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Tumori. Nessun maggiore rischio di anomalie genetiche per i figli di genitori malati di cancro 


Buone notizie per chi è stato trattato con radio o chemioterapia e vuole un figlio. Uno studio americano dimostra che non c'è differenza nel rischio di difetti genetici rispetto ai figli di genitori non trattati. Tirelli (Ist. Tumori Aviano): “Risultato importante su problema molto sentito da pazienti”.

19 FEB - Il timore di avere figli con difetti genetici alla nascita o durante l’adolescenza affligge le coppie che hanno vissuto un’esperienza di cancro. Oggi, però, uno studio americano, il Childhood Cancer Survivor Study, condotto su 20.000 pazienti diagnosticati tra il 1970 e il 1986 ha analizzato i dati dei bambini nati da 2.755 uomini e donne trattati per tumori, arriva a rassicurare tutti gli ex pazienti di cancro che vogliono un figlio.

È emerso infatti che i difetti genetici alla nascita si sviluppavano nel 3% dei bambini le cui madri avevano ricevuto radioterapia o chemioterapia con agenti alchilanti, cioè molto cancerogeni, rispetto al 3,55 dei difetti genetici in quei bambini le cui madri non avevano ricevuto alcun trattamento antitumorale. Nei bambini, invece, i cui padri erano stati trattati precedentemente alla loro nascita con radio o chemioterapia con agenti alchilanti, la prevalenza di difetti genetici dalla nascita era dell’1,9% rispetto all’1,7 % nei bambini i cui padri non avevano ricevuto i trattamenti antitumorali. In altre parole, non si è evidenziata una differenza significativa e comunque queste percentuali sono simili a quelle che si riscontrano nella popolazione generale, quella cioè senza tumori.

“Questo studio è molto importante – ha commentato Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell’Istituto Tumori di Aviano - perché fornisce un’evidenza molto forte che i bambini che nascono da pazienti trattati per i loro tumori non sono a rischio aumentato di anomalie congenite causate dall’esposizione dei loro genitori a trattamenti potenzialmente mutageni. Un ridultato significativo perché consente di dare i giusti consigli ai guariti di cancro che vogliono pianificare una famiglia. Questo – aggiunge Tirelli - è un problema molto sentito, in quanto è aumentato di molto il numero di adulti guariti da tumori contratti in giovane età, che possono essere rassicurati dell’assenza di rischio per i loro eventuali figli in relazione ai trattamenti radianti e chemioterapici ricevuti”.
 

19 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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