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Esposizione ambientale a rame, arsenico, cadmio e piombo: aumenta il rischio di infarti e ictus

di Maria Rita Montebelli

Tra i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari meno conosciuti ma non per questo meno pericolosi c’è l’inquinamento ambientale da metalli tossici. BMJ di questa settimana pubblica un articolo di revisione e metanalisi degli studi epidemiologici condotti finora, su circa 350 mila persone,  per gettare luce su questo pericolo nascosto.

04 SET - Negli ultimi tempi la questione del’esposizione ambientale a metalli tossici (arsenico, piombo, cadmio, mercurio, rame) sta diventando motivo crescente di preoccupazione, viste le possibili ricadute sulla salute delle persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità e lo IARC (International Agency for Research on Cancer) hanno incluso arsenico e cadmio nel gruppo I delle sostanze cancerogene per l’uomo, mentre l’arsenico è la seconda causa di morte da contaminazione dell’acqua nel mondo.
 
L’esposizione cronica ad elevati livelli di arsenico, cadmio, e altri metalli tossici è risultata associata ad un maggior rischio di cancro della vescica, dei reni, del fegato, dei polmoni e della pelle. E studi recenti suggeriscono anche un possibile ruolo negativo di queste sostanze anche a concentrazioni nettamente più basse di quanto ritenuto finora; questo è naturalmente fonte di notevole preoccupazione da più parti nel mondo.
 
Meno noto,ma altrettanto preoccupante è il ruolo dell’esposizione a questi metalli nelle malattie cardiovascolari. Per far luce su questo aspetto emergente, British Medical Journal di questa settimana pubblica un articolo di revisione e di metanalisi sull’argomento. Gli autori si sono focalizzati in particolare su arsenico, piombo, cadmio e mercurio (che l’OMS include nella classificazione delle ’10 sostanze chimiche di maggior preoccupazione per la salute pubblica’), aggiungendo anche il rame che sembra promuovere i processi dell’aterosclerosi attraverso l’ossidazione delle LDL.
 
L’analisi ha preso in esame tutti gli studi (37 studi su un totale di 348.259 partecipanti) sulle stime di rischio per malattie cardiovascolari, ictus e infarto comportati dall’esposizione ambientale a piombo, cadmio, mercurio o rame.
Da questa revisione sistematica emerge che, confrontando i gruppi a maggior esposizione, con quelli a più basso livello di esposizione, il rischio relativo di malattie cardiovascolari aumenta del 30% in seguito ad esposizione ambientale all’arsenico e del 43% con l’esposizione al piombo; l’esposizione all’arsenico aumenta dell’23% il rischio di coronaropatia e del 15% quello di ictus; l’esposizione al piombo invece aumenta il rischio di coronaropatia del 85% e quello di ictus del 63%.
 
I rischi relativi di patologie cardiovascolari per esposizione al cadmio e al rame sono rispettivamente del 33% e dell’81%, ma salgono al +29% e +220% per le coronaropatie; sul fronte dell’ictus il rischio aumenta rispettivamente del 72% e del 29%.
 
L’esposizione al mercurio invece, stando ai risultati di questa revisione, non risulta associata ad aumentato rischio cardiovascolare.
 
Gli autori concludono che l’esposizione ad arsenico, cadmio e rame risulta associata ad un aumentato rischio di patologie cardiovascolari e di coronaropatia. Questi risultati ribadiscono dunque l’importanza del’esposizione ambientale ai metalli tossici nelle malattie cardiovascolari. Rischio che ovviamente va a sommarsi a quello comportato dai fattori di rischio tradizionali legati ad un cattivo stile di vita.
 
Maria Rita Montebelli

04 settembre 2018
© Riproduzione riservata

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