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Coronavirus. Tra ieri e oggi molte voci su possibili nuove terapie. Ma l’Oms raffredda gli entusiasmi

di Camilla de Fazio

Ieri è stata annunciata la notizia di due farmaci efficaci contro il virus cinese, ma l’Oms ha presto smentito: “Solo studi su larga scala possono dare certezza su efficacia e sicurezza. E sviluppare terapie o vaccini contro patogeni di questo tipo di solito richiede anni di lavoro”. Nei giorni scorsi news anche su altri due farmaci, uno già in sperimentazione contro l'ebola e l'altro usato contro la malaria. Ecco il punto dopo due giorni di tam tam mediatico

05 FEB - “Non ci sono, al momento, dei trattamenti efficaci contro il nuovo Coronavirus”. Lo ha affermato Tarik Jasarevic, portavoce dell’Oms, ed è stato ribadito in occasione della conferenza stampa odierna (5 febbraio) dell’Oms a Ginevra sull’epidemia di Coronavirus. Infatti, il processo per sviluppare e testare delle terapie contro nuovi patogeni richiede tempo, anni: “bisogna prima affrontare lunghe sperimentazioni e passare per qualche sconfitta”, ha  aggiunto Jasarevic.
 
L’Oms sta lavorando con i partner internazionali per sviluppare un vaccino ma “il panorama resta incerto”, ha commentato Mike Ryan, direttore esecutivo del programma per le emergenze dell’Oms. Al momento, ha aggiunto, “stiamo lavorando alla condivisione di campioni di virus e alla distribuzioni di protocolli di sperimentazione clinica e su quanto serve in questa fase”.

Di cosa parlano quindi i giornali di tutto il Mondo che hanno diffuso la notizia di nuovi trattamenti per il virus cinese? Si riferiscono essenzialmente a farmaci antivirali, già usati o in corso di sperimentazione per altre patologie, che hanno mostrato un’efficacia nei test di laboratorio condotti esclusivamente sulle cellule.

Tra queste terapie, il remdesivir potrebbe essere promettente. Si tratta di un’analogo dell’adenosina sviluppato da Gilead, il remdesivir,  e attualmente testato in studi clinici per contrastare l’ebola, che, incorporato nell’Rna virale ne blocca la formazione. In una lettera all’editore, pubblicata nella rivista Cell Research, un gruppo di scienziati cinesi, ha riportato i risultati di una ricerca che mostra che il farmaco sia in grado di inibire in modo efficace l’infezione nelle cellule umane coltivate in laboratorio.
 
Ancora più interessante, il farmaco è stato anche testato su un paziente statunitense, il primo caso americano. Un articolo del New England Journal of Medicine riporta il caso: il paziente, di 35 anni, è stato ricoverato il 19 gennaio, dopo 4 giorni di tosse e febbre. Durante il periodo in ospedale ha ricevuto antipiretici e farmaci per la tosse e al giorno 5 ha iniziato un trattamento con vancomicina (un antibiotico) e cefepime (un antibatterico). Al settimo giorno è iniziato il trattamento con remdesivir, somministrato per via intravenosa.
 
Non sono stati riportati effetti collaterali e le condizioni del paziente hanno cominciato a migliorare all’ottavo giorno, al 30 gennaio l’unico sintomo rimasto era la tosse. Questi risultati positivi, che sono comunque insufficienti per parlare di terapia per il nuovo coronavirus, perché sono stati osservati solo su un singolo paziente, hanno spinto Gilead ha lanciare un trial clinico per testare il farmaco su 270 pazienti affetti da 2019-nCoV. La molecola non è approvata dalla Food and Drug Administration (Fda) o da altri enti, tuttavia, ha già superato i test di sicurezza durante l'epidemia di Ebola nel 2014 e 2015, per questo può essere testato immediatamente nei pazienti malati.

Un altro farmaco testato in laboratorio è la clorochina, usato per la prevenzione e il trattamento della malaria. Oltre alla sua attività antivirale, la clorochina ha un'attività immunomodulante, che potrebbe potenziare sinergicamente il suo effetto antivirale in vivo. Il farmaco si distribuisce in tutto il corpo, compresi i polmoni, dopo la somministrazione orale. Anche questa molecola sembra contrastare l’infezione nelle sperimentazioni in vitro, e ha il vantaggio di essere usata in clinica da oltre 70 anni.

Per finire, i due farmaci che hanno fatto notizia negli ultimi giorni, dopo l’annuncio dei media cinesi che un gruppo di ricercatori, guidati dalla scienziata Li Lanjuan aveva identificato dei trattamenti efficaci contro il virus. Anche in questo caso si tratta di dati preliminari, ancora una volta gli esperimenti sono stati condotti esclusivamente sulle cellule e non sui pazienti.
 
I farmaci in questione sono Abidol e Darunavir, un inibitore delle proteasi usato per l’HIV. I ricercatori cinesi che hanno effettuato gli esperimenti hanno anche precisato che un altro trattamento anti-HIV attualmente usato nei pazienti affetti da 2019-nCoV, Kelizhi, non è molto efficace e comporta degli effetti collaterali.  Li Lanjuan ha raccomandato di inserire i due farmaci nel programma del National Health Commission per il trattamento della polmonite causata dal nuovo coronavirus.

Tutte queste molecole dovranno però essere testate in studi clinici sui pazienti e dimostrare la loro efficacia sull’uomo. Al momento la priorità dell’Oms “è limitare la trasmissione del virus da uomo a uomo”, ha spiegato Ryan. È importante inoltre “ridurre i contagi, come quelli per contatto soprattutto in ambienti medico-sanitari, prevenire situazioni che favoriscano contagi molto estesi e naturalmente la diffusione del virus a livello internazionale”. Bisogna anche prevenire “i contagi da animale a uomo”, individuando in particolare “qual è l'animale o gli animali da cui il virus viene trasmesso”.
 
Tutti i Paesi, ha evidenziato il dirigente, “devono individuare e isolare rapidamente i casi sospetti”. L'Oms, ha concluso Ryan, è al lavoro anche per “minimizzare l'impatto sociale ed economico dell’epidemia”.

Camilla de Fazio

05 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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