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Quando pensi di bere tè e invece è plastica

di Maria Rita Montebelli

Sarebbero miliardi le particelle di plastica contenute in una tazza di tè fatta con i sacchettini eleganti, a volte di forma piramidale, che mimano la seta. L’allarme arriva da uno studio canadese che ha riscontrato il problema solo con questo tipo di sacchetti. Non è possibile dire se questo comporti un rischio per la salute ma forse, adottando un sano principio di precauzione, sarebbe meglio consumare il tè in altre forme: dalle ‘ordinarie’ bustine di carta, a quello in foglie libere, da intenditori.

03 OTT - E’ una vera e propria tempesta in una tazza di tè quella scatenata dai risultati di un articolo pubblicato della McGill University (Canada)  su Environmental science and Technology. Una singola tazza della bevanda ambrata, ottenuta intingendo un sacchetto di tè, può contenere miliardi di particelle di microplastica. Il pericolo non verrebbe dalle classiche bustine di carta, ma dai ‘sacchettini’ setosi delle formulazioni più chic, tipo quelle a forma di piramide.
 
Nathalie Tufenkji, professoressa di Ingegneria chimica alla Montreal University ha scoperto nel suo laboratorio che quando queste bustine vengono immerse in acqua calda, rilasciano sia microplastica che particelle ancora più piccole (cosiddette ‘nanoplastica’) delle quali – va detto – si ignora l’impatto e gli eventuali rischi per la salute. Le sostanze plastiche in questione sono PET (polietelene tereftalato) e nylon, considerate sicure anche quando messe in contatto con cibi e bevande calde. Ma in una singola tazza di tè ci sono miliardi di queste particelle (gli esperti canadesi hanno contato per la precisione 11,6 miliari di particelle di microplastica e 3,1 miliardi di particelle di nanoplastica). E alcuni studi hanno dimostrato che le particelle (di qualunque natura esse siano) di dimensioni nell’ordine della ‘nano-scala’  possono entrare nelle cellule. Gli autori dello studio ricordano inoltre che una iniziale valutazione di tossicità acuta sugli invertebrati ha dimostrato che l’esposizione alle particelle rilasciate dai sacchetti di tè causa alterazioni dello sviluppo e comportamentali dose-dipendenti.
 
Si tratta di particelle delle dimensioni di un granello di polvere o di polline, per cui nonostante questi numeri altissimi, in una tazza di tè il contenuto totale non arriva a superare 16 microgrammi di plastica. Ma si tratta comunque della concentrazione più elevata trovata finora in un alimento o in una bevanda. Particelle di plastica si trovano anche nell’acqua minerale contenuta nelle bottiglie di plastica, nel miele, nel pollo e nel pesce e addirittura nell’acqua di rubinetto e nella birra. Insomma un po’ dappertutto. Ma nel caso delle bustine di tè si arriva a fare una vera e propria infusione di plastica in questa bevanda.
 
Secondo l’OMS il rischio inerente alle microplastiche contenute nell’acqua da bere è basso, ma la verità è che ancora non si dispone di studi controllati per provare l’effettiva sicurezza di questi contaminanti  o meno.
Adottando un sano principio di precauzione insomma, forse sarebbe meglio limitarsi ad utilizzare  il tè nelle tradizionali bustine di carta, o per gli estimatori, in foglie libere.
 
Maria Rita Montebelli

03 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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