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Chirurgia vertebrale sicura per i pazienti oncologici


Una revisione degli studi, condotta da un gruppo di ricercatori danesi, ha stabilito un ampio margine di sicurezza per la chirurgia vertebrale nei pazienti oncologici. Sia la vertebroplastica percutanea, sia la cifoplastica, hanno ottenuto buoni risultati in termini di riduzione del dolore

13 MAR - (Reuters Health) – La vertebroplastica percutanea e la cifoplastica sono sicure ed efficaci per il trattamento delle fratture da compressione vertebrale nei pazienti oncologici. È quanto emerge da una nuova revisione sistematica pubblicata da Spine. Le due procedure sono usate per trattare le fratture da compressione vertebrale in pazienti con metastasi spinali, ma sono state sollevate preoccupazioni sul fatto che il cemento osseo utilizzato per l’aumento vertebrale, il polimetilmetacrilato, possa produrre reazioni esotermiche dannose per i nervi.
 
Lo studio
Simon Thorbjoern Soerensen e colleghi, dell’ospedale di Middelfart in Danimarca, hanno esaminato due studi randomizzati controllati, 16 studi prospettici, 44 studi retrospettivi e 25 case series comprendenti un totale di 3.426 pazienti, 2.091 dei quali sono stati trattati con vertebroplastica percutanea e 1.335 con cifoplastica. Gli autori hanno trovato che il dolore misurato dalla Visual Analog Scale è migliorato da 7,48 a 3 con vertebroplastica percutanea e da 7,05 a 2,96 con cifoplastica.

I punteggi dell’ Oswestry Disability Index sono diminuiti da 74,68 a 17,73 con vertebroplastica percutanea  e da 66,02 a 34,73 con cifoplastica. Quelli della Karnofsky Performance Scale sono aumentati da 66,99 a 80,28, indipendentemente dal tipo di chirurgia. La perdita di cemento si è verificata nel 37,9% dei pazienti che hanno ricevuto vertebroplastica percutanea e nel 13,6% di quelli trattati con cifoplastica. 43 pazienti hanno sviluppato complicanze correlate alla procedura.

I commenti
“I dati indicano un tasso di dispersione di cemento sostanzialmente inferiore quando si esegue il Kp rispetto al Pvp – scrivono Soerensen e il suo team – Questa differenza potrebbe essere parzialmente dovuta a una diversa configurazione del tumore e nella distruzione del corpo vertebrale piuttosto che alla sola tecnica. Tuttavia, questo risultato potrebbe non essere clinicamente importante, considerando la bassa incidenza di complicanze sintomatiche”.

“I risultati del trattamento con Pvp e Kp sembrano essere simili – concludono – La scelta della procedura dovrebbe rimanere una questione di preferenza chirurgica, tradizione istituzionale ed eventualmente necessità di ripristino dell’altezza vertebrale. Per controllare i fattori confondenti e il rischio di bias, dovrebbero essere eseguiti trial randomizzati controllati in cieco”.

Fonte: Spine J 2019

Reuters Staff
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

13 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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