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Hiv. Dalla California nuovi indizi su come il virus attacca il sistema immunitario


Nelle scimmie l’infezione sembra sabotare il delicato equilibrio tra i linfociti T che attaccano il virus e le cellule Treg che sopprimono il sistema di difese dell’organismo, aumentando il numero di queste ultime. un meccanismo che potrebbe essere usato come bersaglio terapeutico.

24 FEB - Alcune scimmie infettate con un virus simile a quello dell’Hiv possono aumentare la produzione di un particolare tipo di linfociti T, tra le cellule più comuni del sistema immunitario, che indebolisce la risposta dell’organismo all’infezione. La scoperta, fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università della California di Davis, potrebbe dunque spiegare come l’Hiv riesca a evitare le difese del corpo. Lo studio che ne parla è stato pubblicato sulla rivista Aids.
 
Si tratterebbe delle cellule Treg(dall’inglese regulatory T cells), una particolare sottopopolazione dei linfociti T che sopprime l’attivazione del sistema immunitario e che in un corpo sano mantiene la risposta immunologica a livelli controllati.I ricercatori per ora non sanno se il virus nelle scimmie causi direttamente l’aumento di queste unità biologiche, ma in ogni caso gli scienziati hanno osservato che riducendo la presenza delle cellule, la resistenza al virus veniva aumentata. Se si dovesse riconoscere lo stesso processo anche negli esseri umani affetti dal virus, potrebbero dunque venire sviluppati dei farmaci o delle terapie specifiche, capaci di rallentare la produzione delle cellule Treg e di aprire la strada al resto del sistema immunitario.
 
Per studiare il fenomeno i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione sulle cellule dendritiche,una particolare classe di unità biologiche del sistema immunitario che interagisce con i linfociti T per avviare il processo di risposta alle infezioni. Questa interazione avviene nei linfonodi dell’apparato linfatico. Sono proprio le cellule dendritiche a promuovere anche la produzione dei linfociti Treg per equilibrare tutto il sistema di difese.
Queste unità biologiche sono però presenti in alta concentrazione nella mucosa intestinale, che è uno dei primi siti di infezione e trasmissione dell’Hiv. “Questa parte dell’intestino contiene dunque molti linfociti T, che diventano il primo bersaglio del virus”, ha spiegato Barbara Shaklett, che ha lavorato allo studio. “Per questo dobbiamo capire come lì l’organismo reagisca al virus. Le cellule Treg di solito aumentano di numero quando la reazione del sistema immunitario sembra essere troppo aggressiva, se sono in grande numero, infatti, la risposta delle difese si riduce”, ha continuato. “Ma nelle infezioni persistenti, quando c’è bisogno di una reazione molto potente dell’organismo, il loro numero dovrebbe diminuire, in modo che il virus possa essere combattuto. Invece, quello che osserviamo con l’Hiv è il contrario: le Treg aumentano e remano contro le nostre difese”.
 
Secondo gli scienziati potrebbe essere proprio lo stesso virus dell’immunodeficienza a sabotare il meccanismo di controllo, promuovendo la produzione di questo particolare tipo di linfociti come se non ci fosse più bisogno della risposta immunitaria. “Se questo dovesse essere confermato potremmo però sintetizzare dei farmaci che riducano le cellule Treg”, ha concluso Shaklett. “E che dunque riescano a combattere, anche solo parzialmente, l’infezione da Hiv”.
 
Laura Berardi

24 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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