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Spesa sanitaria territoriale. Farmindustria contesta determinazione Aifa su ripiano


Per l’associazione che riunisce le imprese del farmaco “permangono forti incertezze relativamente ai dati che hanno determinato"  lo sfondamento e la relativa quota (17 mln) richiesta alle imprese per ripianare lo sfondamento. Chiesto all'Aifa il "rapido riesame della richiesta".

13 FEB - Farmindustria contesta la richiesta di pagamento del pay back per lo sfondamento del tetto di spesa farmaceutica territoriale del 2010 che l’Agenzia Italiana del Farmaco ha inviato in questi giorni. A partire dal fatto che la richiesta “comprende impropriamente anche la quota pagata volontariamente dai cittadini per scegliere il farmaco di marca”, osserva Farmindustria, secondo il quale il ripiano, pesa per 17 milioni di euro sulle imprese, “premia proprio le regioni ‘non virtuose’”.

Per Farmindustria si tratta di “una richiesta sconcertante, perché inviata con oltre un anno di ritardo rispetto alla chiusura dei bilanci aziendali e nonostante la Corte dei Conti avesse comunicato nel Rendiconto Generale dello Stato, a fine giugno 2011, il rispetto del tetto per il 2010. E sulla quale permangono forti incertezze relativamente ai dati che hanno determinato questo risultato. Fattori di conoscenza assolutamente fondamentali per le singole aziende, che devono essere poste in condizione di verificare l’importo di loro competenza. Aifa chiede poi che le aziende dichiarino formalmente la loro totale adesione, senza avere tutti gli elementi a disposizione. E ciò è inaccettabile”.

Questo onere inoltre, continua l’associazione delle imprese del farmaco, “è fuori tempo massimo, perché non tiene conto neanche delle scadenze normative previste per la verifica sullo sfondamento della spesa (L. 222/2007)”.

Si tratta, continua la nota di Farmindustria, di “un sistema davvero ingestibile per le aziende sia a capitale nazionale sia a capitale estero. L’industria farmaceutica ha infatti bisogno di certezze per pianificare attività che richiedono investimenti ingentissimi e tempi lunghi sia per lo sviluppo di un farmaco, sia per la realizzazione degli impianti di produzione hi-tech. Che cosa dovrebbero fare ora le imprese, anche in termini di bilancio, per ripianare uno sfondamento non previsto, proprio perché non comunicato in tempo utile? Non avendo ovviamente accantonato le risorse necessarie, come spiegheranno ai loro azionisti e alle Case madri che in Italia, dove hanno investito vincendo la competizione con altri Paesi produttori, le regole si cambiano in corsa?”

Per queste ragioni Farmindustria richiede il “rapido riesame della richiesta dell’Aifa. Le aziende potrebbero altrimenti vedersi costrette a ricorrere in sede giurisdizionale a tutela delle proprie ragioni, a cominciare dall’istanza di accesso agli atti. Soprattutto in un momento in cui in Italia si confrontano con ritardi record nei pagamenti dell’Amministrazione pubblica, cresciuti del 30% negli ultimi due anni e con punte a livello regionale sino a 700 giorni, e con dinamiche di acquisto pubblico dei farmaci spesso distorsive del mercato”.

“L’industria farmaceutica – conclude la nota di Farmindustria - è a un bivio in Italia, con segnali preoccupanti di possibile, rapido declino, come testimonia la perdita di migliaia di posti di lavoro negli ultimi anni, e in presenza di ulteriori rischi derivanti dalle misure contenute nel DL liberalizzazioni. Uno scenario che la richiesta di pagamento certamente non migliora e che necessita dell’urgente riavvio del tavolo sulla farmaceutica presso il Ministero dello Sviluppo Economico”.
 

13 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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