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Nadia Toffa, una di noi

di Elisabetta Iannelli (Aimac)

Nadia è come tanti di noi, è una giovane donna che si è scontrata con il cancro e ha voluto chiamarlo per nome perché così il nemico è già più debole e può essere sconfitto, perché la vita é vita e continua ad essere tale anche dopo il cancro. Grazie Nadia e grazie anche per aver sottolineato con fermezza che le uniche cure da fare sono quelle validate dalla scienza e prescritte dalla medicina ufficiale

13 FEB - Occhi lucidi ma sguardo determinato, con quella luce che è sete di vita, forza dirompente che non permette al cancro di metterti in ginocchio, coraggio per sé e per gli altri per affermare di essere prima di tutto persona; desiderio, anzi, pretesa, di normalità, di voler essere considerata normale tra i normali.
 
Nadia Toffa con il suo messaggio semplice, forte e coraggioso ha fatto outing e contribuito a sdoganare un tabù ed anzi, è andata oltre: un vero e proprio "cancer pride" come da tempo vado affermando.

Non per dire che sono orgogliosa di aver avuto un cancro ma per affermare che sono orgogliosa di averlo saputo affrontare con forza e determinazione, a testa alta!

È vero: "Noi malati di cancro siamo dei guerrieri, dei fighi pazzeschi" perché abbiamo affrontato una grande prova, una prova difficile e dolorosa e questo significa che siamo in grado di affrontare le difficoltà della vita, in famiglia, sul lavoro, meglio di tanti altri che hanno la vita facile. Sono da sempre convinta che le difficoltà acuiscono l'intelligenza e rafforzano la volontà ed è per questo che siamo ancor più preziosi dopo una prova importante come l'aver avuto un tumore e questo sarebbe importante che lo comprendessero bene tutti coloro i quali non fanno affidamento sui malati di cancro, che li discriminano, che li licenziano o che gli impediscono di adottare un bambino.
 
Nadia è come tanti di noi, è una giovane donna che si è scontrata con il cancro e ha voluto chiamarlo per nome perché così il nemico è già più debole e può essere sconfitto, perché la vita é vita e continua ad essere tale anche dopo il cancro. Ed allora se è vita, va vissuta in ogni istante. Ma se chi si ammala di cancro prova vergogna, allora rinuncia già un po' a vivere. Ha ragione Nadia a dire ad alta voce di non vergognarsi di avere un cancro, di non vergognarsi di portare una parrucca (anche se queste parole rinnovano la sofferenza per la perdita dei capelli e gli occhi si riempiono di lacrime trattenute), di non nascondersi al mondo a causa della malattia.

E quante energie, quanta fatica, quanto sarà costato a Nadia parlare di sé mettendo la sua storia al servizio degli altri malati per dar loro forza, per farli sentire meno soli nella difficoltà e soprattutto per dare il suo personale contributo al superamento dello stigma che ancora troppo spesso affligge i malati di cancro. Concluso il coming out, la nostra Nadia, pur felice ed orgogliosa di avercela fatta, si sarà sentita esausta per aver dato tutta se stessa. Grazie Nadia e grazie anche per aver sottolineato con fermezza che le uniche cure da fare sono quelle validate dalla scienza e prescritte dalla medicina ufficiale.
 
Elisabetta Iannelli
Vice Presidente Aimac


13 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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