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Trapianto polmone. Esami di imaging utili per evidenziare rigetto


Un esame strumentale di imaging,l’endomicroscopia laser confocale, consente di identificare i pazienti che hanno subito un trapianto polmonare e che sono a maggior rischio di rigetto. L’evidenza emerge da uno studio preliminare condotto negli USA.

04 LUG - (Reuters Health) – L’endomicroscopia laser confocale con sonda (pCLE) potrebbe aiutare a identificare il rigetto cellulare acuto (ACR) nei trapianti di polmone da donatore esterno. È quanto ha evidenziato uno studio preliminare guidato da Cesar Keller, della Mayo Clinic di Jacksonville, in Florida. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Transplantation.
 
Lo studio
. I ricercatori americani hanno analizzato 29 video da 24 trapiantati di polmone che si erano sottoposti a broncoscopia entro un anno dal trapianto per sospetto rigetto. Keller e colleghi hanno quindi confrontato due criteri pCLE, l’abbondanza di cellule alveolari (AAC) e di cellule perivascolari (PVC), con i criteri istopatologici identificati su campioni di biopsia.

I risultati
. La durata media della pCLE è stata di 1,8 minuti, mentre otto biopsie sono state ottenute, in media, attraverso broncoscopia. Due delle 29 pCLE non sarebbero state analizzabili a causa della bassa qualità di immagini mentre otto biopsie avrebbero mostrato evidenza di ACR. L’AAC ha avuto una bassa prestazione diagnostica per l’ACR mentre la PVC si sarebbe mostrata più utile. Ci sarebbero stati, comunque, tre falsi positivi: un paziente con citomegalovirus, un caso di herpes virus presente nel liquido di lavaggio broncoalveolare e un paziente con rigetto anticorpo-mediato con una biopsia negativa per ACR.
 
I commenti. 
“La corrispondenza tra vasi con PVC visti attraverso la pCLE e l’ACR” suggerisce che i criteri PVC potrebbero essere usati come marker di danno nel trapianto, hanno concluso gli autori, sottolineando che “il criterio del PVC ha mostrato un’eccellente sensibilità e, se riproducibile, questo risultato potrebbe consentire una riduzione delle biopsie invasive”.

In ogni caso, si tratta di uno studio “preliminare e con pochi pazienti coinvolti”, come spiega lo stesso Keller. Dunque i prossimi passi saranno “studi con un numero maggiore di pazienti per confermare se queste osservazioni sono riproducibili”, ha sottolineato l’esperto. E in futuro “i progressi tecnologici, come modelli computerizzati di riconoscimento delle immagini, potrebbero aiutare a interpretare l’imaging più rapidamente e facilmente”.
 
Nonostante pCLE abbia “grandi potenzialità e possa essere usata facilmente da medici esperti, quando si osservano le cellule che aderiscono ai vasi sanguigni bisognerebbe vedere singolarmente se si tratta di neutrofili, linfociti o eosinofili, cosa che non è stata fatta nello studio” sottolinea Marie Budev, del Lung Transplantation Program alla Clevaland Clinic.

Fonte: Transplantation

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

04 luglio 2018
© Riproduzione riservata

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