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Vaccinazione antinfluenzale. In Sicilia coperture in aumento


Ma anche una decisa azione istituzionale per raggiungere gli obiettivi entro la fine della legislatura. Tra le armi che istituzioni e medici hanno condiviso di dover implementare, in primis il ruolo dei medici di medicina generale ma anche tutti i presidi, tra cui le farmacie territoriali, più vicine ai cittadini

01 LUG - Dal 53% ad oltre il 56% di copertura vaccinale antinfluenzale. Con tre punti percentuali recuperati solo nell’ultimo anno, la Regione Siciliana ha deciso di affilare le armi di questo fondamentale presidio di prevenzione primaria per arrivare, entro la fine della legislatura corrente (quindi entro i prossimi tre anni) a raggiungere almeno la quota del 75% indicata come minimale dal Piano nazionale di Prevenzione vaccinale.

L’ambizioso obiettivo è stato condiviso e, per certi versi, ratificato nel corso dell’incontro sul tema organizzato a Palermo da Quotidiano Sanità nell’ambito del più ampio progetto di approfondimento sul territorio “Alleati contro l’influenza: coperture vaccinali e organizzazione regionale” realizzato con il contributo di Sanofi Pasteur.

Riuniti attorno al tavolo di confronto i principali interlocutori decisionali della sanità siciliana tra cui Ruggero Razza, Assessore regionale della Salute Sicilia, Maria Letizia Diliberti, Dirigente Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali, Mario Palermo, Dirigente Responsabile Servizio Igiene Pubblica della Regione Siciliana,Daniela Faraoni, Direttore Generale Asp Palermo, Fabio Damiani, Direttore Generale Asp Trapani, Alessandro Caltagirone, Direttore Generale Asp Caltanisetta, Emanuele Cassarà, Direttore sanitario Asp Enna, Gioacchino Nicolosi, Presidente Federfarma Sicilia, Rosalba Muratori, Presidente Regionale Fismu Sicilia, Antonio Leonardi, Direttore Dipartimento Prevenzione Asp Ct, Gaspare Canzoneri, Responsabile Vaccinazioni Asp Trapani e Claudio Costantino, Ricercatore Dipartimento di Scienze per la Promozione della Salute e Materno Infantile, Unipa.

Tra le armi che i protagonisti hanno condiviso di dover implementare, in primis il ruolo dei medici di medicina generale ma anche tutti i presidi, tra cui le farmacie territoriali, più vicine ai cittadini. L’importanza del ruolo del medico di famiglia è quasi scontata ma in realtà, se la sua azione rimane isolata e, per certi versi, demandata alla volontà del singolo professionista, la risalita verso le percentuali di copertura indicate dalla programmazione sanitaria sarà inevitabilmente molto lenta quando non difficoltosa. Da qui la necessità, rimarcata anche dallo stesso Assessore Razza, di coinvolgere i Mmg in maniera più strutturata ma anche con più potenti sinergie da promuovere sul territorio con tutto il corpus dei professionisti della salute. Peraltro il raggiungimento pieno dei Lea, e le vaccinazioni ne costituiscono una parte importante, ha anche un valore economico in termini di assegnazione di risorse del riparto e che, per la Regione Siciliana, potrebbe arrivare ad oltre 145 milioni di Euro contro gli attuali 60/65.

Ma come dovrebbe concretizzarsi questo maggior coinvolgimento della medicina generale, delle farmacie territoriali e di ciascun singolo operatore sanitario (ambito quest’ultimo in cui la vaccinazione antinfluenzale ha coperture risibili)? Molte le proposte sul campo e tutte abbastanza percorribili, vista la corale condivisione di principio: formazione obbligatoria sul tema (in primis per Mmg e Specialisti), incentivi solo al raggiungimento di determinate coperture (ma anche disincentivi per chi registra troppi ricoveri per malattie evitabili con le vaccinazioni tra i propri assistiti…), implementazioni degli ambulatori vaccinali in tutte le Asp come nei singoli ospedali affinché la vaccinazione sia sempre più vicina agli operatori sanitari oltre che ai cittadini, ipotizzare l’obbligo vaccinale nei contratti e/o nelle convenzioni con i professionisti e, financo ipotizzare sistemi di incentivazione che non siano suddivisi per singola azione di prevenzione (vaccinazioni o screening per esempio) ma che afferiscano a tutta l’attività d’iniziativa che la medicina di famiglia, insieme alle Aziende territoriali, può attivare sul territorio.

Se il meccanismo dell’incentivazione venisse inserito in un unico provvedimento organico che tenesse conto degli accessi nei pronto soccorsi, dell’adesione alle campagne di screening, dell’adesione alle campagne vaccinali, con un unico metro di valutazione, probabilmente il sistema sanitario guadagnerebbe anche valore economico oltre che in salute dei cittadini. Se poi questa azione venisse integrata dalla collaborazione a cascata di tutti i protagonisti del settore sanitario, dal farmacista, allo specialista accreditato, al laboratorio di analisi, il valore economico e di salute sarebbe ancora maggiore. Perché insistere sul valore economico? Perché dentro quel valore economico, come ha sottolineato l’Assessore, c’è una quota importante di accesso al fondo sanitario da reinvestire sul territorio e sui servizi. Tutto questo potrebbe anche essere oggetto di sperimentazione ed è del tutto probabile che in una o più delle Aziende sanitarie intervenute all’incontro, venisse avviato un percorso del genere.

A far da cornice a tutte le ipotesi progettuali delineate devono però esserci due elementi strutturali fondamentali: la comunicazione (più incisiva, più estesa, che coinvolga tutti gli attori nel medesimo momento e che sfrutti tutte le potenzialità anche del digitale) e la programmazione dei servizi e, in particolare, dei fabbisogni. Scoprire troppo tardi che si necessita di un maggior numero di vaccini può far incorrere nel rischio di ritardi. Viceversa, avere anche cognizione, da un lato dei tempi di produzione dei prodotti e dall’altro dei tempi di programmazione e ordine nel resto del Paese, potrà allineare la regione siciliana a tempistiche di approvvigionamento che non farebbero correre alcun rischio di trovarsi sprovvisti a campagna vaccinale in corso.

01 luglio 2019
© Riproduzione riservata

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