Quotidiano on line
di informazione sanitaria
Giovedì 25 APRILE 2024
Scienza e Farmaci
segui quotidianosanita.it

Insonnia. I “fusi del sonno” predicono la risposta alla terapia cognitivo-comportamentale

di Anne Hardin

La profondità dei meccanismi cerebrali che regolano il sonno possono contribuire o meno al successo della terapia cognitiva-comportamentale utilizzata per trattare l’insonnia. A dirlo uno studio canadese pubblicato dal Sleep Medicine

29 SET - (Reuters Health) – Le persone con maggiore profondità dei fusi del sonno – treni di scariche elettriche che si verificano nelle fasi avanzate del sonno – rispondon meglio alla terapia cognitiva-comportamentale (CBT) utilizzata per l’insonnia, rispetto alle persone che hanno una minore attività cerebrale in tal senso.

“La terapia cognitiva-comportamentale è il trattamento di prima linea dell’insonnia, tuttavia circa il 40% dei pazienti non migliora con questo approccio”, sottolinea Thien Thanh Dang-Vu , dell’Università Concordia di Montreal, principale autore dello studio che ha fatto emergere questa evidenza.

Dang-Vu e colleghi hanno esaminato le varie oscillazioni che si vericano durante la fase 2 e la fase 3 in risposta alla CBT. Le attività regolatorie del sonno sono state associate a miglioramenti notturni nella memoria e nella capacità intellettiva e svolgono un’azione di filtro degli stimoli uditivi durante il sonno. “Questa attività regolatoria agirebbe con un meccanismo di gating per proteggere il cervello che dorme – sottolineano i ricercatori – Inoltre, la profondità del meccanismo sembrerebbe essere una caratteristica individuale stabile”. Allo studio hanno partecipato 24 persone con insonnia cronica che sono state sottoposte a una serie di misure della qualità del sonno prima e dopo avere completato un programma di CBT di sei moduli. I moduli riguardavqno l’igiene del sonno, la psicoeducazione, i ritmi circadiani, il controllo degli stimoli e il rilassamento. Ogni seduta settimanale ha avuto una durata di 90 minuti.

Sulla base dei risultati ottenuti con il Pittsburgh Sleep Quality Index durante i 12 mesi di follow up, una minore profondità dei meccanismi regolatori prima della terapia cognitiva-comportamentale è stata associata a un più scarso miglioramento dell’insonnia post CBT e a una ridotta qualità del sonno. Qualora i risultati venissero confermati, i medici potrebbero misurare la profondità dei meccanismi regolatori del sonno di un paziente per prevedere se risponderà alla CBT. I farmaci che aumentano la profondità di tali circuiti nervosi del sonno potrebbero contribuire ad aumentare la risposta alla CBT. Sno comunque necessari ulteriori studi, su campioni più numerosi.

Fonte: Sleep Medicine

Anne Hardin

(Versione Quotidiano Sanità/Popular Science)

29 settembre 2017
© Riproduzione riservata

Altri articoli in Scienza e Farmaci

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy