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Adolescenti: bastano un paio di esperienze con la marijuana per alterare processi del cervello

di Linda Carroll

Lo sostiene uno studio australiano condotto su 46 ragazzi di 14 anni comparati con altrettanti che non hanno mai fatto uso della sostanza. I ricercatori hanno individuato significative differenze tra i due gruppi, a loro avviso dovute all’uso, seppur modesto, di marijuana

16 GEN - (Reuters Health) – Gli adolescenti che fanno uso di marijuana, anche solo una o due volte, possono subire alterazioni cerebrali. Lo rivela uno studio condotto da ricercatori australiani dell’Università di Melbourne, che hanno evidenziato chiare differenze nelle scnsioni cerebrali di adolescenti che avevano provato la cannabis un paio di volte.
 
“Abbiamo raccolto evidenze circa il fatto che anche piccole quantità di cannabis in giovane età potrebbero avere un impatto sul cervello – sottolinea l’autrice principale dello studio, Catherine Orr, docente presso la Swinburne University of Technology di Melbourne – La ricerca sugli animali per studiare gli effetti della cannabis sul cervello ha mostrato effetti a livelli molto bassi della sostanza, quindi abbiamo motivo di credere che i cambiamenti cerebrali potrebbero verificarsi anche nelle prime fasi del consumo di cannabis. Io stessa sono stata sorpresa dalla portata degli effetti”.
 
Lo studio
Orr e i suoi colleghi hanno osservato aumenti diffusi nel volume di materia grigia nelle regioni del cervello che sono ricche di recettori cannabinoidi.
Per dare un’occhiata più da vicino all’impatto del consumo di marijuana nello sviluppo del cervello, il team di Orr ha analizzato le scansioni del cervello raccolte come parte del più ampio studio Imagen, che è stato progettato per esaminare lo sviluppo del cervello degli adolescenti.
 
I ricercatori hanno analizzato le immagini di 46 ragazzi di 14 anni che hanno affermato di aver usato marijuana una o due volte, oltre a immagini di 46 adolescenti che non hanno mai fatto uso della sostanza abbinati in base a caratteristiche com età, sesso, stato puberale, Qi, stato socioeconomico e uso di alcol e tabacco.
 
I ricercatori hanno individuato chiare differenze tra i due gruppi, a loro avviso dovute al basso uso di marijuana. Differenze che, comunque, potevano essere attribuite anche a fattori preesistenti.
 
Per indagare questo aspetto, i ricercatori hanno analizzato le scansioni di un terzo gruppo di adolescenti che non aveva provato la marijuana prima di essere sottoposto a scansione del cervello a 14 anni. A 16 anni, 69 di questi ragazzi hanno affermato di aver usato marijuana almeno 10 volte. Ma le loro scansioni cerebrali a 14 anni non erano diverse da quelle di altri bambini che non avevano poi assunto la cannabis.
Il che significa che non c’era alcuna differenza congenita nel cervello per predire chi sarebbe diventato successivamente un consumatore di questa sostanza.
 
Le implicazioni legate ai cambiamenti cerebrali rilevati dai ricercatori possono essere anche gravi: “Nel nostro campione di consumatori di cannabis, i maggiori volumi nelle parti del cervello sono stati associati, due anni dopo, a riduzioni del ragionamento psicomotorio accelerato e percettivo e a un aumento dei livelli di ansia due anni dopo”, aggiunge Orr.
 
“Il maggiore volume di materia grigia nelle regioni del cervello ricche di recettori dei cannabinoidi può essere correlato a un normale processo chiamato “sfrondatura”, che può degenerare quando i ragazzi usano la marijuana,” spiega ancora Orr. Mentre i cervelli si sviluppano, i neuroni non necessari o difettosi vengono eliminati. Quando il sistema non funziona correttamente, quelle cellule restano sul posto.
 
Fonte: J Neurosci 2019
 
Linda Carroll
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

16 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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