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Dislessia. Un bambino su cinque ha solo disturbi comuni


Troppo spesso un bambino con difficoltà d’apprendimento è considerato dislessico. In realtà ha solo disturbi comuni. Lo dice un’indagine condotta nell’ambito del progetto “Ora si!!” secondo cui del 23% degli alunni segnalati con Dsa in realtà solo il 4% è veramente a rischio.

16 DIC - “In Italia 1 bambino su 5 presenta disturbi di apprendimento ma questo non vuol dire che sia dislessico, eppure viene ritenuto tale ed inserito in un percorso di recupero specifico che rischia di causargli danni notevoli, avendo in realtà solo disturbi comuni”. A lanciare l’allarme è l’Istituto di Ortofonologia (Ido) che, oggi in occasione della conferenza stampa su ‘Scuola dell’obbligo e disturbi specifici dell’apprendimento’, di cui abbiamo anticipato alcuni dati nei giorni scorsi,  presenta i risultati del progetto ‘Ora si!’, individuando come nelle scuole materne ed elementari di Roma circa il 23% dei bambini venga erroneamente indicato a rischio di Disturbi specifici di apprendimento (Dsa), ovvero con significative difficoltà nella lettura, scrittura e nel ragionamento matematico. In realtà, in questo 23%, come è emerso dall’indagine, vi sono anche bambini con difficoltà di tipo minore, definibili come secondarie o a basso rendimento scolastico, e non come Dsa. Una precisazione che abbassa la percentuale dei bambini a rischio al 4%.
 
Il progetto ‘Ora si!’, promosso dall’associazione di scuole ‘Una rete per la qualità’ in collaborazione con l’Ido, nasce per dare ai docenti la migliore metodologia di supporto e per arginare il problema legato alla sproporzionata segnalazione dei Dsa, nei diversi momenti dell’iter scolastico (materna, elementari, media e scuola superiore). Infatti, come spiega il direttore dell’Ido, Federico Bianchi di Castelbianco, “segnalare come dislessici bambini che in realtà non lo sono comporta due gravi rischi: sono dirottati su percorsi alternativi come portatori di una disabilità che non hanno, con oneri economici non sostenibili e totalmente inutili, mentre il loro problema non solo non verrà affrontato ma lascerà un vuoto di conoscenze che si ripercuoterà pesantemente sul loro curriculum studiorum”.
 
Nel dettaglio l’esperienza formativa di ‘Ora si!’, svoltasi da settembre 2010 a giugno 2011, ha realizzato un’indagine condotta su 9 scuole elementari (27 classi di prima e 27 classi di seconda) e 6 scuole materne (25 classi dell’ultimo anno), per un totale di 1.175 alunni: 1.025 delle elementari ( 535 di prima e 490 di seconda) e 150 delle materne.
 
Nelle scuole elementari su 1.025 bambini sono risultati a rischio Dsa solo 41 alunni. Un numero di bambini decisamente inferiore rispetto a quello inizialmente emerso e pari a 239 soggetti. Quindi grazie al lavoro svolto nell’ambito del progetto, con la grande collaborazione e competenza degli insegnanti, si è passati da 1 bambino su 5 ad 1 bambino su 25 considerato a rischio. E solo per i 41 piccoli studenti è stata prevista una terapia specifica per problematiche organizzative e di apprendimento, presso una struttura esterna alla scuola. È importante sottolineare, inoltre, che nei 41 alunni vi erano anche 8 cosiddetti ‘anticipatari’, cioè bambini precocemente sottoposti a ‘stimoli scolastici’ in un momento non adeguato della loro evoluzione. Allora, se non volessimo considerare gli anticipatari, da 41 giovani alunni si passerebbe a 33 con Dsa, portando il rapporto da 1 bambino su 5 ad 1 bambino su 31.
 
Lo stesso procedimento è stato adottato nelle scuole materne, dove su 150 bambini 39 hanno meritato un’attenzione particolare. Fortunatamente, però, alla fine dell’anno il numero si è quasi dimezzato: 19 studenti, 1 bambino su 7, hanno presentato difficoltà organizzative, ma determinate anche da componenti emotive e quindi recuperabili con percorsi specifici già individuati dai docenti insieme all’equipe di psicologi Ido.
 
Per il direttore dell’Ido, “il progetto ‘Ora si!’ ha sicuramente consentito agli insegnanti, sempre attenti e partecipi, di individuare con maggiore sicurezza i bambini a rischio Dsa, ma tale competenza deve essere ampliata – precisa Castelbianco – poiché alcune alterazioni nell’area linguistica, visuo-spaziale ed emotiva non venivano considerate in modo adeguato per la loro reale difficoltà. È sufficiente – conclude Castelbianco – ampliare tale competenza per far calare un allarme sociale e far sì che le problematiche scolastiche vengano risolte all’interno della scuola stessa”.
Infatti, secondo le Linee guida del ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, le difficoltà che eventualmente emergono dalle attività di identificazione non debbono portare alla segnalazione dei bambini, ma ad un aumento dell’attenzione ed alla proposta di specifiche attività educative e didattiche. Quindi, la finalità del progetto è stata quella di promuovere l’apprendimento delle competenze di base per gli alunni con Dsa, coinvolgendo in azioni dirette studenti e insegnanti e in azioni indirette solo i docenti, attraverso consulenze e attività di ricerca e formazione.

16 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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