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Cancro. Avere un figlio dopo la chemio resta un sogno per molte donne. Costa troppo


La crioconservazione degli embrioni o delle cellule uovo è da decenni un’opzione per le donne cui viene diagnosticato un cancro: metà delle donne vorrebbero farlo, ma poi solo il 4% si sottopone alla procedura. I problemi? Il prezzo troppo alto o lo stress cui già sono sottoposte per la cura.

30 MAR - Da tempo ormai è possibile crioconservare cellule uovo o embrioni prima di sottoporsi ad un trattamento di chemioterapia, in modo che una volta sconfitta la malattia si possa decidere di avere una gravidanza. Tuttavia, secondo uno studio dell’Università della California di San Francisco appena pubblicato sulla rivista Cancer, dall’inizio degli anni Novanta sono state solo 1 donna ogni 25 cui è stato diagnosticato un cancro a decidere di congelare il proprio materiale genetico, nonostante almeno la metà di tutte le donne che si sottopongono a chemioterapia dichiarino di voler avere figli a seguito della guarigione.
 
I risultati sono frutto di un’indagine che ha coinvolto più di 1000 donne californianedi età compresa tra i 18 e i 40 anni, che tra il 1993 e il 2007 hanno ricevuto una diagnosi di cancro, dalle neoplasie della mammella alla leucemia. Circa 900 di queste donne si sono sottoposte a sessioni di chemioterapia o radiazioni che avrebbero potuto compromettere la loro fertilità. Tra il 47% e il 63% di queste, a seconda del tipo di cancro diagnosticato, dichiaravano di voler avere figli a seguito del trattamento. In tutto circa il 61% di tutte le partecipanti riportava di aver anche chiesto ai dottori delucidazioni sull’impatto del trattamento nel campo della procreazione. Ma solo circa il 4% di queste nei primi anni Novanta e tra il 6 e l’8 per cento negli anni più recenti hanno poi effettivamente crioconservato cellule uovo o embrioni da riutilizzare successivamente.
“Sono molte quelle che dicono che conservare la fertilità è importante, più di quelle che dichiarano che non vorranno avere figli”, ha spiegato Mitchell Rosen, direttore del Fertility Preservation Center dell’UCSF che ha condotto lo studio. “Anche le donne che hanno già prole, se c’è anche solo una minima possibilità che vorranno ancora procreare, dovrebbero chiedere al loro medico cosa possono fare”. Ed ecco anche perché l’American Society of Clinical Oncology invita i medici ad affrontare questo discorso con le loro pazienti, prima che comincino la terapia: studi precedenti di Rosen, infatti, dimostravano come la qualità della vita delle donne che avevano ricevuto informazioni adeguate sulla crioconservazione prima della chemioterapia fosse più alta delle altre.
 
Il problema, secondo alcuni esperti, è il prezzo che si paga per poter congelare embrioni o cellule uovo, che può variare da 8 mila a 24 mila dollari e che spesso non è coperto dalle assicurazioni sanitarie. O ancora, le donne non vogliono affrontare anche questo problema quando già devono combattere contro la loro malattia. “Naturalmente non tutte le donne hanno interesse a preservare la propria fertilità”, ha commentato Susan Klock, psicologa che segue le donne che si sottopongono a chemioterapia alla Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago. “Alcune si vogliono concentrare solo sulla cura della loro malattia, altre sono troppo stressate anche solo per considerare anche questo problema, altre ancora semplicemente sono felici della loro vita e non vogliono fare figli. Ma quel che è sicuro è che a tutte le altre dovrebbe essere garantito il diritto di diventare madri, se lo vogliono”.
Anche per non vederglielo rimpiangere in seguito, la dottoressa invita sempre le donne a chiedere ai loro medici le opzioni che hanno a disposizione. “Anche per non ritrovarsi poi a dover dire ‘accidenti, avrei proprio dovuto farlo’: il rimpianto è sicuramente una delle emozioni più difficili da trattare”, ha concluso Klock.
 
Laura Berardi

30 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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