994-95 e nel 2006-2007. L’aumento è stato impressionante: +54 per cento. Gli ictus, infatti, sono passati da 4085 a 6293.
“Sono sorpresa dell’ampiezza di questo incremento”, ha commentato la principale autrice dello studio Elena V. Kuklina epidemiologa presso la divisione di Heart Disease and Stroke Prevention dei Centers for Disease Control and Prevention. “I nostri risultati indicano una necessità urgente di tenere sotto stretta osservazione il fenomeno. L’ictus è una condizione debilitante ed è necessario fare tutti gli sforzi per prevenirlo”.
I ricercatori puntano il dito sulla maggiore diffusione di fattori di rischio nella popolazione femminile, correlata probabilmente in parte all’innalzamento dell’età del parto. “Quando sei relativamente sana, il rischio di ictus non è così alto”, ha aggiunto Kuklina. “Adesso però, molte più donne che hanno una gravidanza hanno già dei fattori di rischio per l’ictus, come obesità, ipertensione, diabete o malformazioni cardiache congenite. Già la gravidanza è in sé un fattore di rischio, basta che se ne aggiunga un altro perché il rischio di andare incontro a un ictus raddoppi”.
Per questo i ricercatori consigliano la messa a punto di linee guida che consentano ai medici e ai pazienti di monitorare per tutta la gravidanza e per il periodo immediatamente successivo al parto la salute cardiovascolare della donna e che permetta di mettere in atto strategie di prevenzione, se necessario, anche farmacologica.
Ma su questo aspetto, ha sottolineato il team, rimane il vecchio nodo dell’esclusione delle donne in gravidanza dai trial clinici. Insomma, ha concluso la ricercatrice dei Cdc, “abbiamo bisogno di fare più ricerca sulle donne in gravidanza”. 

01 agosto 2011
© Riproduzione riservata

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