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Tumore ovaio. Nel “Dna spazzatura” scoperti dei possibili nuovi marcatori utili nella prognosi nella fase iniziale


Una ricerca del Mario Negri si è concentrata sul cosiddetto Dna spazzatura fino a poco tempo fa ritenuto privo di interesse. E in questa parte del Dna i ricercatori hanno individuato tre lncRNAs, che sembrano essere un marcatore predittivo di sopravvivenza e di ricaduta della malattia. “Siamo ancora all'inizio – spiega Maurizio D’Incalci, Capo Dipartimento di Oncologia - ma i risultati di questo studio ci suggeriscono che siamo sulla strada giusta”.

22 GIU - Uno dei principali risultati del progetto Genoma, cioè del completamento della sequenza del Dna umano,  è che quello che fino a qualche anno fa veniva considerato come Dna ‘spazzatura’ ha invece importanti funzioni regolatorie per la cellula.

Il Dna codificante che rappresenta solo il 2% di tutto il Dna, fino a poco tempo fa, era ritenuto la sola parte di genoma in cui è contenuta la memoria genetica. Grazie all’avvento delle nuove tecnologie, è stato possibile  scendere dalla punta dell’iceberg  per cercare di capire  se, in quello che una volta era ritenuto Dna spazzatura, ci possano essere delle  informazioni utili per la prognosi delle pazienti affette da tumore.

Uno studio sostenuto da Airc, con il contributo di Cloud4Care e Sia, recentemente pubblicato sulla rivista Clinical Cancer Research, si è concentrato, in particolare, sul ruolo di lunghi Rna non codificanti (lncRNAs), che fanno appunto parte del Dna ‘spazzatura’. Una firma molecolare  basata sui livelli di espressione di tre lncRNA è risultata avere un ruolo prognostico  nelle pazienti affette da tumore epiteliale maligno dell’ovaio in fase iniziale (stadio I).

“Abbiamo individuato – spiega Maurizio D’Incalci, Capo Dipartimento di Oncologia dell’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano - tre lncRNAs, che sembrano essere un marcatore predittivo di sopravvivenza e di ricaduta della malattia. Siamo ancora all'inizio, ma i risultati di questo studio ci suggeriscono che siamo sulla strada giusta”.

Questi dati, dopo una validazione su altre casistiche ed integrati ad altri parametri biologici e clinici, saranno applicati per definire il rischio di recidiva delle pazienti con carcinoma dell'ovaio al primo stadio in modo più preciso. Molte pazienti con carcinoma dell'ovaio al primo stadio sono ancora in età fertile e se il rischio di recidiva è molto basso possono  decidere di intraprendere una gravidanza. Soltanto le pazienti  ad  alto rischio di recidiva  riceveranno una chemioterapia post-chirurgica, mentre le altre pazienti potranno essere seguite con controlli periodici evitando terapie farmacologiche, spesso associate ad effetti collaterali.
 
Lorenzo Proia

22 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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