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Vaccini. Più formazione degli operatori sanitari e una migliore comunicazione per far crescere le coperture vaccinali


Il nuovo Piano per la prevenzione vaccinale pone obiettivi ambiziosi. Per raggiungerli, occorre che le società scientifiche facciano rete e si impegnino a comunicare prima di tutto ai propri associati le novità previste dal documento, corredate dai dati sull’efficacia e la sicurezza delle vaccinazioni. Se ne è discusso a Milano durante un incontro organizzato da Sanofi Pasteur.

19 MAG - “Il nuovo Piano italiano per la prevenzione vaccinale 2017-2019 è probabilmente il più avanzato al mondo, la vera sfida adesso è quella di dargli gambe, cioè fare in modo che raggiunga obiettivi di copertura importanti”.
Sintetizza così le milestone dei prossimi mesi Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all’Università degli Studi di Firenze e coordinatore scientifico del Calendario per la vita, intervenuto a Milano per partecipare all’incontro sulle malattie infettive “Proteggere la vita ad ogni età, una missione e un impegno comuni” organizzato da Sanofi Pasteur, la divisione di Sanofi specializzata in vaccini a uso umano. Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di copertura contenuti nel Piano, gli esperti non hanno dubbi su quali siano le strade da percorrere: migliorare la comunicazione con i cittadini, rendere più efficiente il sistema organizzativo e sensibilizzare maggiormente gli operatori sanitari, formandoli sulle novità contenute nel documento.

“Gli obiettivi del piano sono molto ambiziosi – ha sottolineato Giancarlo Icardi, ordinario di Igiene all’Università degli Studi di Genova e coordinatore del gruppo vaccini di Siti, la Società italiana di igiene e sanità pubblica – ben venga il tavolo di lavoro per il Calendario della vita per riuscire a garantire modelli organizzativi efficienti, cui si deve sommare una sorveglianza attiva delle infezioni e una comunicazione efficace al pubblico. La vaccinazione non è un dovere, ma un diritto alla salute”.
 
I dati
Gli ultimi dati disponibili sulla copertura vaccinale non sono incoraggianti e vedono come ha evidenziato Carlo Signorelli, Past President di Siti, la Società italiana di igiene e sanità pubblica: “Un preoccupante calo delle più importanti vaccinazioni dell’infanzia. Per quanto riguarda le malattie i cui antigeni sono contenuti nel vaccino esavalente che si fa nel primo anno di vita, siamo scesi al 93,6% su base nazionale, con più della metà delle regioni sotto il 95%, soglia di sicurezza affinché non si ripresenti la malattia”. Non possiamo rischiare di vedere in Italia malattie che pensavamo sconfitte. Icardi ha quindi evidenziato l'importanza del nuovo Pnpv 2017/2019, le sfide e gli obiettivi per la sua corretta implementazione. 

Durante l’incontro non si è discusso solo dell’importanza della prevenzione vaccinale, ma anche del ruolo delle società scientifiche nell’informare e aggiornare i propri associati, prima ancora dei pazienti: “Gli operatori devono essere adeguatamente informati sulle diverse caratteristiche dei vaccini introdotti e sui dati di efficacia e sicurezza – ha affermato Susanna Esposito, professore ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Perugia e presidente dell’Associazione mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) – il rischio che corriamo altrimenti è che un’eventuale confusione possa peggiorare l’attuale esitazione vaccinale”. I dati sull’immunizzazione dell’infanzia mostrano infatti che molti genitori preferiscono “ritardare” le dosi di vaccino: nel 2015 per esempio l’esavalente ha raggiunto una copertura superiore al 95% a 36 mesi e non a 24.
 
