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Inibitori di pompa protonica: se presi a lungo raddoppiano il rischio di cancro dello stomaco nei soggetti eradicati per Helicobacter pylori

di Maria Rita Montebelli

Il nuovo allarme viene da uno studio di popolazione condotto ad Hong Kong. Si tratta di un’analisi osservazionale, non in grado di provare un rapporto di causa-effetto, dalla quale emerge tuttavia una chiara relazione dose-risposta e tempo-risposta. Nei soggetti sottoposti ad eradicazione per Helicobacter pylori che proseguivano i PPI per oltre un anno, il rischio di cancro dello stomaco era più che raddoppiato; in quelli che superano i tre anni di PPI, ad eradicazione avvenuta, il rischio aumentava di 8 volte

02 NOV - Un uso prolungato di inibitori di pompa protonica (PPI) nei soggetti sottoposti ad eradicazione per infezioen da Helicobacter pylori (HP) sembra raddoppiare il rischio di cancro dello stomaco. E’ quanto emerge da uno studio appena pubblicato su Gut  che si va ad aggiungere alla lista nera degli effetti di una terapia in cronico, spesso fuori indicazione, degli inibitori di pompa.
 
E’ noto da tempo che l’impiego di questi farmaci per lunghi periodi determina un peggioramento dell’atrofia gastrica, soprattutto tra i pazienti con infezione da Helicobacter pylori.
Ka Shing Cheungdell’Università di Hong Kong e colleghi sono andati ad analizzare un database sanitario di Hong Kong, individuando così i pazienti adulti ai quali era stata prescritta la triplice terapia eradicante a base di claritromicina per HP tra il 2003 e il 2012; i soggetti che fallivano l’eradicazione, quelli ai quali veniva diagnosticata una neoplasia dello stomaco entro un anno dalla terapia contro l’HP e quelli con ulcera gastrica sono stati esclusi dall’analisi. Analogamente sono stati esclusi tutti i pazienti ai quali erano stati prescritti PPI o H2RA (H2 antagonisti) entro 6 mesi dalla diagnosi di neoplasia dello stomaco.
 
Al termine di questa ‘scrematura’ restavano circa 64 mila soggetti in trattamento con PPI, eleggibili per la valutazione del rischio di sviluppare una neoplasia dello stomaco.
Il follow up medio di questa coorte di pazienti è durato fino a 7,6 anni e i risultati dimostrano che l’impiego di PPI risulta associato ad un rischio più che raddoppiato di sviluppare un cancro dello stomaco (HR 2.44); rischio assente per i soggetti in terapia con H2 antagonisti.
 
Il rischio di sviluppare un tumore aumenta con la durata del trattamento a base di PPI (HR 5.04 per i soggetti in trattamento ≥ 1 anno; HR 6,65 per i soggetti in trattamento ≥ 2 anni; HR 8,34 per i soggetti in trattamento ≥ 3 anni).
 
Gli autori concludono dunque che un trattamento prolungato con PPI, anche nei soggetti  sottoposti con successo alla terapia eradicante anti-HP, si associa ad un aumentato rischio di sviluppare un tumore dello stomaco. Il loro consiglio dunque è di essere cauti nel prescrivere per lunghi periodi i PPI , anche nei pazienti eradicati con successo.
 
Lo studio potrebbe essere gravato da un bias geografico (il tumore dello stomaco è più prevalente nelle popolazioni asiatiche); questi risultati inoltre contrastano con uno studio di follow-up sul pantoprazolo commissionato dalla FDA che non ha riscontrato un aumentato rischio di tumore dello stomaco, anche a seguito di un’esposizione prolungata ai PPI. La prudenza rimane comunque d’obbligo e la somministrazione di questi farmaci sul lungo periodo andrebbe riservata solo ali pazienti con una chiara indicazione.
 
Maria Rita Montebelli

02 novembre 2017
© Riproduzione riservata

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