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Ultra-maratoneti: occhio agli sport drink

di Linda Carroll

Uno studio condotto dall’Università di Stanford mette in evidenza come l’assunzione degli sport drink possa rappresentare una concausa nell’insorgenza di iponatriemia negli ultra-maratoneti. Queste bevande sono infatti povere di sodio; la loro assunzione durante le gare diluisce quello presente nel sangue degli atleti

26 FEB - (Reuters Health) – Gli ultra-maratoneti spesso ricorrono agli sport drink per mantenere in equilibrio gli elettroliti. Ma uno studio condotto dalla Stanford University lancia un allarme: questi prodotti, quando le temperature sono elevate, possono contribuire all’insorgenza di iponatriemia, ovvero di una grave carenza di sodio nel sangue.
 
“Sono stati registrati decessi in persone che bevevano grandi quantità di sport drink contenenti elettroliti”, dice il coautore dello studio Grant Lipman, professore di Medicina d’Urgenza presso la Stanford University School of Medicine e direttore di Stanford Wilderness Medicine. “Bisogna ascoltare il corpo e bere solo quando si ha sete”.

Lo studio
Per analizzare l’impatto degli integratori a base di elettroliti sulla salute degli atleti di resistenza, Lipman e colleghi hanno reclutato 266 ultra-maratoneti impegnati nel Racing The Planet, manifestazione che prevede la percorrenza di un totale di 150 miglia in sette giorni in terreni accidentati e in condizioni atmosferiche estreme nei deserti del mondo.

Ogni partecipante allo studio ha corso in una di cinque gare svoltesi nel 2017 in Sud America, Namibia e Mongolia. Prima delle competizioni, Lipman e colleghi hanno chiesto ai volontari quali integratori di elettroliti bevessero e quanto spesso pensassero di assumerli. La stragrande maggioranza degli atleti ha dichiarato di fare uso di bevande per integrare gli elettroliti.

All’inizio di ogni evento i ricercatori hanno raccolto campioni di sangue che sarebbero stati testati successivamente per analizzare i livelli di sodio e hanno pesato gli atleti. Alla fine delle gare, prima che i maratoneti si idratassero o riposassero, gli studiosi hanno ripetuto la misurazione del peso e il prelievo dei campioni.

Quando hanno analizzato i dati, è emerso che 41 dei soggetti presentavano squilibri salini al termine delle gare, 11 avevano troppo poco sodio nel sangue e 30 erano disidratati e presentavano troppo sodio nel sangue.

Le conclusioni
Diversi fattori hanno concorso allo sviluppo dell’iponatriemia negli atleti: le temperature elevate durante la gara, l’aver svolto una preparazione fisica di breve durata, un peso più elevato all’inizio della gara e un tempo superiore di cinque o sei ore rispetto agli altri concorrenti per portare a termine la competizione.

Un altro importante fattore è stato quello dell’idratazione in eccesso. Lipman osserva che una comune bevanda sportiva ha una quantità di sali sei volte minore rispetto ai livelli che si trovano nel sangue di una persona sana. Consumare uno sport drink diluisce i livelli di sali nel sangue.

Fonte: Journal of Clinical Sports Medicine
 
Linda Carroll
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 

26 febbraio 2020
© Riproduzione riservata

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