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Settimana nazionale Sclerosi Multipla: dalla scoperta dei meccanismi d’azione ai bersagli terapeutici, la ricerca dell’ISS per contrastare la patologia

di Istituto superiore di sanità

La ricerca dell’ISS continuerà a essere finalizzata all’avanzamento delle conoscenze per lo sviluppo di terapie sempre più efficaci e sicure e di marcatori affidabili per la diagnosi e il monitoraggio della malattia. Per conoscere quali sono i bisogni e i desideri delle persone con sclerosi multipla opereremo a stretto contatto con loro e con le loro famiglie, con i “pazienti esperti” e con tutti gli altri portatori di interesse. Obiettivo comune sarà garantire il diritto a una ricerca scientifica rigorosa e innovativa, che consenta una vita di qualità in tutte le fasi della sclerosi multipla

29 MAG - La comprensione dei meccanismi di sviluppo della sclerosi multipla, lo studio di nuovi farmaci più efficaci, la valutazione dell’entità dei danni cerebrali e l’evoluzione della malattia sono l’obiettivo di molta della ricerca condotta dall’Istituto grazie ai finanziamenti del Ministero della Salute, della Commissione europea e anche grazie alla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla.
 
Linfociti B e virus della mononucleosi infettiva: bersagli consolidati e potenziali delle nuove terapie per la sclerosi multipla
I progetti in corso vertono sulle cause e sui meccanismi di malattia, con l’obiettivo di capire perché il sistema immunitario, il cui compito principale è difenderci dalle infezioni e dalla crescita dei tumori, rivolge invece le sue armi contro il sistema nervoso causando la sclerosi multipla.
 
Barbara Serafini e Francesca Aloisi, con i loro collaboratori del Dipartimento di Neuroscienze, hanno svolto studi pionieristici sul ruolo dei linfociti B nella sclerosi multipla dando ulteriore fondamento allo sviluppo di terapie farmacologiche dirette contro questo tipo di cellule immunitarie.
 
Nel 2018 è stato, infatti, approvato un farmaco biologico in grado di ridurre il numero di linfociti B, l’ocrelizumab, molto efficace nelle forme recidivanti di sclerosi multipla e il primo approvato per la forma progressiva della malattia.
 
Sul versante delle cause della malattia le ricerche si sono indirizzate sul virus di Epstein-Barr, un virus molto diffuso che infetta proprio i linfociti B ed è un fattore di rischio consolidato per la sclerosi multipla. La tesi su cui i ricercatori dell’ISS continuano a lavorare, con l’obiettivo di aprire nuove strade per la prevenzione e il trattamento della patologia, è che il virus di Epstein-Barr sia il principale bersaglio e attivatore della risposta immunitaria che colpisce il sistema nervoso centrale nella sclerosi multipla.
 
Lo studio dell’interferone beta per comprendere e trattare la malattia
L’utilizzo dell’Interferone beta come farmaco di prima linea per il trattamento della forma recidivante della sclerosi multipla ha suggerito la possibilità che la risposta immunitaria diretta contro gli agenti infettivi rappresenti uno dei meccanismi coinvolti nell’insorgenza della malattia. Gli interferoni, infatti, sono molecole normalmente rilasciate in risposta alle infezioni, soprattutto di origine virale.
 
In linea con questa ipotesi Martina Severa ed Eliana Coccia, con i loro collaboratori del Dipartimento di Malattie Infettive, hanno portato alla luce numerose alterazioni nell’espressione di geni coinvolti nelle risposte antivirali, in particolare nei linfociti B, e nei processi intracellulari regolati dagli interferoni, che potrebbero rappresentare nuovi potenziali bersagli per la terapia.
 
Tra i meccanismi che appaiono alterati nei linfociti B delle persone con sclerosi multipla sono stati inoltre identificati quelli che regolano il metabolismo cellulare, ovvero l’insieme di reazioni che permettono di generare e utilizzare l’energia all’interno delle cellule, influenzandone la sopravvivenza e le funzioni. L’interesse per questo tipo di ricerca nasce dall’evidenza che un eccesso di energia può contribuire ad alimentare il processo infiammatorio, che è il tratto caratteristico della sclerosi multipla.
 
Insieme ai pazienti per scoprire nuovi farmaci neuroprotettivi
La mielina, la guaina che facilita la conduzione nervosa ed è danneggiata nella malattia, è un altro dei bersagli terapeutici importanti su cui si sta lavorando per contrastare la sclerosi multipla. L’obiettivo è identificare le strategie più idonee a ricostruire la mielina e a proteggere i neuroni, la cui perdita è la causa principale della progressione dei deficit neurologici.
Il gruppo coordinato da Cristina Agresti del Dipartimento di Neuroscienze sta lavorando per identificare nuove molecole capaci di stimolare la produzione di mielina e per comprendere i meccanismi che sono alla base della loro attività.
 
La ricerca sulla mielina in ISS si coordina con le attività di un consorzio internazionale di ricercatori, Progressive MS Alliance, finanziato dalle Associazioni di persone con sclerosi multipla in Europa, Canada, Stati Uniti e Australia, con l’obiettivo di accelerare la scoperta di farmaci neuroprotettivi. In questo ambito, i ricercatori dell’ISS stanno valutando in modelli sperimentali l’attività pro-mielinizzante di numerosi composti, molti dei quali già approvati per uso umano, quale primo passo verso l’identificazione delle molecole più attive e idonee per il trattamento delle persone con sclerosi multipla.
 
La ricerca dell’ISS continuerà a essere finalizzata all’avanzamento delle conoscenze per lo sviluppo di terapie sempre più efficaci e sicure e di marcatori affidabili per la diagnosi e il monitoraggio della malattia. Per conoscere quali sono i bisogni e i desideri delle persone con sclerosi multipla opereremo a stretto contatto con loro e con le loro famiglie, con i “pazienti esperti” e con tutti gli altri portatori di interesse. Obiettivo comune sarà garantire il diritto a una ricerca scientifica rigorosa e innovativa, che consenta una vita di qualità in tutte le fasi della sclerosi multipla.
 
Istituto superiore di sanità

29 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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