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Value Based Healthcare. Per una sanità basata sul valore con al centro il paziente

di Michela Perrone

A Milano un convegno sull’evidence based healthcare ha fatto il punto sulle esperienze italiane e sulla direzione che il sistema sanitario nazionale dovrà prendere nei prossimi anni se si vuole salvaguardare la sua universalità e sostenibilità

04 MAG - “Creare una sanità basata sul valore è la sfida più importante che ci attende per mantenere il nostro sistema così come lo conosciamo: universalistico, sostenibile e accogliente nei confronti dell’innovazione. Da parte nostra stiamo lavorando per applicare questi concetti”.
Si è espresso in questi termini Andrea Urbani, direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute, ieri a Milano per il convegno “Value Based Healthcare. Una strategia per l’Italia” promosso da Medtronic Italia.
 
I sistemi sanitari si trovano infatti a gestire la complessa sfida di rispondere ai bisogni assistenziali della popolazione, evitando di aumentare ulteriormente i costi e garantendo qualità e innovazione. Il progressivo invecchiamento e l’aumento dell’incidenza delle malattie croniche sono due tra i più importanti fattori socio-demografici che mettono in grande difficoltà i sistemi sanitari di tutto il mondo, organizzati per far fronte a episodi acuti e non attrezzati per una presa in carico del paziente a lungo termine.
 
Durante la giornata è stato presentato il report The Value Agenda for Italy, realizzato da Medtronic Italia in collaborazione con Vihtali, spin off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Il report ha l’obiettivo di offrire al Paese raccomandazioni operative della Value Based Health Care (Vbhc), la strategia che intende definire nuovi modelli sanitari basati sul valore, per migliorare gli esiti di salute dei pazienti, pur contenendo le risorse per la crescita sostenibile del Servizio Sanitario Nazionale.
 
Il report
Il documento identifica cinque domini di riferimento per stabilire programmi innovativi che riportino al centro il paziente (e non l’ospedale) e che siano in grado di valutare il percorso terapeutico nella sua complessità, concentrandosi sugli esiti clinici e non più sulle singole prestazioni erogate, risparmiando dove possibile.
I cinque pilastri sono:
1) Approccio multidisciplinare e paziente-centrico alle cure;
2) Identificazione di gruppi omogenei di pazienti sui quali impostare modelli di presa in carico innovativi e modelli di finanziamento complessivi per il percorso di cura;
3) Focus centrale sugli esiti rilevanti per i pazienti;
4) Integrazione tra i diversi livelli di assistenza e sviluppo di centri ad alta concentrazione delle specialità;
5) Piattaforme informatiche integrate e facilmente fruibili che restituiscano informazioni di esito, di aderenza terapeutica e di costo.
“Il report presentato oggi riassume il lavoro avviato più di un anno fa e che ha coinvolto tutti gli attori del sistema salute, con l’obiettivo comune di arrivare alla realizzazione di una value based healthcare, ovvero alla costruzione di un’assistenza sanitaria basata sugli esiti di salute generati anziché sui volumi di prestazioni erogate – ha dichiarato Michele Perrino, presidente e amministratore delegato di Medtronic Italia – Da parte nostra promuoviamo modelli di valore per ridurre i costi e migliorare gli esiti di salute dei pazienti”.
 
Le esperienze italiane
“La Regione Lombardia è stata tra i primi in Europa a provare ad applicare concretamente i concetti dell’evidence based healthcare – ha ricordato l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera – Lo abbiamo fatto avviando la sperimentazione di un nuovo modello di presa in carico del paziente cronico, provando a sostituire il sistema ospedalo-centrico e frammentato con uno a rete, dove i diversi attori collaborano e in cui è prevista un’unica tariffa di presa in carico”. Oggi questo modello è realtà, ma l’assessore non nasconde le resistenze di un sistema iper-specializzato, basato sul lavoro del singolo e con una medicina del territorio staccata da quella ospedaliera: “Serve un salto culturale per poter risolvere le difficoltà emerse”, evidenzia.
 
Il problema di “mentalità” è stato riscontrato anche da Massimo Massetti, direttore dell’Unità operativa complessa di Cardiochirurgia del Policlinico universitario Gemelli di Roma, che cinque anni fa ha avviato la trasformazione puntando al valore e cercando di superare gli steccati di una sanità a silos. Sono tre le direzioni verso le quali Massetti e colleghi hanno lavorato: “In primis il cambio di mentalità, introducendo un approccio multidisciplinare che deve essere comune a tutto il personale di cura – spiega il direttore della Cardiochirurgia dell’ospedale romano – Poi un percorso clinico organizzato trasversalmente attraverso le diverse unità ospedaliere. Infine, una nuova metodologia di lavoro basata sulla comunicazione e sulla messa in comune delle informazioni relative ai pazienti”. Tra gli aspetti da implementare in futuro Massetti segnala “la promozione dell’umanizzazione delle cure. È impensabile pensare di costruire una sanità centrata sul paziente ignorando il suo benessere all’interno del percorso di cura”.
 
Michela Perrone

04 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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