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Il consumo di cibi processati aumenta del 10% il rischio di cancro e in particolare di quello della mammella

di Maria Rita Montebelli

Stiamo parlando di una vsta gamma di prodotti alimentari (prodotti industriali da forno, dolciumi, snack, cereali zuccherati, bevande gassate, cibi pronti e carni processate). L’allarme viene da un vasto studio di coorte francese che ha coinvolto negli anni dal 2009 al 2017 oltre centomila persone. E’ la prima volta che si evidenzia un rischio di questo genere; se il dato venisse confermato da studi ulteriori potrebbe significare che in futuro assisteremo ad un aumento dei casi di tumore legati al consumo di questi cibi di facile reperibilità e basso costo

19 FEB - Gli alimenti processati e ultra-processati (prodotti industriali da forno, dolciumi, snack, cereali zuccherati, bevande gassate, cibi pronti e carni processate), che rappresentano ormai in media da un quarto alla metà delle calorie assunte ogni giorno con la dieta, si distinguono spesso per la loro bassa qualità nutritiva (sono ricchi di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale aggiunti, oltre che poveri di fibre e di vitamine) e per la presenza di additivi oltre che di numerose sostanze derivanti dal packaging e altre che si formano durante al filiera produttiva, alcune delle quali con potenzialità cancerogene (acrilamide, amine eterocicliche, idrocarburi aromatici policiclici).
 
Alcuni studi hanno già messo in evidenza la presenza di una relazione tra consumo di cibi processati, ultra-processati e aumentata incidenza di dislipidemia, maggior rischio di sovrappeso/obesità, e ipertensione. Non esistevano finora studi sul rischio di cancro ma numerose ricerche hanno evidenziato l’effetto potenzialmente cancerogeno di una serie di composti che si trovano in genere nei cibi processati.
 
Un grande studio di coorte prospettico francese, il NutriNet-Santé, è andato a valutare l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e rischio di cancro. La coorte in esame comprendeva 104.980 partecipanti maggiorenni (età media  42,8 anni) per i quali sono state raccolte le abitudini dietetiche utilizzando diverse registrazioni dell’apporto alimentare delle 24 ore, strutturate in modo da raccogliere i cibi consumati dal paziente tra 3.300 alimenti diversi. Questi sono stati in seguito categorizzati in base al grado di processamento, ricorrendo alla classificazione NOVA.
 
I ricercatori sono andati successivamente a valutare la presenza di associazioni tra consumo di cibi processati e ultra-processati con vari tipi di tumore (mammella, prostata, colon retto e numero di tumori complessivo).
 
Da questa enorme mole di dati emerge che il consumo dei cibi processati e ultra-processati si associa con aumento del rischio globale di cancro pari al 10%, mentre il rischio di cancro della mammella appare maggiorato dell’11%. I risultati dello studio sono pubblicati su British Medical Journal.
 
Questo è quanto per ora si può dire di uno studio con questo disegno; per valutare la presenza di un nesso causa-effetto sarà necessario imbastire nuovi studi in grado di rispondere a questa specifica domanda. Ma l’allarme è stato lanciato e il consiglio degli autori per ora è quello di evitare di nutrirsi costantemente con junk food, merendine, carni processate e soda drinks.
 
Qualora i risultati di questo studio venissero confermati anche in altri contesti e su altre popolazioni, questo implicherebbe che il consumo di cibi processati,  in crescita costante, potrebbe avere come spiacevole ricaduta anche quello di un aumento di casi tumore nelle prossimi decadi.
 
Maria Rita Montebelli

19 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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