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Pillola anticoncezionale. Nella Ue solo il 2% delle donne sa come agisce


A poco più di cinquant’anni dalla sua entrata in scena si rincorrono dubbi e “falsi miti”. Soprattutto le donne europee si rivelano ancora ignoranti sui metodi anticoncezionali. Ma per gli esperti riuniti oggi a Berlino, i vantaggi complessivi sulla salute e sulla qualità di vita superano i possibili rischi.

27 GEN - Ha più di mezzo secolo, ma non lo dimostra. Anche perché di restyling ne ha subiti non pochi. E nonostante questo promette ancora nuove evoluzioni: formulazioni innovative sono allo studio dei ricercatori. Simbolo del cambiamento della vita sessuale delle donne, la pillola anticoncezionale è assunta da circa 2 milioni e mezzo di italiane, 100 milioni di donne nel mondo. Ma non smette di far discutere: studi sugli effetti del farmaco anticoncezionale si rincorrono sulle pagine delle più autorevoli riviste scientifiche magnificando effetti benefici oppure adombrando pesanti rischi per la salute delle donne che assumono contraccettivi di terza-quarta generazione.
E così sul farmaco anticoncezionale si è detto di tutto di più: che riaccende il desiderio sessuale o che al contrario spegne la libido, che contribuisce alla riduzione della mortalità globale, per tumori e malattie cardiovascolari o che invece, quello di quarta generazione, aumenta il rischio di trombosi venosa e tromboembolismo polmonare.
Insomma un mare magnum di informazioni sul quale fare chiarezza. Anche perché solo il 2% delle donne europee che la utilizzano sa come agisce. E proprio per fare luce su rischi e benefici della pillola è stato organizzato oggi a Berlino un simposio internazionale di approfondimento con esperti.
 
Da una ricerca condotta in Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia e Romania, da poco pubblicata sulla rivista Contraception, è emerso che a prescindere dal livello culturale, la consapevolezza delle utilizzatrici è davvero scarsa. E tre intervistate su 4 vorrebbero ricevere maggiori informazioni. “Questi dati – ha affermato Francesco Primiero dell’Università di Roma La Sapienza, nel corso del meeting internazionale a Berlino – spiegano chiaramente come mai resistano tuttora tanti pregiudizi e luoghi comuni su questo metodo. Il timore più diffuso è che la pillola possa essere dannosa per la salute, mentre numerose evidenze scientifiche indicano l’esatto contrario. In particolare, un recente aggiornamento dei dati relativi alla mortalità tra le oltre 46mila donne seguite per poco meno di 40 anni in un importante studio britannico ha dimostrato come, nel lungo termine, quelle che hanno fatto uso di contraccettivi orali vivano più a lungo. Ma la pillola – ha aggiunto – migliora anche la qualità di vita: le formulazioni più recenti sono state infatti sviluppate per offrire benefici aggiuntivi in termini di benessere, risolvendo alcuni disturbi femminili molto diffusi”. Fra i più frequenti, l’esperto ricorda le mestruazioni abbondanti che provocano anemia, la sintomatologia premestruale e l’acne, in particolare nelle adolescenti in cui può causare pesanti ripercussioni psicologiche e sulla capacità di relazione.
 
Il parere dei comitati della Fda. E anche sui progestinici di ultima generazione, come il drospirenone, al centro delle polemiche recenti sui possibili effetti negativi, Primiero spezza una lancia: “Questi farmaci rispondono meglio a queste esigenze, con un profilo rischi/benefici a favore dei benefici, aspetto condiviso anche dai comitati riuniti dall’Fda a dicembre 2011”. In merito all’eventuale insorgenza di tromboembolia derivante da queste formulazioni, secondo Primerio, "le differenze tra le diverse molecole sono minime in termini di rischio assoluto e del tutto ininfluenti in un’ottica di sanità pubblica: il tromboembolismo venoso è un evento eccezionalmente raro. Le possibilità che si verifichi variano in base a tre fattori: il dosaggio dell'estrogeno, la durata d'uso e il tipo di progestinico. Sono più elevate tanto più alti sono i livelli di estrogeno, ecco perché nelle formulazioni più recenti si è scesi in media a 20 microgrammi contro gli 80 delle pillole di vecchia generazione".
E allora come orientarsi fra l’enorme massa di informazioni e fra i prodotti a disposizione? “L’unica risposta è rivolgersi al proprio ginecologo – spiega Primiero – che conosce la storia della donna, può consigliarla al meglio e ridimensionarne i timori".
 
I numeri della pillola. Secondo i più recenti dati delle Nazioni Unite (rapporto World Contraceptive Use 2011) nel mondo oggi utilizza la pillola in media l’8,8% delle donne, in Europa il 21,4%. Fra i Paesi in cui si usa di più vi sono il Portogallo (58,9%), la Germania (52,6%), l’Algeria (45,9%), il Belgio (44,8%) e la Francia (41,5%). L’Italia, con il 14,2% (16,2% è il dato relativo all’utilizzo della contraccezione ormonale), è ferma agli stessi livelli di Tunisia (14,5%), Botswana (14,3%) e Iraq (14,6%). Negli Stati Uniti la media è del 16,3%: si tratta di uno dei Paesi sviluppati con il più alto numero di gravidanze nelle teenager (400.000 nel 2009). Un recente rapporto del Centers for Disease Control and Preventionha rilevato che il 50,1% delle ragazze dai 15 ai 19 anni che hanno avuto una gravidanza indesiderata negli USA non utilizzava contraccettivi.
 
La ricerca prosegue.“Nell’immediato futuro la ricerca si concentrerà non solo su molecole innovative ma anche sulle migliori combinazioni e sul periodo di somministrazione – afferma Andreas Fibig CEO di Bayer –. Per ridurre il più possibile le fluttuazioni ormonali recentemente sono state introdotte formulazioni a 24 giorni (più 4 compresse placebo) o a 26 (più 2 placebo) ma la nuova frontiera sarà l’assunzione continua con un regime flessibile, che permetterà alla donna di gestire il timing della “pseudo-mestruazione”.
 

27 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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