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Giornata mondiale del cuore. Malattie cardiocerebrovascolari  il big killer: 18 mln di morti l‘anno. In Italia trend in discesa, uomini colpiti il doppio delle donne


Si celebra il prossimo 29 settembre la giornata dedicata al Cuore. Lo slogan di quest’anno è “My hearth. Your hearth”. Nel nostro Paese, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore continua a colpire quasi il doppio degli uomini rispetto alle donne; in particolare, nel 2016, si sono registrati 12 decessi ogni 10.000 abitanti uomini e circa 6 decessi ogni 10.000 abitanti donne. Si conferma un trend in discesa dal 2003, in entrambi i generi, in tutte le classi di età e in tutte le Regioni. INFOGRAFICA

28 SET - La Giornata mondiale del Cuore, che la World Heart Federation celebra il 29 settembre, è dedicata anche quest’anno alla promozione di scelte e stili di vita salutari per l’individuo e per la comunità, come sottolinea lo slogan “My hearth. Your hearth” (“Il mio cuore, il tuo cuore”). La call to action dedicata a tutti è “Diventa un eroe del cuore”, per farlo bastano tre passaggi:
- fai una promessa per il tuo cuore controllando la pressione, smettendo di fumare, mangiando cibo sano e incrementando l’attività fisica
- condividi la tua promessa e fai da esempio per gli altri creando il tuo poster da condividere sui social
- mantieni la promessa.

Le malattie cardiocerebrovascolari
Con quasi 18 milioni di decessi annui, le malattie cardiocerebrovascolari (Mcv) sono la prima causa di morte nel mondo. Anche nel nostro Paese, ad oggi, esse rappresentano la più importante causa di mortalità, morbosità e invalidità, nonostante siano fra le patologie cronico-degenerative quelle che meglio si conoscono in termini di fattori di rischio e per le quali sono disponibili interventi di prevenzione primaria su stili di vita e trattamenti farmacologici. Chi sopravvive a una forma acuta, diventa un malato cronico con notevoli ripercussioni sulla qualità della vita e sui costi economici e sociali che la società deve affrontare; inoltre i fattori di rischio e le malattie cardiovascolari sono fra i maggiori determinanti delle malattie legate all’invecchiamento, producendo disabilità fisica e disturbi della capacità cognitiva.
 
Nel nostro Paese, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore continua a colpire quasi il doppio degli uomini rispetto alle donne; in particolare, nel 2016, si sono registrati 12 decessi ogni 10.000 abitanti uomini e circa 6 decessi ogni 10.000 abitanti donne. Si conferma un trend in discesa dal 2003, in entrambi i generi, in tutte le classi di età e in tutte le Regioni.
 
Abitudini e stili di vita degli italiani
Le Mcv si possono prevenire e contrastare in modo efficace poiché derivano quasi esclusivamente da stili di vita non corretti. È fondamentale quindi aumentarne la consapevolezza e promuovere a livello individuale e comunitario comportamenti e attività che giorno dopo giorno concorrano a migliorare lo stato di salute e a mantenerlo nel tempo. Stili di vita salutari riducono non solo il rischio cardiovascolare ma anche quello di gran parte delle malattie cronico-degenerative.
 
Non è facile avere stime affidabili degli stili di vita, dei fattori di rischio, delle condizioni a rischio e delle malattie cardiovascolari. Per una valutazione completa del loro impatto, è infatti necessario stimare non solo la quota di eventi acuti (sindromi coronariche acute e ictus), ammessi in ospedale o deceduti prima del ricovero, ma anche l’altra quota, altrettanto importante in termini di salute pubblica, composta da coloro che soffrono di una condizione a rischio o di una forma cronica non necessariamente ospedalizzata. Questi ultimi casi sono identificati solo attraverso indagini specifiche. Infine, per capire la salute di una comunità, è necessario stimare i valori medi dei fattori di rischio e gli stili di vita che sono loro collegati (alimentazione, consumo di alcool, attività fisica, fumo) e anche qui sono necessarie indagini ad hoc, in cui i fattori indagati vengano misurati con metodologie e procedure standardizzate oltre che essere autoriferiti dai pazienti.
 
