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I bambini dormono meglio nella loro cameretta

di Lisa Rapaport

Dormire in stanza con mamma e papà può coincidere con una peggiore qualità del sonno del bimbo. A evidenziarlo uno studio su Sleep Medicine

04 SET - (Reuters Health) – Dormire in una stanza diversa da quella di mamma e papà farebbe bene al sonno del piccolo, aiutandolo a riposare più a lungo e ad addormentarsi prima. A evidenziarlo è stato uno studio pubblicato su Sleep Medicine e coordinato da Jodi MIndell, dello Sleep Center al Children’s Hospital di Philadelphia (USA).

Lo studio è stato eseguito su bambini di età compresa tra sei e 12 mesi. I ricercatori hanno esaminato i dati di un questionario compilato dai genitori di 6.236 bambini negli USA e 3.798 in un campione internazionale tra Australia, Brasile, Canada, Regno Unito e Nuova Zelanda. Tutti i partecipanti utilizzavano un’applicazione per smartphone per il sonno dei bambini.

Complessivamente, circa il 37% dei bambini negli USA e il 48% del campione internazionale dormiva in una stanza separata rispetto ai genitori. In entrambi i gruppi, i genitori dei bambini che dormivano in una stanza separata avevano riferito che i neonati impiegavano meno tempo per addormentarsi, dormivano di più nel corso delle 24 ore e trascorrevano più tempo dormendo di notte.
“Ci sono diverse ragioni per cui i bambini dormono meglio nella loro stanza – afferma Mindell – Uno dei motivi principali è che hanno più capacità di auto-consolarsi per dormire”. I genitori che mettono a dormire i figli in stanze separate, infatti, hanno meno probabilità di dare del latte al bimbo per farlo addormentare o se si dovesse svegliare di notte.
 
Lo studio è anche in contrasto con le raccomandazioni dei pediatri. Lo scorso anno, l’American Academy of Pediatrics ha rilasciato nuove linee guida che raccomandano che i neonati dormano nella stessa camera dei genitori per almeno i primi sei mesi di vita, per ridurre al minimo il rischio di ‘morte in culla’. Idealmente, i bambini dovrebbe dormire con i genitori per un anno.
“Una volta che il bambino ha superato il rischio di morte improvvisa – spiega Mindell – i genitori possono però decidere cosa è meglio per loro”. Le raccomandazione, infatti, sono rivolte al periodo in cui è più alto il rischio di morte in culla, dalla nascita a sei mesi, “ma il rischio c’è anche nei bambini più grandi”, ha sottolineato Lori Feldman-Winter, coautore delle linee guida dell’AAP.
 
Fonte: Sleep Medicine
 
Lisa Rapaport
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Nutri&Previeni)

04 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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