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Primo malato di tumore al cervello curato in Italia con un fascio di protoni

di Laura Berardi

Il centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao), inaugurato a Pavia lo scorso anno, ha completato il primo ciclo di cure per un paziente malato di cancro al cervello. La tecnologia sfrutta un acceleratore di particelle e promette di avere una precisione sub-millimetrica.

22 NOV - Un raggio di protoni può curare i tumori. Non è fantascienza, ma realtà, da oggi anche in Italia: ha infatti completato il suo trattamento presso il Centro nazionale di adroterapia oncologica (Cnao) di Pavia il primo malato italiano affetto da un tumore raro, situato alla base della testa, curato con la tecnica innovativa.
Quando si parla di fasci di particelle di solito si pensa ai grandi acceleratori degli esperimenti di fisica che si usano per studiare le proprietà della materia. Ma in realtà questi macchinari sono impiegati molto più spesso in medicina che non per le applicazioni della fisica atomica. In particolare vengono usati per la cosiddetta terapia adronica – o appunto adroterapia –una forma di radioterapia che usa fasci energetici di protoni, neutroni o ioni carichi positivamente nel trattamento del cancro.
Sono passati 10 anni dalla sua realizzazione, ma l'istituto ha finalmente raggiunto – dopo anni di test – il suo primo obiettivo. ''La struttura - ha spiegato il Roberto Orecchia, direttore scientifico del Centro - vuole diventare un centro dove saranno inviati casi particolari''.
Il centro è stato ideato dal fisico Ugo Amaldi e voluto da Umberto Veronesi, inaugurato a febbraio 2010 e si prevede entri a pieno regime nel 2013. In quel momento, secondo chi lo ha pensato, potrà fornire prestazioni di adroterapia a carattere ambulatoriale, rimborsate dal Servizio sanitario nazionale, 5 giorni alla settimana per 13 ore al giorno. Ad oggi l'unico altro centro che effettua trattamenti di terapia con i protoni si trova a Catania, nei laboratori Catana dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ma si occupa esclusivamente di patologie oculari.
 
Ma come funziona la terapia adronica? Appunto attraverso un acceleratore di particelle. In particolare si tratta di un sincrotrone, un apparecchio a struttura circolare – come una specie di ciambella cava – in cui vengono fatti passare i protoni o gli ioni di carbonio usati per la terapia. All’interno di esso queste particelle viaggiano in una fase iniziale più “lentamente” (un decimo della velocità della luce), mantenute in traiettoria da un campo magnetico. Man mano vengono poi accelerate tramite un campo elettrico, fino a compiere un milione di giri in mezzo secondo. A questo punto le particelle possono essere “sparate” verso il bersaglio, ovvero il tumore, con una precisione sub-millimetrica.
L'adroterapia colpisce dunque il tumore in modo 'intelligente', poiché mirata e potenzialmente senza effetti collaterali. Per questo motivo può essere utilizzata nella cura di diverse neoplasie, come ad esempio sarcomi, tumori pediatrici e al polmone, tumori al pancreas, oculari, alle ghiandole salivari, al cervello, al midollo spinale e per alcune forme di cancro della testa e della zona pelvica. In generale in tutti i casi in cui i tumori sono difficili da raggiungere con la chirurgia oppure resistenti alle cure tradizionali. Anche se questa terapia comunque non sostituisce la radioterapia convenzionale, come aveva già precisato Orecchia in occasione dell’inaugurazione del Centro. “Si tratta di un’arma in più a disposizione di medici e pazienti", aveva commentato in quel caso. Un’arma che non può fare a meno di ricordare i film di fantascienza, nella speranza che sia almeno tanto efficace quanto affascinante.

Laura Berardi

22 novembre 2011
© Riproduzione riservata

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