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Cancro. Più vicino il vaccino per le forme che attaccano mammella e colon-retto


Pronto il vaccino che attacca la proteina MUC1, presente sul 70% dei tumori letali. Sui topi l’immunizzazione funziona in maniera sorprendente, riducendo le dimensioni del cancro addirittura dell’80%. Ma i ricercatori frenano: “non è detto che funzioni anche sugli uomini”.

15 DIC - “Il vaccino suscita una risposta immunitaria molto forte, che attiva tutte le difese del nostro organismo ed è capace di ridurre la dimensione del tumore dell’80%”. Parola di Geert-Jan Boons, uno dei ricercatori autori di uno studio che apre la strada ad un vaccino per alcuni tipi di cancro, come quelli all’ovaio o al colon-retto, le cui cellule superficiali presentano una particolare composizione. La ricerca, pubblicata su Pnas e condotta da scienziati dell’Università della Georgia e dalla Mayo Clinic in Arizona, hanno creato un farmaco che su modello murino è capace di ridurre drasticamente i tumori.
Nei tessuti attaccati dal cancro, gli zuccheri legati alle proteine che sono più in superficie subiscono un cambiamento che rende le cellule cancerogene diverse da quelle sane. Per decenni, gli scienziati di tutto il mondo hanno tentato di sviluppare farmaci capaci di far riconoscere al sistema immunitario queste cellule modificate, in modo che potessero venire distrutte dall’interno. Tuttavia, poiché queste unità biologiche sono prodotte dal corpo stesso e diventano maligne per un meccanismo che le nostre difese non riescono a riconoscere, l’organismo spesso non riesce ad identificarle come estranee e dunque ad eliminarle.
 
Nella recente ricerca gli scienziati sono tuttavia riusciti a fare un passo in avanti. Il vaccino studiato consiste di tre componenti ed è per questo maggiormente efficace per attivare le difese nel nostro organismo: la prima molecola di cui è formato è un attivatore del sistema immunitario, detto adiuvante; la seconda un componente che innesca la produzione delle cellule che aiutano i linfociti T, rafforzando le difese; la terza una molecola che dirige l’attacco verso una particolare sequenza peptidica, in modo che il bersaglio sia circoscritto a quello scelto dai ricercatori.
In particolare infatti gli scienziati si volevano concentrare su un certo tipo di neoplasie, quelle che presentano sulla superficie delle proteine chiamate MUC1. La sovraespressione di queste molecole è infatti associata a molti tipi di tumore (come cancro al colon, alla mammella, all'ovaio, al polmone e al pancreas), e soprattutto è riscontrabile nel 70% delle neoplasie che portano alla morte. MUC1, inoltre, era il candidato ottimale per lo studio anche perché è sempre legata ad un set di carboidrati a catena breve, che rendono appunto le cellule tumorali diverse da quelle sane, e che poteva facilmente essere scelto come bersaglio dall’ultima delle tre componenti del vaccino.
 
Il farmaco sviluppato, che su modello murino è capace di aumentare l’efficacia del vaccino portandolo a ridurre le dimensioni del tumore addirittura dell’80%, è frutto di un duro lavoro, lungo un decennio. Il team, seppur fiducioso, precisa nello studio che non è detto che se i risultati sono stati positivi sui topi questo voglia dire che lo saranno anche sugli esseri umani. “Siamo però abbastanza ottimisti”, ha spiegato ancora Boons. “Quel minuscolo set di carboidrati è come una piccola firma del tumore, che rende più facile il suo riconoscimento. Questo potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie, che insegnino al nostro sistema immunitario a riconoscere quella firma come innesco – ha concluso il ricercatore – e la speranza è che questo, insieme ad una diagnosi sempre più tempestiva, possa trasformare il cancro in una malattia non più preoccupante”.
 
Laura Berardi

15 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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