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Sonno. Parametro trascurato nel colloquio con il medico

di Scott Baltic

Il rapporto del paziente con il sonno è ancora poco indagato dai medici. Nella maggior parte dei casi, perché il medico non pone domande specifiche su questo tema. Dal1995 a oggi, secondo un’indagine condotta negli USA, i tassi di conversazione sul sonno tra medico e paziente non sono praticamente cambiati

13 SET - (Reuters Health) – Solo un cittadino su 3, negli USA, parla con il proprio medico, o un altro professionista sanitario, dei problemi legati al sonno. La ragione? Il medico non pone la domanda. È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del College of Nursing presso la SUNY Upstate Medical University di Syracuse, New York.
 
“Un sonno insufficiente può causare diversi problemi di salute”, sottolinea l’autrice principale dello studio, Karen J. Klingman “Problemi di tutti i tipi, dall’incapacità di concentrarsi, che può condurre a incidenti sul lavoro o mentre si è alla guida, a patologie come obesità, diabete, cardiopatie, depressione e pensieri “.

Lo studio, pubblicato da Sleep Health, è il primo condotto dopo lo Sleep in America Poll del 1995. E da allora nulla è cambiato. Insieme ai colleghi, Karen J. Klingman ha condotto un’analisi trasversale secondaria dei dati auto-riferiti raccolti durante lo studio Sleep and Healthy Activity, Diet, Environment, and Socialization (SHADES). L’analisi è stata effettuata nell’area metropolitana di Philadelphia – che comprende cinque contee – tra il 2012 e il 2014 e ha coinvolto 998 persone tra i 22 e i 60 anni.

In media, i partecipanti dormivano meno delle sette-nove ore a notte raccomandate e presentavano un punteggio di oltre 10 (“insonnia sottosoglia”) nell’ Insomnia Severity Index; il 27,9% dei partecipanti ha segnalato di prendere farmaci o rimedi per il sonno.
I partecipanti hanno completato diversi questionari su salute, umore, ansia, funzionalità generale, durata del sonno, insonnia, apnea notturna e altri disturbi del sonno, nonché su alimentazione, attività fisica, uso di sostanze, funzione sociale, isolamento sociale e stress occupazionale.

Tre domande specifiche chiedevano se fosse stata mai riferita a un medico o a un altro professionista sanitario la presenza di difficoltà a dormire, se un medico avesse parlato dell’importanza di un ciclo di sonno regolare e se avesse sottolineato l’importanza di dormire un numero sufficiente di ore.
I tassi di conversazione sul sonno medico-paziente oscillavano dal 31% al 38% a seconda della domanda specifica.

In generale questi colloqui presentavano somiglianze per quanto riguarda l’uso di farmaci per dormire, ma i pazienti a più basso reddito e più giovani (età 22-29 anni) avevano minori probabilità di aver parlato del sonno con il medico.
Le donne, le persone con un IBM elevato e quelle gravemente depresse presentavano maggiori probabilità di parlare del sonno con il proprio medico.

Fonte: Sleep Health 2019
 
Scott Baltic
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

13 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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