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Patologie cardiovascolari. Ecco l’algoritmo di cura in tre passi


Scarsa aderenza alle terapie e approccio clinico troppo specialistico sono tra i motivi per cui ancora non si è riusciti a sconfiggere malattie cardiovascolari e incidenti cardiaci, soprattutto nei pazienti diabetici. L'idea di un approccio alla cura su più livelli.

25 MAR - Rischio cardiovascolare: arriva un nuovo approccio basato su un semplice e innovativo algoritmo diagnostico terapeutico disegna il percorso assistenziale che medici, e pazienti, devono seguire per prevenire e gestire le patologie cardiache. La nuova strategia si basa su un’unica idea: l’unione fa la forza. Dopo le terapie in associazione arriva dunque la strategia del ‘tutti per uno’, un modello unico nel suo genere, frutto della sintesi e dell’ottimizzazione delle Linee guida internazionali, messo a punto da un team multidisciplinare in rappresentanza di medici di medicina generale, cardiologi, diabetologi, internisti, nefrologi, farmacologi, farmacisti e associazioni di pazienti e condiviso da molte Società Scientifiche.
L’algoritmo è stato presentato ai Media in occasione di una Conferenza stampa a Roma, da tre rappresentanti del board scientifico che ha  firmato  il  progetto:  Alberto  Corsini,  Professore  ordinario  di  farmacologia  all’Università  di  Milano;  Ezio  Degli Esposti, medico nefrologo di Ravenna e Maria Grazia Modena, Direttore della Cattedra di Cardiologia all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
 
Dal Progetto Cuore (ISS) arrivano numeri e dati,che aiutano a rendersi conto di quanto urgente e necessario fosse questo percorso: in Italia il 10 per cento degli uomini tra i 35 e i 74 anni è diabetico e di questi 7 su 10 non si cura; il 21 per cento degli uomini è ipercolesterolemico e 8 su 10 non seguono nessuna terapia; il 27 per cento degli uomini è iperteso e di questi la metà non fa nulla. Per tutti loro le malattie cardiovascolari e gli incidenti cardiovascolari sono un destino ineluttabile. E le cose non vanno certo meglio tra le donne.
La colpa, secondo gli esperti, è di una scarsa aderenza alle terapie ma anche di un approccio clinico spesso troppo superspecialistico. L’algoritmo vuole cambiare questo scenario, dal paziente sano, al paziente con ipercolesterolemia e ipertensione, fino a quello diabetico: passo dopo passo l’algoritmo in modo semplice e schematico segna il percorso da seguire, fissando obiettivi diagnostici e terapeutici.
I tre passi sono stati messi a punto da un gruppo di lavoro multidisciplinare, costituito da medici di medicina generale, cardiologi, diabetologi, internisti, nefrologi, farmacologi, farmacisti territoriali e rappresentanti delle associazioni di pazienti. I tre livelli sono pensati su misura a seconda del paziente preso in considerazione: il soggetto sano, il soggetto con almeno un fattore di rischio cardiovascolare, il soggetto con diabete mellito. Tre livelli di partenza ai quali corrispondono diverse strategie di intervento, sia come accertamenti diagnostici o interventi terapeutici. A seconda del quadro clinico si ‘entra’ nel percorso da uno di questi livelli.
 
Il soggetto sano.Il primo passo è quello di stabilire se il soggetto segue delle corrette abitudini di vita (quindi non fuma, fa adeguata attività fisica e ha abitudini alimentari corrette) e se ha fattori di rischio cardiovascolari come familiarità, sovrappeso, pressione alta, ecc. A seconda del quadro che si delinea si può già stabilire un primo intervento: a volte basta il consiglio di correggere qualche cattivo comportamento e programmare un controllo in futuro, altre volte occorre passare al secondo step. 
 
Presenza di almeno un fattore di rischio cardiovascolare.Si tratta, quindi, di un soggetto con ipertensione arteriosa, dislipidemia, sindrome metabolica. La prima cosa da fare è quella di eseguire una serie di accertamenti diagnostici indicati nell’algoritmo. Esami che potrebbero richiedere un  approfondimento di II livello, anche questo esplicitato nell’algoritmo. Dagli esami alla terapia: gli interventi terapeutici previsti in questo livello, in assenza di diabete mellito o eventi cardiovascolari, sono mirati al trattamento dell’ipertensione arteriosa e della dislipidemia visto che si tratta di fattori di rischio importanti. Ma se gli esami hanno messo in evidenza la presenza di diabete mellito, allora si sale al terzo livello.
 
Persone con diabete mellito e/o danno d’organo. I pazienti richiedono in questo caso un approccio ancora più mirato: non dimentichiamo che essere diabetico equivale ad essere un soggetto che ha già avuto un evento vascolare, con un rischio maggiore nella donna rispetto all’uomo. Infatti, è necessario sottoporlo ad uno screening delle complicanze del diabete e ad eventuali approfondimenti, ancora una volta tutti esami messi in evidenza nell’algoritmo, mirati a risparmiare interventi diagnostico-terapeutici ripetuti da diversi specialisti, ribadendo un approccio paziente-centrico e un risparmio di risorse.
Così come anche in questo caso alla diagnostica si affiancano indicazioni terapeutiche.
 
Un percorso scientificamente dimostrato,disegnato, corretto, accettato e trasversalmente condiviso da molte Società Scientifiche, che pone il paziente al centro dell’approccio plurispecialistico per riconsegnare un quadro d’insieme che non permette sviste ed errori. “L’idea – spiegano gli ideatori – è anche quella di cercare un vantaggio per i conti in rosso della Sanità: analisi mirate e farmaci appropriati comportano non solo maggiore aderenza alle terapie ma anche risparmi per la collettività”.
L’algoritmo è stato reso possibile grazie al contributo di MSD Italia.
 
 

25 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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