Il lavoro dell’Iss
A partire dal 2018, nell’ambito del Progetto Cuore, l’Istituto superiore di sanità (Iss) sta implementando la nuova Health Examination Survey 2018-19 su campioni casuali di uomini e donne di età compresa tra i 35 e i 74 anni residenti in 10 Regioni al Nord, Centro e Sud del Paese. L’indagine rientra nel programma Guadagnare Salute ed è promossa e finanziata dal ministero della Salute - Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) per le attività correlate al progetto Ccm dal titolo “Monitoraggio del consumo medio giornaliero di sodio nella popolazione italiana”.
 
L’obiettivo dell’indagine è quello di valutare alcune caratteristiche individuali riconosciute come fattori di rischio, gli stili di vita (alimentazione, attività fisica, consumo di vino e altri alcolici, abitudine al fumo di sigaretta), nonché la prevalenza di alcune condizioni a rischio (ipertensione arteriosa, obesità), identificare aree di patologia, e altre condizioni per le quali è necessario intervenire in termini preventivi, diagnostici, terapeutici, assistenziali e studiare gli andamenti temporali in campioni statistici, rappresentativi della popolazione generale.
 
Nell’ambito del Progetto Cuore, l’lss, in collaborazione con l’Associazione Medici cardiologi ospedalieri e la Fondazione per il tuo cuore-Heart Care Foundation, ha già portato a termine due indagini estese a tutto il territorio nazionale per valutare la salute cardiovascolare della popolazione generale adulta in Italia: l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare (Oec) 1998-2002 e Osservatorio epidemiologico cardiovascolare/Health Examination Survey-Oec/Hes 2008-2012 .
 
Alcuni dati dalle indagini Oec 1998-2002, Oec/Hes 2008-12
I dati sull’andamento degli stili di vita tra le indagini Oec 1998-2002 e Oec/Hes 2008-12 hanno evidenziato che tra i 35 e i 74 anni:
- la sedentarietà nel tempo libero è rimasta sostanzialmente stabile per gli uomini (passando dal 34% al 32,3%) e diminuita per le donne (passando dal 46,3% al 41,3%), anche se per queste ultime la situazione è peggiore in quanto la prevalenza di inattività fisica resta superiore al 40%
- sull’abitudine al fumo i dati raccolti indicano che negli uomini vi è stata una sensibile riduzione della prevalenza dei fumatori correnti (dal 32,3% al 23,8%), mentre nelle donne la riduzione osservata è stata molto esigua (dal 22,5% al 20,1%).
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, nella Oec/Hes 2008-12 e nella Hes 2018-19 le informazioni sono state raccolte attraverso un questionario “food frequency” (questionario Epic) arricchito da figure per la definizione delle porzioni: Nell’Oec/Hes 2008-2012 è stato riscontrato che:
- solo il 30% della popolazione della fascia di età adulta consuma giornalmente una quantità di verdura adeguata (pari a 2-3 porzioni al giorno)
- un po’ più del 30% consuma pesce almeno 2 volte a settimana
- solo il 15% consuma dolci secondo le raccomandazioni (non più di 2 volte a settimana)
- va invece meglio il consumo raccomandato di frutta e quello adeguato di formaggi
- sono state inoltre osservate importanti differenze di genere nel consumo adeguato di salumi e insaccati e in quello di alcol
- il 2,7% degli uomini e lo 0,6% delle donne (dato parziale della classe da 0 a 1) non segue nessuna indicazione alimentare corretta
- l’11% degli uomini e il 24 % delle donne presentano un numero di comportamenti alimentari corretti compreso tra 5 e 8.
Infine, i partecipanti alle indagini dell’Oec/Hes 2008-2012 e della Hes 2018-2019 hanno effettuato la raccolta delle urine delle 24 ore così da stimare il consumo medio di sodio e potassio:
- nell’ambito della Oec/Hes 2008-12 il consumo medio giornaliero di sale è risultato di 10,6 grammi negli uomini e di 8,2 grammi nelle donne, valori ben superiori a quelli raccomandati dall’Oms (meno di 5 grammi di sale al giorno).
Il confronto tra l’indagine Oec/Hes 2008-2012 e la Hes 2018-2019 consentirà di valutare se a seguito delle attività di prevenzione realizzate nel Programma Guadagnare Salute a partire dal 2009 ci sia stata una riduzione del consumo di sale nell‘alimentazione degli italiani e, qualora presente, se sia accompagnata a una riduzione media della pressione arteriosa nella popolazione generale adulta).

28 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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