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Studio Usa. L‘uso regolare dei disinfettanti ospedalieri aumenta rischio BPCO tra infermieri

di Maria Rita Montebelli

L’allarme viene da Milano con uno studio osservazionale presentato al congresso annuale della European Respiratory Society e condotto su oltre 55 mila infermiere americane. I risultati suggeriscono un aumento del  rischio di BPCO del 22-32% tra chi fa uso regolare dei disinfettanti impiegati in ospedale per la pulizia di pavimenti, mobili e strumentario chirurgico. E’ la prima osservazione di questo tipo e merita dunque conferma da ulteriori studi. Sul banco degli imputati anche la comune candeggina e l’acqua ossigenata

18 SET - Un uso regolare dei disinfettanti utilizzati in ambiente ospedaliero, espone al rischio di sviluppare una broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco). La notizia bomba viene da Milano, dove si è svolta quest’anno  l’edizione annuale del congresso della European Respiratory Society (ERS) e non ha mancato di far alzare più di un sopracciglio tra il personale medico (e non solo) presente al congresso. Perché questa ricerca, presentata dalla dottoressa Orianne Dumas, dell’Inserm di Villejouf (Francia) è stata condotta tra 55 mila infermiere americane, con l’obiettivo di rilevare l’incidenza di questa malattia e i suoi possibili fattori di rischio.
 
A rischio alcune manovre abituali nei reparti e negli ambulatori medici, quali disinfettare le superfici. Sul banco degli imputati, una serie di sostanze chimiche contenute nei disinfettanti abitualmente utilizzati, che aumenterebbero il rischio di BPCO del 22-32%.
 
I ricercatori francesi hanno analizzato i dati relativi a 55.185 infermiere arruolate nel Nurses’Health Study II americano (uno studio avviato nel 1989 e coordinato dalla Channing Division of Network Medicine, Brigham and Women's Hospital e Harvard Medical School, Boston, USA), concentrandosi sulle infermiere ancora in attività e senza storia di BPCO nel 2009, quindi sottoposte a follow up fino al maggio 2017. In questo lasso di tempo, a 663 infermiere di questa coorte è stata fatta diagnosi di BPCO. L’esposizione ai disinfettanti è stata valutata attraverso un questionario e i risultati sono stati corretti per abitudine tabagica, età, indice di massa corporea ed etnia.
 
“Abbiamo evidenziato – spiega la Dumas – che le infermiere che utilizzano su base regolare dei disinfettanti per pulire le superfici (almeno una volta a settimana) presentano un rischio di sviluppare BPCO aumentato del 22%. E’ emerso anche un possibile legame tra la pratica di utilizzare questi prodotti per disinfettare gli strumenti e la BPCO, ma i risultati non sono apparsi statisticamente significativi”.
 
Gli autori della ricerca sono dunque andati ad esaminare il livello di rischio comportato dai singoli disinfettanti, quali glutaraldeide (disinfettante utilizzato per gli strumenti chirurgici), candeggina, acqua ossigenata, alcol e composti all’ammonio quaternario (più spesso usati per la disinfezione di superfici quali pavimenti e mobilio); tutti questi sono risultati correlati ad un aumentato rischio di BPCO compreso tra il 24 e il 32%.
“Nella popolazione presa in esame – prosegue la Dumas – abbiamo rilevato che il 37% degli infermieri aveva l’abitudine di utilizzare questi disinfettanti per pulire le superfici su base settimanale, mentre il 19% li utilizzava per la disinfezione degli strumenti chirurgici”.
 
Studi condotti in precedenza avevano già messo in luce un legame tra esposizione ai disinfettanti e problemi respiratori, come l’asma, tra i lavoratori sanitari. Molto meno noto era il legame tra queste sostanze chimiche e la BPCO, sebbene due studi recenti su popolazioni europee abbiano evidenziato che lavorare come pulitore si associa ad un aumentato rischio di sviluppare BPCO. Questo studio presentato al congresso milanese rimane tuttavia il primo ad aver indicato un link tra esposizione ai disinfettanti usati in ambito ospedaliero e BPCO. Si tratta di uno studio osservazionale e in quanto tale si può parlare solo di ‘associazione’ e non di ‘relazione di tipo causa- effetto’ tra esposizione ai disinfettanti e sviluppo di BPCO.
 
“I nostri risultati sottolineano l’urgente necessità di integrare delle considerazioni di salute occupazionale – prosegue la Dumas - nelle linee guida per la pulizia e la disinfezione in ambienti sanitari come gli ospedali. Si tratta di risultati preliminari che andranno confermati da ulteriori ricerche. In particolare bisognerà esplorare l’impatto sulla BPCO di un’esposizione occupazionale a sostanze chimiche per tutta la vita lavorativa e chiarire il ruolo di ogni singolo specifico disinfettante. Speriamo di essere supportati economicamente in questa parte della ricerca dai Centers for Disease Control and Prevention statunitensi”.
 
Va poi anche considerato che alcuni di questi disinfettanti, quali candeggina e composti all’ammonio quaternario, sono utilizzati di frequente anche in ambiente domestico e il potenziale impatto che questi possono avere sullo sviluppo della BPCO non è al momento noto. Altri studi hanno evidenziato un legame tra asma ed esposizione a prodotti di pulizia e disinfettanti casalinghi, come candeggine e spray.
Insomma siamo solo all’inizio di questo filone di ricerca, ma il dado è stato tratto.
 
Maria Rita Montebelli

18 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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