I medici di prima linea
A parlare direttamente con le persone ci sono loro, pediatri e medici di famiglia che hanno l’onere di indirizzare le famiglie verso i Centri di prevenzione. “Fino a qualche anno fa il medico indicava al paziente la vaccinazione come prospettiva positiva – ha sostenuto Silvestro Scotti, Segretario nazionale della Fimmg Federazione italiana medici di medicina generale – oggi invece occorre una presa in carico comunicativa da parte del medico, che diventa veicolo di un’informazione che va al di là di ciò che può essere trasmesso con lettere o pannelli informativi. Iil contributo che possiamo dare come Fimmg è interrogarci su come organizzare i modelli di comunicazione e di realizzazione di questo Piano”.
 
Per Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri, “il medico deve riappropriarsi del rapporto di fiducia con il paziente, rispondendo ai dubbi anche legittimi che la popolazione può avere sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini”. Alberto Villani, presidente della Società italiana di Pediatria, ha riportato che negli scorsi mesi si sono verificati casi di pertosse e morbillo in bambini rispettivamente con meno di 90 giorni e al di sotto di un anno di età, quindi non vaccinabili: “I pediatri hanno un osservatorio ‘privilegiato’ perché si occupano da un lato di prevenzione e dall’altra hanno una testimonianza diretta di ciò che accade ai bambini colpiti da malattie infettive. Vedere gli esiti di malattie che molti ritengono scomparse dà una forte motivazione per far sì che tutti i bimbi vengano vaccinati”.
 
L’antinfluenzale
Quando si parla di immunizzazione non si può tralasciare quella dall’influenza, che miete ogni anno migliaia di vittime, soprattutto nei pazienti che presentano comorbidità, e nonostante questo sembra non far paura. “Oltre il 40% della popolazione ultracinquantenne italiana che non si vaccina dichiara di non sentirsi un soggetto a rischio”, ha spiegato Ketty Vaccaro, responsabile Area welfare e salute del Censis. “A questi – ha aggiunto – si somma poi un 37% di persone che teme i rischi della vaccinazione e un 29,3% che nutre dubbi sull’efficacia dell’anti-influenzale”. Chi, invece, sceglie di immunizzarsi dall’influenza nel 40% dei casi lo fa perché consigliato dal proprio medico.
 
Durante la prossima stagione influenzale sarà disponibile il nuovo vaccino antinfluenzale quadrivalente di Sanofi Pasteur che si aggiungerà a quelli già disponibili in commercio. “Sappiamo dalla ricerca scientifica che i virus influenzali sono una famiglia composta da virus di tipo A e di tipo B”, ha spiegato Francesco Vitale, ordinario di Igiene all’Università di Palermo. I vaccini trivalenti contengono due virus A e un solo B e questo pone dei problemi di adeguatezza del vaccino all’attuale epidemiologia: “Il virus B negli anni ‘80 si è differenziato in due linee che oggi co-circolano costantemente”, ha continuato Vitale. Da qui la necessità di un quadrivalente, che contenga due A e due B, come indicato anche dall’OMS sin dal 2012”. “La sfida non è stata da poco – ha ammesso Giovanni Checcucci Lisi, responsabile medico di Sanofi Pasteur – per riuscire ad avere un vaccino con alti standard di qualità, efficacia e sicurezza servono anni di studi clinici. Grazie a questo sforzo, quest’anno Sanofi Pasteur lancerà un nuovo vaccino quadrivalente in grado di proteggere contro questi 4 tipi influenzali e portare un’ampia protezione alla popolazione italiana”.
 
Infine l’introduzione del vaccino quadrivalente antinfluenzale nel contesto italiano, commenta Francesco Mennini, Direttore del centro di ricerche per le valutazioni economiche dell’Università Tor Vergata di Roma, porta con sé numerosi vantaggi economici. Gli studi realizzati hanno infatti dimostrato che la copertura più ampia del nuovo vaccino quadrivalente, rispetto alla vaccinazione trivalente, riduce il carico della malattia, e di conseguenza anche i costi ad essa correlati (ospedalizzazioni, visite e consumo di farmaci), e risulta sostenibile nella prospettiva sia del Servizio Sanitario Nazionale sia della società (costo-efficace).

19 maggio 2017
© Riproduzione riservata

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